“La ‘missio ad gentes‘ è il paradigma di ogni azione pastorale della Chiesa”, spiega papa Francesco. Ieri si è celebrata la 29° Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri. Il 24 marzo 1980, mentre celebrava messa, venne ucciso San Oscar Arnulfo Romero. Arcivescovo di San Salvador e “protettore delle Americhe”. Da quasi trent’anni questa tragica data è stata consacrata al ricordo di chi segue Cristo fino al calvario. Come il camilliano fratel Leonardo Grasso per il quale si è svolta ieri nella diocesi di Acireale una veglia di preghiera. Il suo confratello ed amico, fratel Carlo Mangione lo definisce “esempio di santità nascosta culminata con il dono completo di sé”. Tra i 20 missionari martiri la Chiesa italiana ha commemorato la figura del religioso camilliano ucciso mentre si occupava dei poveri e degli ultimi.
Missio
Interris.it ha intervistato don Giuseppe Pizzoli. Direttore della Fondazione “Missio” e dell’Ufficio nazionale della Cei per la cooperazione missionaria tra le Chiese. Prima di essere chiamato a Roma dalla Conferenza episcopale italiana, don Pizzoli è stato missionario nello stato brasiliano di Paraiba e in Guinea Bissau. “Fratel Leonardo è stato un missionario perseverante e coraggioso- afferma a Interris.it don Pizzoli-. Ha dedicato la sua vita al servizio dei sofferenti. E in particolare nella comunità di Riposto. Nella ‘Tenda di San Camillo’. Dove si è occupato quotidianamente di malati di Aids e di tossicodipendenti”. Tra i 20 missionari martiri c’è Fratel Leonardo Grasso che ha dedicato la sua vita a soccorrere tossicodipendenti e malati di Aids. E’ una figura che dimostra che oggi la missione è anche quella della porta accanto?
“Come ci ricorda continuamente Papa Francesco, in particolare nell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’, la missione è l’anima della vita della Chiesa. Dobbiamo renderci conto che, dopo il Concilio Vaticano II, ogni azione della Chiesa deve avere una natura missionaria. Di testimonianza e annuncio del Vangelo”.Può farci un esempio?
“Questo significa prima di tutto che ciascun battezzato è chiamato ad essere missionario nel suo ambiente quotidiano di vita. Inoltre significa che deve avere questo carattere missionario di testimonianza e annuncio ogni azione pastorale. Delle nostre parrocchie. E delle nostre diocesi. Questa missione generalizzata comunque non può farci dimenticare un dato di realtà evidente”.Quale?
“Il fatto che ci sono situazioni di vita, ambienti o paesi lontani che necessitano di una specifica azione missionaria. Particolarmente intensa e coraggiosa. Quelle situazioni particolari richiedono la presenza di persone che si dedichino con totale dedizione e spirito di servizio. Sono queste persone quelle che noi definiamo ‘missionari’. Come fratel Leonardo Grasso”.Fino a salire sul calvario
“Sì. In questo senso possiamo dire che lo stesso Fratel Leonardo è stato un missionario perseverante e coraggioso che ha dedicato la sua vita al servizio dei sofferenti e in particolare in quella comunità di Riposto, nella “Tenda di San Camillo”, dove si è occupato quotidianamente di malati di Aids e di tossicodipendenti”.Periferie geografiche ed esistenziali, quindi?
“La missione oggi non è più una questione geografica. Legata a determinati territori. Ma è percepita maggiormente come una questione esistenziale. Dove ci sono situazioni di vita che richiedono una speciale dedizione di carità e di misericordia. Quelle che Papa Francesco chiama appunto le ‘periferie esistenziali’. Questi sono luoghi di missione”.Cosa può insegnare l’umile ed eroica testimonianza di fede di Fratel Leonardo Grasso?
“Io credo che la testimonianza più significativa di fratel Leonardo Grasso sia quella dell’accoglienza delle persone. Con semplicità e stima. Riconoscendo in ognuno qualcosa di prezioso da far emergere e far brillare. Le testimonianze degli ospiti della comunità in cui fratel Leonardo Grasso ha vissuto gli ultimi venticinque anni ci evidenziano una realtà luminosa”.A cosa si riferisce in particolare?
“Alla capacità di fratel Leonardo Grasso di aiutare ciascuno a tirar fuori il meglio di sé. La vita di ogni persona è un dono prezioso di Dio. E come tale ha grandissime potenzialità. Ci sono, però, persone che si trovano a vivere in situazioni che impediscono lo sviluppo delle potenzialità. E che fanno perdere la speranza. In quella casa di accoglienza Fratel Leonardo ha saputo leggere il profondo delle persone. E le ha aiutate a scoprire il tesoro che avevano dentro. Conducendole ad una vera crescita umana e spirituale”.