Nel Carcere di Taranto, il più sovraffollato d’Italia, continuano i ritrovamenti di telefonini e le risse tra i detenuti. “Qualche giorno fa – racconta a Interris.it Federico Pilagatti, segretario Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE) – sono stati ritrovati nei locali docce nel reparto di alta sicurezza, ben occultati, sei telefonini con relativi cavetti di ricarica”.
L’appello di Pilagatti del Sappe
“Il ritrovamento è stato possibile solo grazie alla sagacia e alla professionalità dei poliziotti penitenziari di turno i quali, nonostante siano costretti a lavorare sotto organico e spesso in balia di detenuti violenti o con gravi problematiche psichiatriche, non hanno lesinato l’impegno dimostrando così grande attaccamento ad un lavoro di certo non facile”.
“Nello specifico – spiega Pilagatti – i telefonini erano nascosti dietro una lastra in acciaio che li bloccava al muro. L’agente di turno ha notato strani movimenti tra i detenuti ed ha avvertito i superiori. Questi, hanno disposto una perquisizione straordinaria scoprendo così i cellulari”.
“E’ sempre molto difficile controllare ciò che di proibito entra in carcere, sia a causa delle nuove tecniche come l’utilizzo dei droni per portare oggetti – a Taranto ne sono stati bloccati due che trasportavano telefonini e piccoli panetti di droga – sia a causa della carenza di organico”.
“‘E’ davvero importante aver sequestrato i telefonini: i cellulari sono gli strumenti che permettono ai boss di comunicare con i propri sottoposti che stanno all’esterno del carcere. Sia per porre in essere azioni delittuose, sia per il controllo del territorio”.
“Come Sappe, da anni chiediamo apparecchiature per schermare il carcere e per rendere inutilizzabili sia i telefonini sia i droni. La criminalità organizzata, infatti, si serve per i propri scopi delle apparecchiature più moderne e costose, mentre noi siamo rimasti all’800, con le chiavi di ferro per aprire e chiudere i cancelli”.
“Nello stesso giorno del ritrovamento dei cellulari, i pochi agenti presenti sono riusciti, con coraggio e professionalità, anche a sedare una risa che poteva finire in tragedia perché era una resa dei conti tra detenuti tarantini. Fortunatamente tutto si è risolto solo con alcuni feriti lievi, poi medicati nell’infermeria del carcere. Ma all’interno del penitenziario tra i vari gruppi di detenuti il clima si è fatto molto teso. Per questo è possibile che succeda qualcosa anche in futuro”.
“Purtroppo questi bollettini di guerra vengono denunciati dal SAPPE, il sindacato autonomo polizia penitenziaria, quasi quotidianamente e rappresentano solo la sommatoria dei tanti problemi quotidiani dovuti principalmente al grave sovraffollamento dei detenuti. All’interno dell’istituto penitenziario ci sono infatti oltre 800 persone recluse, a fronte di 350 posti regolamentari e un organico di meno di 300 poliziotti”.
“Per comprendere la gravità della situazione, basta leggere le cifre dell’amministrazione penitenziaria relativa al rapporto agenti /detenuti. In Italia, la media è di 0.66, vale a dire un agente ogni due detenuti circa. A Taranto si scende a 0.35; uno ogni tre. Questo significa che a Taranto sarebbero necessari almeno altri 240 poliziotti per poter gestire il carcere in maniera sicura per tutti: agenti, detenuti e territorio”.
“Se le Istituzioni regionali e nazionali non interverranno con misure celeri ed adeguate, c’è il concreto pericolo che questa ‘polveriera’ esploda con effetti disastrosi anche per la popolazione civile. Come avvenne due anni fa a Foggia dove, durante i disordini esplosi all’interno del carcere, evasero decine di detenuti. E’ dunque necessario scongiurare – l’appello finale del responsabile nazionale SAPPE – un Foggia Bis per Taranto quanto prima”.