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Piero Pirovano: “Vi racconto chi era Carlo Casini”

Piero Pirovano, per tanti anni giornalisti di Avvenire, traccia il profilo di Carlo Casini, pioniere del Movimento per la Vita

Abbiamo chiesto a Piero Pirovano, 78 anni, per tanti anni giornalista di Avvenire, tra i pionieri del Movimento per la Vita, di raccontarci chi era Carlo Casini, il fondatore del Movimento, scomparso ieri all’età di 85 anni dopo una lunga malattia.

Quando ha conosciuto Carlo Casini?
“A Firenze, una sera del 1977 all’incontro del locale Centro di Aiuto alla Vita (CAV), il primo d’Italia. Casini all’epoca era sostituto procuratore ed era divenuto noto per aver ordinato l’arresto di otto persone del CISA, un’organizzazione che praticava aborti. Io avevo iniziato la stesura dello statuto del futuro Movimento per la Vita. Capimmo insieme che dovevamo avere due gambe. La prima quella dei Centri di Aiuto alla Vita, avamposti per il sostegno concreto alle mamme in difficoltà. La seconda gamba era il Movimento che doveva fare un’azione politica per evitare la legalizzazione dell’aborto. Cominciammo così a collaborare a distanza: io a Milano, lui a Firenze. Lui non poteva assumere posizioni pubbliche per il suo ruolo, pertanto mi esponevo io, ma tutti i comunicati erano scritti insieme. A quattro mani”.

Qual era il vostro obiettivo?
“Il primo era impedire l’approvazione di una legge su aborto di cui si stava discutendo in quegli anni. Il secondo era evitare di ripetere gli errori fatti come nel divorzio, dove l’iniziativa di contrasto fu assunta dalla DC. Il diritto alla vita era ed è una questione che riguarda ogni essere umano, pertanto non poteva essere l’obiettivo di un solo partito, ma di un movimento civile. A quei tempi non fu semplice far capire che eravamo un movimento di laici, di ispirazione cattolica ma laici”.

Che ricordo ha dei vostri incontri con i Radicali?
“Pannella diceva che il Parlamento doveva discutere la proposta di legge di iniziativa Popolare per alternativa alla legalizzazione dell’aborto, perché erano state raccolte un milione di firme. Ma il Parlamento non lo fece. In ogni caso quell’imponente lavoro di mobilitazione popolare fu l’embrione, è proprio il caso di dirlo, del futuro Movimento per la Vita, che fu costituito nel 1980”.

Come reagiste lei e Casini quando fu approvata la legge sull’aborto?
“Mandammo un telegramma all’allora Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, chiedendogli di non firmare quella legge. Andreotti, inaspettatamente, ci rispose. Conservo ancora quel telegramma. Ci disse che lo considerava un atto dovuto. Era il tempo concitato delle Brigate Rosse, della strage di via Fani. Moro fu ucciso il 9 Maggio e la legge fu approvata il 22 Maggio: la coalizione abortista era così agguerrita che non si fermò neppure in quei tragici momenti. Molti anni dopo Andreotti ammise che quello della firma della legge dell’aborto fu “il giorno più nero della sua vita”.

Voi incontraste Madre Teresa di Calcutta. Cosa ricorda?
“La invitammo al Castello Sforzesco di Milano nel 1° anniversario dell’approvazione della legge sull’aborto. Ricordo bene che ci disse: “Voi non avete idea dell’importanza del lavoro che state facendo. In Italia c’è il cuore della Chiesa e tutto il mondo vi guarda”. La invitai a casa mia a cena ma lei prese solo un bicchiere di latte. Pochi mesi più tardi ricevette il Premio Nobel per la Pace e pronunciò, al momento del ritiro, le famose parole: ‘il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto'”

Quale eredità ci lascia Carlo Casini?
“Carlo è stato un uomo che aveva nel suo cuore il bambino fin da quando è piccolo piccolo piccolo. Non c’è stato nessun politico italiano che ha fatto tanto per il nascituro come lui. Mi auguro che Carlo faccia scuola e che nascano in Italia altri parlamentari che lottino per il diritto alla Vita”.

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