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La piccola Gaia dal Papa e quella carezza oltre la sofferenza

Caro Papa Francesco, mi chiamo Gaia, ho 10 anni, vivo a Fabriano e quest’anno farò la prima comunione nella mia Parrocchia, San Nicolò. Sono lieta di conoscerti. Come stai?“.

Inizia così, in semplicità, la letterina che Gaia, bimba di 10 anni, ha consegnato, con “molto coraggio”, a Papa Francesco durante l’udienza ai membri della Comunità Papa Giovanni XXIII. Gaia è una degli 800 bambini – alcuni dei quali provenienti dalla parrocchia collegiata san Nicolò di Fabriano – che hanno salutato il Papa che si è presentato in Sala Nervi in carrozzina a causa dei dolori al ginocchio. Questo non ha impedito però al Pontefice di accogliere e salutare decine di bimbi, molti dei quali con disabilità, accompagnati dai genitori e dai fratelli di numerose case famiglia, create oltre 40 anni fa da don Oreste Benzi.

La letterina di Gaia al Papa

Ti volevo dire – prosegue la letterina di Gaia – che amo tanto Gesù e lo ringrazio sempre che ce l’ho fatta a superare la paura e la tristezza quando sono stata per tanto tempo in ospedale e ho fatto una operazione tanto dolorosa. Grazie a Gesù tutto è passato ed ora sono la bambina più felice del mondo!”.

La letterina di Gaia al Papa

“Mi piace tanto cantare – scrive Gaia -. A Natale ho fatto un duetto con Mattia, un bambino molto bravo. Abbiamo cantato una meravigliosa canzone scelta da don Aldo [Buonaiuto, ndr]. E’ stata una notte speciale perché è nato Gesù e io cantando l’ho reso felice… era il mio modo per ringraziarlo perché mi sta sempre accanto. Caro Papa Francesco spero di rivederti presto. Tanti saluti da mia mamma e mio papà. T.V.B. Gaia”.

Il disegno per il Papa

L’intervista alla mamma di Gaia

Interris.it ha intervistato la mamma di Gaia, Maria, che ha raccontato come la sua famiglia ha vissuto l’incontro col Papa e quale valore ha avuto quella carezza del Pontefice sulle loro vite.

Come è nata la carezza del Papa e come Gaia ha vissuto quel momento?

“E’ stato tutto inaspettato. La sera prima di incontrare il Pontefice insieme alla grande famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, Gaia ha pensato di scrivere una letterina al Papa. Pensavamo che poi don Aldo l’avrebbe consegnata lui al Papa, magari un altro giorno. All’arrivo in Aula Paolo VI, casualmente Gaia è capitata in prima fila. Noi genitori eravamo poco più dietro, perché l’udienza era dedicata ai bambini. Ad un certo punto, mentre il Papa parlava, una bambina piccola è corsa da lui, senza preavviso. Lui l’ha salutata e benedetta. Quando Gaia ha visto la scena, si è girata e mi ha chiesto ‘Posso andare anche io?’. Io non sapevo cosa risponderle, perché era una situazione inaspettata. Lei poi mi ha raccontato che ha sentito dentro di sé che quello era ‘il momento giusto’. E’ partita, ha salito i gradini che la dividevano dal seggio del Pontefice, si è avvicinata al Papa e gli ha consegnato personalmente la sua letterina. Nello stupore generale, specie il nostro!”.

Gaia consegna la sua letterina a Papa Francesco e riceve la carezza del Pontefice

Come ha reagito il Papa?

“Il Papa è stato davvero buono, come un nonno vero. Ha preso la lettera, l’ha aperta, le ha detto che è una bambina molto coraggiosa e poi l’ha accarezzata sulla guancia, guardandola con quello sguardo pieno di affetto catturato dalle foto. Nulla era preparato o programmato; è stato tutto spontaneo. Per questo siamo rimasti stupiti e felicissimi”.

Cosa ha provato Gaia?

“Gaia era al settimo cielo. Dopo la carezza del Papa, mentre scendeva gli scalini per tornare al suo posto, si è voltata verso noi genitori e ci ha fatto uno sguardo speciale, quello che significa ‘anche questa volta ce l’ho fatta, ho trovato il coraggio’. Lo stesso sguardo che ha avuto dopo ogni operazione o momento difficile e doloroso della sua vita”.

Gaia infatti nella sua letterina al Papa ha parlato di momenti difficili, anche dolorosi…

“Sì. Nel corso della sua vita ha avuto diversi periodi di malattia. Abbiamo girato diversi ospedali in Italia. Lo scorso marzo ha affrontato un’operazione chirurgica difficile e invasiva presso l’ospedale Meyer di Firenze. Un intervento maxillo facciale complesso: è rimasta sotto i ferri per 11 ore, poi è stata ricoverata in terapia intensiva e infine è stata nel reparto ordinario. Dobbiamo ringraziare tanto i chirurghi che hanno operato Gaia al Meyer di Firenze: il dottor Giuseppe Spinelli, il dottor Valerio Zanchi e la dottoressa Barbara Spacca, che le è stata tanto vicina. Anche una volta dimessa, Gaia è stata per tre mesi con un apparecchio intorno alla testa. Lei non si sentiva a suo agio in pubblico con quei ferri, perciò è rimasta in casa per molto tempo. Per due mesi ha fatto scuola in Dad con la videocamera spenta. L’apparecchio le provocava anche del dolore fisico alla testa e al volto. Sono stati dunque mesi molto difficili per lei. Tante persone ci sono state vicine, a partire dalle nostre famiglie, dal Vescovo di Fabriano – Matelica, mons. Francesco Massara, al parroco don Aldo, ai compagni di classe, alle maestre e ai parrocchiani. Gaia fa la classe 5a presso la scuola Mazzini di Fabriano: ha trovato sempre sulla sua strada delle maestre e dei maestri bravissimi che ci hanno sempre aiutato e sostenuto”.

Don Aldo Buonaiuto e Gaia nella parrocchia di San Nicolò, a Fabriano. Papa Francesco durante l’udienza alla Comunità Papa Giovanni XXIII in Vaticano

Dopo aver tolto l’apparecchio come è andata?

“Tolto l’apparecchio, tutto doveva tornare alla normalità. In realtà, Gaia all’inizio era ancora un po’ chiusa. La svolta è arrivata a giugno, finita la scuola. L’ha aiutata molto partecipare al centro estivo presso la parrocchia di san Nicolò di Fabriano, dove io facevo la volontaria. Il contatto con gli altri bambini, l’affetto e l’attenzione di don Aldo e degli operatori l’hanno aiutata tantissimo a tornare ad aprirsi, a superare le ultime paure. Lì si è sentita accolta e così la vita è tornata alla normalità. Anche il rientro a scuola lo scorso settembre è filato liscio. L’oratorio l’ha aiutata davvero tanto!”.

Durante l’udienza dal Papa, il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Paolo Ramonda, ha parlato di bambini sofferenti ma con i super poteri. Qual è il super potere di Gaia?

“Uno dei suoi doni è certamente il canto. Ama tantissimo cantare e le riesce molto bene, in modo naturale, anche se non ha mai preso lezioni di canto. E’ il suo modo di ringraziare Gesù ‘perché gli sta sempre accanto’, come ha scritto nella lettera al Papa. E quando canta trasmette questo amore a tutti quelli che la ascoltano. [Nel video: Gaia e Mattia cantano durante la Veglia di Natale nella parrocchia di san Nicolò – 24 dicembre 2022 Fabriano (AN)]

Un altro suo super potere è che, anche nel dolore, non pensa mai a se stessa: si preoccupa sempre degli altri. Anche in ospedale, pur sapendo che doveva fare un’operazione difficile e dolorosa, non si preoccupava per sé, ma per noi genitori perché ci vedeva preoccupati. Anche con l’apparecchio in testa, nonostante il dolore e il fastidio, guardava gli altri bambini ricoverati ed era triste per loro che stavano male. Il giorno dell’udienza dal Papa, è rimasta colpita dal fatto che Francesco era sofferente, camminava male e poi si è spostato in carrozzina. E’ molto sensibile ed altruista. E, nonostante le difficoltà, non si arrende mai: è lei la nostra forza!”.

Papa Francesco saluta i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII ricevuti in udienza

Come vuoi concludere?

“Io e mio marito vorremmo concludere facendo un ringraziamento di vero cuore al Vescovo Mons. Francesco Massara e a Don Aldo Buonaiuto, perché dal giorno in cui sono venuti a conoscenza della storia di Gaia, ci sono stati sempre vicini. Ci hanno sostenuto moralmente e spiritualmente facendoci sentire la loro vicinanza, soprattutto nei momenti più difficili che abbiamo dovuto affrontare. Non ci siamo sentiti mai soli e non ci siamo mai persi d’animo. Da quel momento la Parrocchia S. Nicolò è diventata più che mai la nostra seconda famiglia. Un punto di riferimento per noi e soprattutto per Gaia, dove ha trovato tante persone che le vogliono bene e vedendola felice i nostri cuori si riempiono di gioia. Anche se i nostri familiari sono lontani, non ci sentiamo mai soli, perché siamo circondati da persone della comunità parrocchiale che ci vogliono bene e possiamo sempre contare su di loro. Grazie a Don Aldo che ha a cuore non solo la nostra famiglia ma vuole bene a tutte le famiglie ed i bambini della parrocchia e che ha organizzato questo bellissimo ed indimenticabile pellegrinaggio da Papa Francesco. Giornate come queste, trascorse stando insieme agli altri, ai tempi d’oggi dove non ci sono più relazioni sane tra le persone, servono a farci stare bene tutti”.

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