“Non ci sono vaccini a sufficienza. E l’organizzazione della loro distribuzione non è a regime“, afferma a Interris.it il presidente del Consiglio Regionale delle Marche, l’avvocato Dino Latini.
Sos piano vaccinale
A lanciare a Interris.it l’allarme per i ritardi e gli ostacoli del piano nazionale di immunizzazione di massa è la guida del Parlamento regionale delle Marche, Dino Latini. Fondatore del primo movimento civico delle Marche, ha come obiettivo quello di creare un movimento civico nazionale. Già sindaco di Osimo, in provincia di Ancona, Dino Latini ha anche presieduto la commissione Bilancio della Regione Marche.
La pandemia ha posto il problema del rapporto tra periferia e centro. Le Marche soffrono una scarsa attenzione da parte di Roma nel piano vaccinale?
“Soffrono come tutte le Regioni. Il problema che ancora non ci sono vaccini a sufficienza. E l’organizzazione della loro distribuzione non è a regime. E inoltre ancora non si è armonizzato il rapporto fra Stato e Regioni. Circa un unico modo operativo per combattere la pandemia. Piuttosto la domanda che nessuno si è posto è un’altra”.Quale?
“Perché in questo anno non si è investito a livello nazionale nella sanità ordinaria? Andava incrementata nel numero di strutture riaperte e nella dotazione di personale. Così avrebbe consentito oggi di avere spazi e nosocomi. Cioè mezzi da destinare alle patologie tradizionalmente conosciute. Una soluzione logica, insomma. Invece di bloccare settori sanitari. O ridurre cure e tempi di assistenza. Per trovarsi addirittura con ospedali sprovvisti di personale”.Il quotidiano “Corriere Adriatico” pone da tempo la questione di una identità marchigiana sottorappresentata a Roma. Ciò si ripercuote anche nella gestione della pandemia?
“La classe dirigente delle Marche soffre il fatto che riflette lo spirito dei marchigiani. Sempre un passo indietro per non dare fastidio. Un’innata attitudine all’umiltà. Per cercare di risolvere in proprio. Nella gestione dell’emergenza pandemica noto una giunta regionale che tratta da pari con gli altri organi istituzionali dello Stato. E che ha ottenuto quello che anche altre Regioni hanno portato a casa. Dobbiamo valorizzare molto di più l’istituto Regione. E coloro che lo rappresentano”.Cosa andrebbe fatto e non è stato fatto per accelerare nelle Marche la campagna vaccinale?
“Non sono in grado di dire cosa può essere fatto di più di quello che si compie. Né vorrei per rispetto dei ruoli. Dico però che bisogna usare ogni mezzo pubblico e privato per vaccinare. Considerando anche la grande sensibilità e disponibilità dei marchigiani a fare volontariato. E a mettersi a disposizione. Piuttosto penserei a come programmare per il futuro in modo stabile campagne di vaccinazioni. E piani strutturati per contrastare con maggiore efficacia eventuali accadimenti pandemici o simili emergenze”.E’ stato un errore non individuare un centro Covid regionale e conservare il regime misto, cioè pazienti sia Covid sia non Covid ricoverati nelle stesse strutture?
“Non credo che sarebbe stato molto facile. Considerata la rapidissima evoluzione della seconda e terza ondata. Faccio notare che le decisioni della Regione Marche sono state assunte attraverso un confronto chiaro e leale con i rappresentati dei territori. Per gli ospedali interessati. E quindi sono state e sono scelte condivise”.