La Chiesa è madre e maestra e continuamente, nella fantasia creatrice dello Spirito Santo, estrae dal suo grembo fecondo mille e mille modi per riportare a Dio ogni figlio disperso. Se la parola sintesi della Chiesa è “misericordia”, (colui che dà il proprio cuore a chi è misero) le indulgenze che sono state promulgate nei secoli di cristianità sono un mezzo meraviglioso per esercitare questo grande amore. La Chiesa attinge ai meriti di Cristo e dona a chi lo chiede l’amore e la vita di Dio.
Tra le tante indulgenze, allora, oggi ne vogliamo considerare una molto antica e potente: la Perdonanza Celestiniana. Di che cosa si tratta? Questa indulgenza fu istituita da papa Celestino V nel 1294 con l’emanazione della Bolla pontificia Inter sanctorum solemnia (conosciuta anche come Bolla del Perdono). Veniva così concessa l’indulgenza plenaria a chiunque, confessato e comunicato, fosse entrato nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, a l’Aquila, a partire dai vespri del 28 agosto fino a quelli del 29.
Questa indulgenza anticipò di tre anni il Giubileo universale della Chiesa cattolica istituito da papa Bonifacio VIII nel 1300. Nel corso dei secoli questo evento religioso si è arricchito di altre varie manifestazioni di carattere civico e storico, che accompagnano la ricorrenza nell’ultima settimana di agosto. Questa manifestazione di fede e devozione è rientrata da un decennio tra quelle “Patrimonio d’Italia per la tradizione”, nonché nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità” dell’UNESCO dal 2019.
Il card. Enrico Feroci, parroco di Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva, è quest’anno delegato pontificio per l’apertura della Porta Santa che dà avvio ai vespri del prossimo 28 Agosto alla Perdonanza. Per Sua Eminenza si tratta di un incarico molto speciale, in quanto egli è nativo proprio di questa terra e compie gli anni il giorno precedente, il 27 Agosto.
Eminenza, che importanza riveste la Perdonanza Celestiniana per la Chiesa e per Lei?
“Devo dire intanto che non avrei mai pensato di poter aprire la porta santa di Santa Maria di Collemaggio… per me è davvero un onore. Papa Celestino istituendo questa indulgenza compì un gesto dirompente e rivoluzionario. Perché le indulgenze a quell’epoca erano date solo a coloro che facevano le crociate o partivano in pellegrinaggio per la Terra Santa, oppure si recavano alla Porziuncola di Assisi, od elargivano cospicue elemosine. Papa Celestino volle anche per i poveri, gli ultimi, la possibilità di ricevere i doni di Dio. Trovo che la Perdonanza sia estremamente vicina ai temi della misericordia tanto cari a papa Francesco, che nel 2015 ha promulgato l’anno della Misericordia. Anche io ho molto a cuore questo aspetto, anche grazie alla mia esperienza in Caritas, dove ho sentito in maniera molto forte e molto necessario questo atteggiamento. Partiamo con il dire che nell’antico testamento il giubileo aveva il significato di ricordare l’opera di Dio e sradicare dal “cuore” dell’uomo l’egoismo, l’avidità, lo sfruttamento, l’avarizia: ciò che S.Paolo definirà ‘adorazione degli idoli’. Ce ne erano tanti: ogni 7 anni, ogni 50 anni… La Chiesa ha ripreso questi giubilei per ricordare che Gesù è il vero dono giubilare del Padre nella Morte e Resurrezione con l’effusione dello Spirito. Come dice Papa Francesco noi siamo stati ‘misericordiati’. Dobbiamo allora ricordare il dono di quello che abbiamo ricevuto. Dio ha messo nel nostro cuore la sua vita. Questo gesto ricevuto ci deve spingere ad essere anche noi MISERICORDIANTI. Ci invita ad evangelizzare i poveri, cioè coloro che si sentono non autosufficienti, bisognosi della presenza di Dio; ricordare che il suo amore non terminerà mai e che Lui è desideroso di consegnare loro il Regno”.
Eminenza, qual è l’attualità di questa indulgenza, a 727 anni dalla sua istituzione?
“Trovo che sia sempre estremamente attuale. Chi è che non ha bisogno del Signore oggi, del suo cuore che è il Figlio? Mi viene in mente il convegno ecclesiale di Firenze nel 2015: come ci ha ripetuto più volte papa Bergoglio, non esiste un umanesimo autentico senza che non contempli l’amore come vincolo tra gli esseri umani, tutti gli essere umani, “fratelli tutti”. Ricordo anche la bellissima preghiera del 27 marzo 2020 a piazza san Pietro. Lì il Papa ha sottolineato in maniera forte che siamo tutti sulla stessa barca e non possiamo salvarci da soli, ma solo tutti insieme nella con la preghiera e con l’aiuto reciproco. Viviamo un tempo di cambiamento epocale e dobbiamo essere attenti a quello che sta avvenendo. Dobbiamo sempre guardare avanti. Oggi apriamo la porta, entriamo, siamo ‘misericordiati’ e lo riconosciamo. Dobbiamo portare al cuor di Dio tutti quanti gli uomini; questo è il compito della Chiesa e di ogni credente”.
E se le persone non vogliono incontrare Dio?
“Eh, questo è il peccato d’origine! L’uomo è come un granello di polvere posto su una bilancia, dice la Bibbia. Il limite è non avere la consapevolezza di questa povertà esistenziale… La vita non dura mille anni: tempo fa in Africa ho visto Lucy, lo scheletro di 3 milioni di anni fa… era identico a noi… Noi chi siamo? Chi è l’uomo? Dico sempre grazie al Signore che ci ha fatto abbastanza stupidi da non capire la nostra povertà, ma anche intelligenti per capire che siamo amati dal Signore. Se non siamo coscienti di questo, non andiamo da nessuna parte. Sorrido riflettendo che i ‘grandi potenti’ del mondo hanno pensato e pensano di dominarlo, di lasciare una traccia del loro passaggio…! Dobbiamo avere coscienza della nostra povertà esistenziale! La Perdonanza ci porta a capire qual è la nostra meta. San Giovanni ci ricorda la preghiera di Gesù: “Io prego per loro… perché abbiano la vita eterna…che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo… non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me”.