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Tutte le novità in arrivo sulle pensioni di inabilità

La sentenza numero 152 emanata il 23 giugno 2020 dalla Corte Costituzionale e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 22 luglio ha segnato una svolta epocale per quanto concerne le prestazioni pensionistiche rivolte alle persone con disabilità. In particolare i giudici della Consulta hanno sancito un principio di fondamentale importanza e lungimiranza, ossia che l’importo mensile della pensione di inabilità, di attuali 286,81 euro è innegabilmente e manifestamente insufficiente ad assicurare agli interessati il minimo vitale.

In conseguenza a quanto precedentemente esemplificato – la Corte Costituzionale – con il sopracitato pronunciamento, in ossequio al principio sancito dall’articolo 38 comma 1 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita: “Ogni cittadino inabile al lavoro è sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”. Dichiara la conseguente illegittimità dell’articolo 38 comma 4 della legge numero 448 del 2001, la dove stabilisce che i benefici incrementativi spettanti agli invalidi civili totali sono concessi ai soggetti di età pari o superiore ai 60 anni anziché ai soggetti di età superiore ai 18 anni.

Il legislatore, recependo la sopra menzionata sentenza – nel cosiddetto decreto Rilancio – ha stanziato un fondo di 46 milioni di euro per il 2020 al fine di incrementare l’assegno mensile per le persone con una disabilità al 100% e conseguente riduzione permanente della capacità lavorativa a 516 euro ponendo come limite reddituale personale annuo di 8469,63 euro e 14447,42 euro per i coniugati. Questa sentenza costituisce una notevole passo avanti per le persone con disabilità, per le relative famiglie ed anche per la concreta attuazione dei valori costituzionali, in quanto garantisce in misura maggiore i cosiddetti diritti incomprimibili della persona.

In ultima istanza è doveroso sottolineare che quanto compiuto dal punto di vista legislativo rappresenta un primo passo importante per quanto riguarda l’inclusione sociale delle persone con disabilità ma ancora moltissimo resta da fare, soprattutto per quanto concerne il diritto al lavoro delle cosiddette categorie protette, che deve essere incentivato attraverso una pregnante azione normativa ed educativa che permetta ed incentivi la piena realizzazione delle persone con fragilità attraverso lo svolgimento di un lavoro che permetta la piena espressione delle potenzialità e relativa emancipazione delle stesse permettendo così di sradicare definitivamente la cosiddetta stigmatizzazione aprioristica che spesso si verifica nei confronti della disabilità incentivando così il diritto alla libertà di ognuno e conferendo nel contempo maggiore e concreta attuazione alla splendida frase che pronunciò il presidente del Sudafrica Nelson Mandela: “Essere liberi non significa semplicemente rompere le catene, ma vivere in modo tale da rispettare e accentuare le libertà altrui”.

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