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“Pedala e Vai”, il tandem che accoglie le fragilità

L'intervista di Interris.it a Ninni Santus, presidente dell'associazione "Domu Mia - Amici di Sant'Egidio", attuatrice del progetto di inclusione sportiva "Pedala e Vai"

Lo pratica dello sport rappresenta un fattore di sviluppo sociale in contesti o territori svantaggiati, di inclusione sociale per le persone con diverse fragilità e disabilità.

L’esperienza di Domu Mia

Il tandem, la bicicletta per due persone, grazie all’esperienza dell’associazione “Domu Mia – Amici di Sant’Egidio” operante in Sardegna, non è più semplicemente un mezzo di locomozione utilizzato congiuntamente da due persone, con l’intento di fare di movimento all’aperto. Oggi, attraverso il progetto “Pedala e Vai” è diventato uno strumento utile per il recupero di persone con disabilità fisica o psichica nonché con dipendenza patologica e per i rispettivi familiari. Interris.it, in merito a questo progetto di inclusione attraverso lo sport, ha intervistato Ninni Santus, presidente di “Domu Mia – Amici di Sant’Egidio”.

L’intervista

Come nasce l’associazione “Domu Mia – Amici di Sant’Egidio”? Quali obiettivi ha?

“Domu Mia – Amici di Sant’Egidio” è una APS regolarmente iscritta al Registro del Terzo Settore e ha come obiettivo il sostenere e lo stare vicino agli ultimi in ogni modo. In particolare, ci occupiamo di ciò che comprende l’ufficio esecuzioni penali in quanto, personalmente, sono cresciuto in un noto quartiere cagliaritano, dove sono sempre stato a contatto con coloro che si trovavano più in difficoltà. In seguito, dopo aver ristrutturato un locale che, in passato, è stato sede di un partito politico e svolgiamo diverse attività a sostegno delle persone in condizione di fragilità”.

Com’è nato il progetto “Pedala e Vai”? Che benefici ha verso chi ne usufruisce?

“Il progetto “Pedala e Vai” è nato da un incontro con degli amici veneti, tra cui Alessandro Da Lio cicloamatore nonché esploratore e Roberta Sabbion, direttrice e psichiatra del Dipartimento dipendenze dell’Asfo di Pordenone, che, nel loro territorio, svolgevano attività terapeutica attraverso il tandem nei confronti dei pazienti. In particolare, il nostro progetto è rivolto a chi, da solo, non riuscirebbe ad uscire in strada, come ad esempio i non vedenti, gli ipovedenti e coloro che hanno avuto problemi di dipendenza. L’utilizzo del tandem, dopo che l’abbiamo sperimentato, ha creato una complicità positiva e ora vogliamo portarlo avanti nella zona del cagliaritano. Oltre che a Muravera, abbiamo una sede anche a Quartu Sant’Elena, nella città metropolitana di Cagliari, ove abbiamo sperimentato questa esperienza anche con gli alunni delle scuole superiori, tra i quali abbiamo trovato molti ragazzi disponibili a guidare il tandem e si è creato un rapporto tra i volontari e le altre persone. Loro per noi sono tutti uguali, sono fratelli con cui stiamo insieme, uno è più fortunato e l’altro meno ma non c’è nessuna differenza.”

Quali sono i vostri desideri per il futuro in riguardo allo sviluppo del progetto? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione?

“Contiamo di sviluppare subito il progetto “Pedala e Vai”. Sto cercando le risorse per acquistare fisicamente i tandem poi, insieme ai nostri amici veneti, ci sarà una formazione delle persone che dovranno gestirli e poi si partirà con il servizio. In Sardegna abbiamo un bellissimo territorio dove l’inverno incide poco e, di conseguenza, per tutto l’anno, si può viaggiare benissimo in bicicletta ed è quindi molto spendibile su questo versante.”

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