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Napoli, da ottobre il patto educativo per salvare i giovani dal “sistema camorristico”

"Non è più il tempo delle promesse sterili, delle firme facili, degli slogan e degli eventi fini a se stessi. I bambini, i ragazzi e i giovani non possono più aspettare", avverte la Chiesa partenopea

Un patto educativo per impedire che la camorra attragga le nuove generazioni. A proporlo è l’arcidiocesi di Napoli in risposta all’uccisione di un clochard. Un essere umano ridotto a “cavia per un apprendista killer”. Da qui necessità di un patto educativo per “arrivare prima del sistema camorristico”. Secondo la Chiesa partenopea “il tempo storico che viviamo è ricco di opportunità e rischi. Quindi “nella sua complessità ci interpella”. E ci chiede di “concretizzare al più presto un patto educativo“. Perché “non è più il tempo delle promesse sterili. Delle firme facili. Degli slogan. E degli eventi fini a se stessi”. Infatti  “i bambini, i ragazzi e i giovani non possono più aspettare“. 
Patto

Patto necessario

La Chiesa partenopea, dunque, lancia una mobilitazione: “Occorre impegnarsi nel processo educativo. Ridestando il ‘noi’ in chi si occupa di educazione”. Nel mese di ottobre, sottolinea l’arcivescovo Domenico Battaglia, “in alcune zone della città muoveranno i primi passi dei tavoli volti a creare delle reti educative territoriali”. Delle reti “capaci di arrivare prima del sistema camorristico”. La criminalità organizzata “uccide un povero clochard prescelto per essere cavia dell’apprendistato di un ragazzo che vuole diventare un killer”. Il sistema camorristico “arruola sempre più minori non imputabili di reato“. Un sistema che “guarda ai giovani non veduti dagli altri come fonte di nuove reclute”. Perciò il patto educativo “deve e può prevenire tutto questo“. Attraverso delle reti “educ-attive”, con due t. Reti, cioè, in cui tutti dimostrino volontà fattiva di camminare insieme“. E si può “cambiare la cultura dell’indifferenza “solo a partire dal sedersi insieme. Dalla volontà di essere non solo l’uno accanto all’altro. Ma l’uno per l’altro. Dando vita a una rete educativa a maglie ‘strette’. Un segno di speranza al presente e al futuro“.
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Sos abbandono scolastico

La pandemia, secondo i servizi sociali napoletani, ha provocato un “preoccupante peggioramento dell’abbandono scolastico”. E ha trasformato il fenomeno della dispersione in “una vera e propria emergenza“. La gravità del problema emerge soprattutto quando si paragona la situazione al periodo pre-pandemico. +181% alle elementari e +30% alle medie. Tra le cause, in primo luogo, i disagi causati dalla didattica a distanza. Malgrado lo “sforzo compiuto dalle istituzioni scolastiche”. E nonostante l’impegno per “garantire una continuità nella didattica”. La condizione di difficoltà sul piano economico e sociale, infatti, è stata complicata dalla crisi Covid. Con una ricaduta negativa sui soggetti più vulnerabili. E sulle fasce di popolazione giovanile a rischio di dispersione ed abbandono.

Disagio

La cooperativa sociale “L’Uomo e il Legno” sottolinea che la Campania è la seconda regione in Italia per numero di ragazzi che hanno lasciato precocemente la scuola. 18,1% contro il tasso nazionale del 13,8%. E ha una percentuale del 27,5% di minori in povertà relativa (contro il 22,3% della media nazionale). Tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio è elevato il rischio di dispersione. Le scuole secondarie di secondo grado in Campania sono colpite da un tasso di abbandono del 5,06%. Più basso solo di quello della Sardegna su un dato nazionale del 4,3%. A ciò si aggiunge l’1,03% nelle scuole secondarie di primo grado, il secondo più alto dopo la Sicilia su un dato nazionale dello 0,83% (Atlante dell’infanzia a rischio, Save The Children). La cooperativa sociale agisce attraverso squadre composte da operatori sociali, educatori e psicologici. E agisce a napoli sui territori della VII e VIII municipalità come capofila di una rete solidale.

 

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