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Nuove povertà e bene comune: il mandato di Papa Francesco ai laici

"La politica è la forma più alta di carità", diceva Paolo VI. E la dottrina sociale della Chiesa offre esempi luminosi come San Giuseppe Moscati

Giuseppe Moscati è stato beatificato da papa Paolo VI nel corso dell‘Anno Santo del 1975. Mezzo secolo prima il professor Moscati era morto improvvisamente. Stroncato in piena attività. A soli 46 anni. La notizia del suo decesso venne annunciata e propagata di bocca in bocca. Con le parole:  È morto il medico santo“. Anche Papa Francesco affida ai laici la responsabilità di contemporaneizzare il messaggio cristiano. E, quindi, il dovere di coltivare una particolare intelligenza della storia e della modernità. Utilizzando tutti gli strumenti che la ricerca tecnologica consente. Restando padroni di sé. Della propria vita. E della propria libertà. Papa

Il mandato del Papa

Sono aumentate le disparità. E sono sorte nuove povertà- avverte Jorge Mario Bergoglio-. Quello che noto è che questo sistema si mantiene con quella cultura dello scarto. C’è una politica, una sociologia  e anche un atteggiamento dello scarto”. Quindi Francesco si chiede continuamente quale sarà il prossimo scarto. Bambini non nati. Malati “scomodi” per la società. Fasce deboli della popolazione. Ed esorta tutti a fermarsi in tempo. A non rassegnarsi. A non considerare questo stato di cose come irreversibile. Occorre cercare di costruire una società equa e autenticamente umana. Un’economia dove l’uomo e il suo bene, e non il denaro, siano al centro. Eccolo, dunque, il “programma elettorale” della politica al servizio del prossimo. La politica è credibile in ogni parola e in ogni gesto, non quando difende le sue posizioni. Ma quando è libera. Ancorata al bene comune. E alla vera ricchezza che le viene dal servizio ai fragili.papa

Sos povertà

Tutto il magistero di Francesco è fatto di profezia. E non di soluzioni tecniche. Come se dicesse: io ti faccio vedere ciò che tu non sei più in grado di vedere. A causa delle cataratte storiche o ideologiche che ti riducono la vista. E cioè gli uomini-scarto. L’umanità e la fratellanza dei migranti. La catastrofe ecologica che minaccia la vita soprattutto dei popoli più poveri. Ecco io ti tolgo le cataratte che ti impediscono di vedere. Ma la soluzione tecnica a questi drammatici problemi la devi trovare tu. E’ responsabilità politica tua. Io non voglio invadere il terreno della tua autonomia. E della tua competenza di laico. E soprattutto di laico impegnato in politica (LG 31). “Non c’è nessuna libertà senza coscienza”, scriveva un secolo fa Romano Guardini.Papa

Guerra e pandemia

La riflessione del grande teologo testimonia che non può esserci politica senza responsabilità. Nessuno vince davvero se poi dovrà governare sulle macerie. In un momento così grave per il paese (pandemia, guerra, inflazione, instabilità) la classe dirigente è chiamata ad un reale salto di qualità. Etico e culturale. Oggi, infatti, l’apporto della politica alla vita individuale e collettiva rischia di sbriciolarsi. Di risultare inesistente. E di svanire rapidamente. Lasciando nella comunità disorientamento e sfiducia. La crisi educativa attraversa trasversalmente la società. Dalla scuola alla genitoralità. Dunque è ora più che mai è il momento della responsabilità. Della “politica alta”. Perché, come hanno dimostrato De Gasperi, La Pira, Moro, non è con i personalismi, le urla e gli estremismi che si governa un Paese.

Don Oreste Benzi. Foto di Viviana Viali

Apostoli della carità

Nei tanti apostoli della misericordia (come i sacerdoti Mazzolari, Milani e Benzi), si trova incarnata una missione decisiva. Quella della formazione delle coscienze. “La politica è la forma più alta di carità”, diceva Paolo VI. E la dottrina sociale della Chiesa offre esempi luminosi come San Giuseppe Moscati: da scienziato aveva a portata di mano potere e carriera ma vi rinunciò per mettersi al servizio degli ultimi. Lui così ricco divenne povero per sostenere la sua gente. Sono questi i paradigmi di dedizione pubblica utili a impedire che la classe dirigente si ammali di potere. Perdendo la sua vocazione di servire il bene comune. La collettività si disaffeziona sempre più se sente recitare dalla classe dirigente parole vuote che non trovano riscontro nei fatti. E così il pericolo ormai cronico è che alla vita politica si avvicinano solo gli ambiziosi. Per il loro tornaconto economico e di immagine.Chiesa

Testimonianza del Papa

La misericordia è punto focale del ministero di papa Francesco. E deve essere il criterio ispiratore della concezione politica. A questa regola suprema della vita cristiana occorre orientare anche il linguaggio politico. La misericordia non cancella le esigenze della giustizia. Bensì le presuppone e le compie. E qualora una giustizia piena non sia possibile a causa di antiche ingiustizie ormai perpetrate, si apre alla richiesta di perdono. Come nel discorso rivolto dal Pontefice al popolo del Chiapas durante il viaggio apostolico in Messico. E’ questo il modello per una politica aperta. Estranea a compromessi. O ad alleanze di comodo. Laica ma coinvolta. Libera e rivolta ai poveri. E a ogni situazione di bisogno e di sofferenza. Estranea al giudizio. Capace di sostenere e accompagnare con volto di madre. Una modalità che si trasforma al contrario in motivo di forza e di autorevolezza. Invece di rappresentare una debolezza. Serve perciò un sussulto morale. Affinché la campagna elettorale non decada nel tempo degli avvoltoi. In cui tutti si faranno avanti per chiedere una poltrona. Tra i candidati ai ruoli pubblici è fondamentale che trovino spazio persone sagge. Non avventurieri affamati di potere, immorali, disonesti, carrieristi. Impreparati e animati solo da ambizioni individuali. In Parlamento va rappresentato il meglio e non il peggio della società.

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