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Ricordando Paolo VI, la responsabilità del mondo per il Sahel

Riflettori accesi su un'area del mondo attraversata da tensioni sociali e politiche, pressata dal jihadismo e alle soglie di una crisi umanitaria

Il termine Sahel deriva dal termine arabo Sahil che letteralmente significa bordo del deserto e sta ad indicare una una vasta regione transazionale che attraversa il continente africano a sud del deserto del Sahara ed ivi si estende per 2,5 milioni di km quadrati e comprende 22 milioni di persone residenti in porzioni più o meno vaste dei territori di Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Ciad, Camerun, Nigeria, Niger, Sudan, Etiopia ed Eritrea.

I problemi del Sahel

Tanto premesso quest’area è attanagliata da profondi problemi legati alla crescente povertà e alla mancanza di sviluppo che si intersecano con problemi di sicurezza legati a forme di criminalità organizzata ed all’intensificarsi degli attacchi terroristici di matrice jihadista con l’azione di gruppi legati sia a Boko Haram che ad Al – Quaeda che non è stata contrastata in maniera articolata dalle varie compagini statali coinvolte ed ha incrementato l’odioso fenomeno della tratta di esseri umani in sovrapposizione al fenomeno del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, in particolare di oppioidi sintetici e cocaina che hanno stimolato la nascita di vari gruppi armati dediti a questi traffici.

In seconda istanza, la particolare siccità del suolo e la carenza di infrastrutture hanno causato tra la popolazione del Sahel un tasso di oltre il 40% di abitanti che vivono al di sotto della soglia di povertà di cui oltre 7 milioni di persone sono colpiti da malnutrizione acuta con oltre 4 milioni di sfollati ed oltre 11 milioni senza un accesso stabile e sicuro ad una fonte di acqua potabile.

Contrasto al terrorismo

In ultima istanza, alla luce di quanto precedentemente esemplificato, è fondamentale che i Paesi maggiormente sviluppati – sotto l’usbergo delle Nazioni Unite – intervengano in sinergia al fine di garantire ai Paesi dell’area del Sahel gli adeguati investimenti economici ed infrastrutturali con l’obiettivo di permettere una vita dignitosa ed un eguale accesso alle risorse a tutte le persone residenti in quest’area. Successivamente è necessario che le stesse si adoperino per contrastare la desertificazione attraverso l’incremento della pregevole iniziativa denominata Laudato Sì Alberi che originariamente prevedeva la piantumazione di almeno un milione di alberi e contestualmente a ciò, è fondamentale che si aiutino questi Paesi nel contrasto ai fenomeni di terrorismo jihadista e al traffico internazionale di esseri umani e sostanze stupefacenti.

Questo attraverso l’invio di una forza internazionale di peacekeeping più consistente, che permetta l’eradicazione di questi fenomeni e nel contempo fornisca adeguata formazione e congrui strumenti alle locali forze di polizia per contrastare al meglio i fenomeni criminali insorgenti con l’obiettivo di garantire la pace e la sicurezza dei cittadini.

Le parole di Paolo VI

In conclusione, per risolvere questa gravissima crisi umanitaria ed ambientale, è fondamentale ed imprescindibile che tutti gli attori coinvolti agiscano ricordando il fulgido e lungimirante pensiero di Papa Paolo VI scritto nell’enciclica Populorum ProgressioIn questo cammino siamo tutti solidali. A tutti perciò abbiamo voluto ricordare la vastità del dramma e l’urgenza dell’opera da compiere. L’ora dell’azione è già suonata: la sopravvivenza di tanti bambini innocenti, l’accesso a una condizione umana di tante famiglie sventurate, la pace del mondo, l’avvenire della civiltà sono in gioco. A tutti gli uomini e a tutti i popoli di assumersi le loro responsabilità”.

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