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Panigada: “Il teatro è un potente e ricco strumento pedagogico”

L’intervista alla direttrice artistica ed esperta di educazione Maria Cristina Panigada in merito al progetto teatrale “Pioverà bellezza” per oltre 1500 alunni di Bergamo

Ascolto, espressione, responsabilità. Sono le coordinate da seguire per educare, svolgere una funzione pedagogica, attraverso il teatro. E su queste, a partire da queste, che è nato, da un’idea dell’assessorato all’istruzione di Bergamo guidato da Loredana Poli, e si è sviluppato il progetto “Pioverà bellezza” , rivolto elle scuole medie della città lombarda duramente ferita dalla pandemia di Coronavirus e che torna a vivere e brillare nelle vesti – insieme a Brescia – di capitale della cultura italiana 2023. Un biennio, sette compagnie teatrali e decine di classi delle scuole medie orobiche per elaborare un personale messaggio sulla bellezza.

I laboratori teatrali sono partiti nell’anno scolastico 2021-22 e proseguono nel 2022-23, coinvolgendo 15 istituti scolastici, oltre 70 classi, ovvero 1570 studenti, e sei compagnie del territorio, La Pulce, Erbamil, Pandemonium Teatro, Teatro Caverna, Teatro del Vento e Teatro Prova, a cui si affianca il Teatro dell’Argine, di San Lazzaro di Savena, che cura la regia dell’evento finale. “L’evento conclusivo sarà il 15 aprile e si terrà in due momenti” – spiega a Interris.it la direttrice artistica ed esperta di educazione Maria Grazia Panigada – “al mattino i partecipanti esporranno il pensiero sulla bellezza nelle loro scuole, mentre nel pomeriggio tutti confluiranno nel centro cittadino, davanti al Comune, e due di loro si affacceranno dal balcone del palazzo comunale per parlare di bellezza a tutta la città”.

L’intervista

I giovani e i giovanissimi vengono da un periodo molto difficile, quello della pandemia, passata tra lockdown e periodi lontano dai loro compagni di scuola e amici. Perché si è pensato di proporgli un progetto teatrale?

“Questa iniziativa è nata da una riflessione profonda su quale fossero l’ambito e l’età maggiormente segnati dalla pandemia che necessitassero di un intervento urgente, elementi emersi da un’indagine di concerto tra il Comune di Bergamo e la Fondazione Franco De Marchi sui bisogni dei più giovani. Il progetto quindi è ‘figlio’ della lettura del bisogno di questi ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, in piena pre-adolescenza, un’età di passaggio complicata a preziosissima. In ‘Pioverà bellezza’ abbiamo coinvolto nel primo anno i ragazzi delle secondo medie delle scuole pubbliche di Bergamo, sia quelle dei quartieri centrali che quelle più spostate in periferia, mentre nel secondo, oltre agli stessi ragazzi che ora sono andati in terza, le secondi classi di quest’anno. In totale sono settanta classi, 1.570 alunne e alunni. Quasi 1600 ragazzi che il prossimo 15 aprile lanceranno alla città il loro messaggio sulla bellezza, in un momento pubblico di incontro tra alunni e cittadini. In occasione infatti della conclusione del progetto, al mattino gli studenti esporranno nei rispettivi istituti il loro pensiero sulla bellezza e nel pomeriggio confluiranno in piazza, davanti la  Comune di Bergamo, tutti con un ombrello con una parola sopra e un doppio manico per una piena condivisione e partecipazione di tutti, mentre due di loro si affacceranno dal balcone del palazzo comunale per esprimere qual è il pensiero dei giovani sia sulla bellezza che sulla loro città”.

Quali bisogni, quale sentire, hanno espresso con più urgenza i ragazzi ?

“Primo fra tutti, l’ascolto. Sentire che venivano ascoltati sia dagli adulti che dai loro stessi compagni, loro pari. Quest’anno il tema scelto è stato quello della responsabilità e farli sentire soggetti cui queste viena riconosciuta è anche una sorta di formazione ad essere cittadini attivi. L’ascolto comunque ritorna, soprattutto per l’evento finale in piazza”.

Perché avete scelto questo nome per il progetto?

“Ci piaceva qualcosa che fosse legato a uno stupore, a qualcosa che avverrà in futuro ma sappiamo che avverrà. Un qualcosa  che arriva dal cielo, inaspettato, e ci costringe ad alzare lo sguardo”.

In quanti hanno partecipato ai laboratori dello scorso anno e quanti invece quest’anno? E a quali attività hanno preso parte?

“Il primo anno i partecipanti sono stati 900 circa, quest’anno quasi 1600. Le attività del progetto si sono svolte durante l’orario scolastico nel pieno rispetto delle norme di sicurezza vigenti in quel periodo, cioè mascherina e distanziamento. Alcuni per fortuna, in base agli istituti e ai periodi dell’anno, hanno potuto svolgere qualche attività all’aperto. Le sette compagnie che lavorano la progetto, sei bergamasche a cui si aggiunge il Teatro dell’Argine, si sono messe in gioco e lavorano con i ragazzi ciascuna secondo la propria poetica e una expertise specifica per questa fascia di età. Il teatro è strategico per riappropriarsi di quello che la pandemia gli aveva tolto, le relazioni umane, l’espressione, il corpo. Tutto nasce sempre da uno sguardo alto e orientato verso il futuro, gli obiettivi restano sempre quelli dell’ascolto e dell’accoglienza. I ragazzi si sono ascoltati tra loro, tra momenti di leggerezza e di risa e altri di commozione, di fronte alla fragilità di un compagno che ha subito un lutto o ha vissuto in maniera più pesante degli altri la durezza dell’isolamento”.

Come si riesce a educare attraverso il teatro?

“Cito una frase che ha detto una giovane alunna di seconda media, ‘la bellezza è complessità’. Questo progetto si rivolge ai ragazzi per accogliere la diversità e la complessità, non per semplificare. Da molto tempo lavoro nel teatro e nell’educazione, il teatro è un fare concreto. Un concepire l’educazione come ‘condurre fuori’, anche nel non prevedibile, la scoperta della persona, della sua specificità e del suo sguardo creativo sul mondo. Il teatro è mettere in gioco voce, corpo, interpretazione, ascolto. Il teatro è quindi un potente e ricco strumento pedagogico”.

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