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Ecco dove e perché la pandemia ha provocato più danni sociali. A Interris.it la valutazione epidemiologica

Il report Reuters-Eurostat e lo studio Lancet: a Interris.it l'analisi scientifica delle conseguenze socio-sanitarie della pandemia

Effetto pandemia: a Interris.it l’analisi epidemiologica degli studi scientifici sulle conseguenze sociali e sanitarie dall’emergenza Covid paese per paese. “Non esiste un metodo o strategia efficace in assoluto contro la pandemia- spiega a Interris.it l’infettivologo Roberto Cauda. Direttore dell’Unità Operativa Complessa del Policlinico Gemelli di Roma. Ordinario di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il professor Cauda è stato incaricato dal governo di occuparsi dei parametri per la valutazione dl rischio epidemiologico. E per la revisione o aggiornamento del monitoraggio alla luce delle nuove varianti del Covid pandemia

Strategie anti-pandemia

“Esistono palliativi che mitigano la pandemia– precisa il direttore dell’Unità Operativa del Policlinico Gemelli di Roma-. Non a caso il termine inglese per la strategia del controllo dell’infezione è ‘mitigation’. Alla comparsa del Covid nella comunità scientifica è stata subito studiata la dimensione del problema. E le sue possibili evoluzioni. All’inizio non era chiaro se l’epidemia sarebbe rimasta circoscritta alla Cina come accaduto con la Sars nel 2002. O se i contagi si sarebbero estesi al resto del pianeta“. Aggiunge l’infettivologo: “Davanti alla diffusione globale si sono messe in atto misure per fare in modo che la curva dei casi non si impennasse al punto da saturare le terapie intensive. Uno studio della rivista scientifica internazionale ‘Lancet’ mette in diretta correlazione la mortalità all’assenza di posti per ospedalizzare i malati di Covid. L’obiettivo dei lockdown è limitare le infezioni spalmando i casi nel tempo per trovarsi a dover gestire contemporaneamente un eccessivo numero di pazienti”. pandemia

Da cosa dipende la mortalità

“Le differenze di mortalità tra una nazione e l’altra dipendono da una serie di condizioni– sottolinea il professor Cauda. Si tratta di circostanze legate all’età media delle popolazione. Più è elevata, maggiori sono i decessi provocati dal Covid. I tentativi in tutto il mondo di aperture e chiusure anti-pandemia puntano tutti a mitigare la situazione. Conciliando gli aspetti sanitari con quelli sociali ed economici. Sono utili le comparazioni cliniche tra la prima e la seconda ondata della pandemia. Soprattutto in Africa. Adesso è il momento di contenere i contagi e vaccinare rapidamente. La scorsa primavera, invece, non avevamo a disposizione i vaccini“.pandemia

Comparazioni

Perché Giappone e Svezia hanno fatto meglio di chi ha usato il lockdown duro Eurostat: nel 2020 i morti nel Paese scandinavo sono stati il 7,7% in più rispetto al passato, meglio ancora Danimarca e Norvegia. Belgio e Spagna al 16% e 18%. I giapponesi: stop alle restrizioni. Qual è la strategia più efficace contro il Covid? Funziona più il lockdown rigido (Belgio, Italia, Spagna) o la decisione di non chiudere le attività e proseguire in pandemia la normale vita collettiva (Svezia, Giappone)? Dall’ultimo studio Reuters su dati Eurostat, risulta che la Svezia, senza senza adottare lockdown restrittivi contro il Covid-19, registra il 7,7% di morti in più nel 2020 rispetto alla media dei quattro anni precedenti. E cioè meno della metà dei paesi, come la Spagna (18,1%) e il Belgio (16,2%), che hanno applicato chiusure per lunghi periodi.pandemia

Trend

Un trend confermato dal caso Giappone, che ha rimosso con una settimana di anticipo lo stato di emergenza. Grazie al miglioramento dei parametri sulla diffusione del coronavirus. I dati recenti, infatti, dimostrano che nelle prefetture di Osaka, Kyoto, Hyogo, Aichi, Gifu e Fukuoka si è riscontrata una discesa consistente dei contagi, e un miglioramento della disponibilità dei posti letto nelle strutture ospedaliere per i pazienti di Covid.

Fattori determinanti

Secondo gli esperti, tra i fattori che possono influire sull’andamento della pandemia in un paese ci sono l’età media della popolazione. La salute generale. La dimensione media delle famiglie. Ad esempio la popolazione svedese è generalmente più sana della media dell’Unione Europea. Con un’aspettativa di vita pari ad 82,6 anni (dato del 2018), rispetto ad una media europea complessiva di 81 anni. 21 dei 30 Paesi le cui statistiche sono state rese disponibili hanno un tasso di mortalità in eccesso più alto della Svezia. Ancor meglio della Svezia hanno fatto altri due nazioni nordiche. Danimarca (+ 1,5% di mortalità in eccesso rispetto alla media del quadriennio precedente) e la Finlandia (+1,%).

Le diverse risposte alla crisi

Nonostante il pesantissimo bilancio (anche di vite umane) è il Regno Unito il paese che -secondo i partecipanti al Forum Ambrosetti di primavera- ha gestito meglio di altri la pandemia. E la relativa crisi economica. E’ il risultato di un televoto a risposta multipla che vede il 25% dei consensi alla gestione fatta da Londra (verosimilmente per la rapidità della campagna vaccinale). Seguita dalla Germania (22,7%). E  dall’Italia (13,6%). Che distaccano nettamente Francia, Paesi Bassi e Svezia (con la Spagna a zero). Nello stesso televoto la maggior parte dei partecipanti (35,9%) ha promosso la propria gestione aziendale della crisi. Dicendo che non avrebbe fatto a posteriori “nulla di diverso”. Mentre il 24,5% dice che avrebbe migliorato la strategia. Per capitalizzare opportunità e investimenti.

Occupazione

Il 41,7% ritiene che la sua impresa chiuderà il 2021 con un fatturato in aumento (il 30,6% addirittura oltre +10%). Mentre sul fronte occupazionale il 30,3% vede una riduzione di organico contenuta entro il 10%. Quota identica a quanti non pensano a nessuna variazione. E a quelli che ipotizzano un incremento inferiore al 10%. Il 9,1% invece pensa di aumentare l’organico della propria azienda oltre il 10%.

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