Seguire Cristo in Pakistan. Testimoni di fede oltre le persecuzioni

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Sebbene il lavoro forzato sia stato messo fuori legge in Pakistan e abolito nel 1992, la pratica continua. E si è perfino ampliata negli ultimi anni a causa del peggioramento della crisi economica.  Vi sono circa 20.000  fornaci per mattoni in Pakistan. Il “Global Slavery Index” (GSI) è stato elaborato da una Ong con sede in Australia. E stima che circa 3 milioni di persone in Pakistan siano invischiate nella schiavitù per debito. In Pakistan la fede è più forte delle persecuzioni: oggi come duemila anni fa alle origini del cristianesimo. I frati Cappuccini del Punjab forniscono aiuti alimentari, vestiti e articoli per la casa, ma si fermano anche a pregare con i nuclei familiari. Accanto a loro vi sono numerosi volontari e religiosi impegnati in un’opera di sostegno quotidiano.

Solidarietà in Pakistan

Fedeli cristiani provenienti da tutto il Pakistan portano fattiva solidarietà. E’ stato un Natale “intriso di lode e ringraziamento a Dio quello che hanno vissuto le famiglie cattoliche nel Punjab pakistano”, riferisce l’agenzia missionaria Fides. Qui molte di lore “sono state liberate dalla condizione di schiavitù cui erano costrette, lavorando nelle fornaci di mattoni”. Un perverso meccanismo porta queste famiglie, spesso di cristiani indigenti e privi di istruzione, a essere schiavizzate. Attraverso il fatto di contrarre un debito con un ricco possidente. E cioè il proprietario della fabbrica di mattoni. Per ripagare il debito, un’intera famiglia, dagli anziani fino ai bambini, viene impiegata nell’estrazione dell’argilla. E nella produzione di mattoni. Un assoggettamento che può durare una vita intera.

Allarme Pakistan

Il Pakistan è una delle nazioni al mondo in cui i cristiani sono maggiormente perseguitati. Papa Francesco l’ha definito “il lavoro schiavo”. Padre Emmanuel Parvez è parroco a Pansara. Nel territorio della diocesi di Faisalabad. Nella piana del Punjab pakistano. E grazie al contributo di alcuni donatori riscatta queste persone. Salda il debito. E restituisce loro la libertà. Racconta il sacerdote: “Queste famiglie, molte di loro cristiane, sono costrette a produrre oltre 1.500 mattoni al giorno per ripagare i prestiti dei proprietari delle fornaci. Tuttavia, non viene loro detto quanto devono. Per quanto tempo dovranno lavorare. O quanti interessi sono applicati ai loro prestiti. Cerchiamo di liberarli da questa schiavitù moderna“. Aggiunge padre Parvez: “Quando riusciamo a liberarli, questi fedeli sono colmi di gratitudine verso Dio e verso la Chiesa. Partecipano con fervore all’assemblea liturgica. Le donne vengono in chiesa ogni giorno e recitano il Rosario. In Avvento nella comunità di Pansara abbiamo organizzato preghiere speciali. E giornate penitenziali con il Sacramento della Riconciliazione. Più di duemila fedeli  sono venuti a godere questo dono“.

Fraternità

Nel tempo di preparazione al Natale, padre Parvez ha cominciato a visitare i 38 villaggi sparsi nel territorio della sua parrocchia. Dove si trovano piccole comunità cristiane anche di 5 o 6 famiglie. In villaggi a maggioranza musulmana. “Celebriamo l’Eucaristia in casa di una di queste famiglie- riferisce il religioso-. E’ un momento molto intenso di intimità con Dio e di fraternità. Per loro è un grande dono del Natale, è la presenza dell’Emmanuele il Dio-con-noi”. In preparazione al Natale nella parrocchia di San Paolo Apostolo, a Pansara, è stata la Novena di preghiera il momento quotidiano in cui si è registrata la più ampia partecipazione. “Ogni giorno si prega si riflette su un tema e lo si mette in pratica- puntualizza padre Emmanuel-. Quando il tema è la cura degli ammalati, i fedeli compiono una visita gli ammalati della parrocchia. Il giorno dedicato alla vicinanza ai poveri, si raccolgono  aiuti per i poveri della parrocchia. Senza distinzione di etnia o religione. Un giorno è dedicato alla fraternità. E si promuovono attività di gioco tra giovani musulmani, indù e cristiani per la pace.

Tra i poveri

Nel giorno in cui il tema è l’ “agape in famiglia”, le famiglie condividono la cena insieme in parrocchia. “Quando parliamo della luce – prosegue il sacerdote- sul tetto di ogni casa i fedeli pongono una luce o una stella. Nel giorno dedicato alla disabilità, incontriamo e portiamo doni e dolci ai bambini disabili. L’ultimo giorno rievochiamo la Natività. Dunque abbiamo pastori, gli angeli, i personaggi di Maria e Giuseppe con vere pecore, l’asino e i buoi. Celebriamo l’Eucarestia, proprio come ha fattosan Francesco a Greccio. Nell’ Eucarestia il Signore viene ogni giorno e si dona a noi nella sua umiltà. E’ un momento molto sentito da tutta la comunità“. Alle famiglie che hanno riacquistato la loro libertà si cerca anche di fornire una casa. E un pezzo di terra da coltivare per il sostentamento. Questi nuclei familiari sono tra i più devoti, fino alla commozione interiore. Queste persone sono le più povere, le più vulnerabili, indigenti e senza alcuna istruzione. Apprezzano e comprendono nel profondo l’esperienza di Dio. Come liberatore, come compagno di vita, Come “Colui che non ci abbandona mai“.

 

 

Giacomo Galeazzi: