Convergenza spirituale e vicinanza interiore: ciò che unisce il Soglio di Pietro a Padre Pio

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“Siete gli eredi di Padre Pio e l’eredità che vi ha lasciato è la santità”, disse il 21 giugno 2009 a San Giovanni Rotondo Benedetto XVI. Joseph Ratzinger si rivolgeva ai Frati Minori Cappuccini. Ai membri dei Gruppi di preghiera. E a tutti  i fedeli tutti di San Giovanni Rotondo. In una lettera Padre Pio scrive: “Sembra che Gesù non abbia altra cura per le mani se non quella di santificare l’anima vostra”. Osserva Benedetto XVI: “Questa era sempre la sua prima preoccupazione, la sua ansia sacerdotale e paterna. Che le persone ritornassero a Dio. Che potessero sperimentare la sua misericordia. E. interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia di essere cristiani. Di vivere in comunione con Gesù. Di appartenere alla sua Chiesa. E praticare il Vangelo. Padre Pio attirava sulla via della santità con la sua stessa testimonianza. Indicando con l’esempio il ‘binario’ che ad essa conduce. La preghiera e la carità“. Da vaticanista della “Stampa”, quattordici anni fa, mi capitò di seguire la visita di Joseph Ratzinger al santuario pugliese di Padre Pio. E il ricordo resta indelebile. Commozione e gratitudine si mescolavano negli sguardi dei presenti per l’omaggio di Benedetto XVI al Santo di Pietrelicina.

Convergenza

Benedetto XVI concepì la propria abdicazione principalmente come un atto di affidamento a Dio. Per sé e per la Chiesa. È interessante notare che, sulla base delle meditazioni dedicate da Joseph Ratzinger a Padre Pio, nel gesto radicale del congedo dal pontificato è rintracciabile una convergenza spirituale e una vicinanza interiore tra Benedetto XVI e il Santo di Pietrelcina. Una somiglianza difficile da immaginare per due figure apparentemente lontane. Da un lato un mistico di umile formazione dell’Italia meridionale. Dall’altra un teologo di origini bavaresi che indirizzò il Concilio Vaticano II. Devozione popolare e fede fondata sulla ragione. Cosa può esserci di più diverso? E invece non è proprio così e per entrambi ritroviamo, nell’immaginario collettivo, due figli di un mondo che ormai non c’è più. Padre Pio era espressione di una cultura contadina, ancestrale, ormai sparita, così come Papa Benedetto XVI era un papa dai modi, espressioni e dalle dichiarazioni che ci hanno più volte riportato ai tempi dei Papi più antichi, a cominciare da Paolo VI.

Nel segno del Padre

Entrambi ancorati alle radici della Chiesa, di chi fa della fede in Cristo una ragione di
vita. E ritiene che si possa innovare ribadendo concetti sconosciuti alla maggior parte dei fedeli. A documentare il rapporto tra il Papa emerito e il Frate cappuccino di Pietrelcina, è uno dei più rigorosi biografi di Padre Pio: Stefano Santino Campanella, direttore di Padre Pio Tv e Tele Radio Padre Pio. Spiega Campanella: «Non è fuori luogo parlare di una vera e propria devozione di Benedetto XVI verso il Santo di Pietrelcina che, durante quello che lo stesso Pontefice ha definito “il mio pellegrinaggio” a San Giovanni Rotondo, si è espressa anche con il linguaggio dei gesti quando è sceso nella cripta del santuario di Santa Maria delle Grazie e si è inginocchiato in profondo raccoglimento dinanzi alle reliquie del corpo del Santo, nel periodo della sua prima ostensione alla pubblica venerazione». E aggiunge: «Quella di Padre Pio è stata certamente una delle espressioni di santità della Chiesa maggiormente presenti nel magistero di Benedetto XVI, che lo ha citato come modello in ben 15 dei suoi discorsi, omelie o documenti che ha donato alla Chiesa in quasi otto anni di pontificato». Dalle riflessioni di Benedetto XVI su Padre Pio emerge un efficace ritratto spirituale del cappuccino stigmatizzato che indica agli uomini «la strada per diventare felici» (20 agosto 2005).

Fede e devozione

Le parole di Ratzinger sul Santo di Pietrelcina disegnavano un comune orizzonte interiore. «Egli riviveva con tale fervore il mistero del Calvario da edificare la fede e la devozione di tutti» (18 settembre 2005). Tutto ciò gli è stato possibile grazie all’«amore per l’Eucaristia e per il Crocifisso» e allo «spirito di docilità alla Chiesa, che hanno permeato l’intera sua umana vicenda» (23 settembre 2005). Ecco perché a questo uomo semplice, un «povero frate», come diceva lui, «Dio ha affidato il perenne messaggio del suo Amore crocifisso per l’intera umanità» (14 ottobre 2006). «San Pio da Pietrelcina» è stato uno dei santi sacerdoti che «si dedicavano quasi esclusivamente al ministero del confessionale» e rappresentò un «esempio» per i confessori del nostro tempo (19 febbraio 2007). Ma egli fu un modello anche per tutti i credenti, perché fece parte di quella schiera di «uomini e donne» che il Signore «in tutti i secoli ci ha donato», i quali «per amor suo hanno lasciato tutto il resto, rendendosi segni luminosi del suo amore» e divenendo «un’interpretazione della parola di Gesù, che in loro si rende vicina e comprensiva per noi» (9 settembre 2007). Il Frate di Pietrelcina, infatti, è stato uno di quegli autentici uomini di fede che «hanno reso autentica la propria vita grazie alla loro pietà eucaristica» (22 febbraio 2007).

Conversione

«A San Giovanni Rotondo tutto parla della santità di un umile frate e zelante sacerdote che ci ricorda la dignità e la responsabilità del ministero sacerdotale», soprattutto attraverso il «fervore con cui egli riviveva la Passione di Cristo in ogni celebrazione eucaristica», ma anche perché «la cura delle anime e la conversione dei peccatori lo consumarono fino alla morte» (21 giugno 2009). Grazie a Padre Pio, inoltre, la Parola di Dio è diventata «una parola rivolta al nostro tempo» e Cristo si è fatto nostro contemporaneo, «è uscito dal passato ed è entrato nel presente» (29 giugno 2009). Il cammino di Joseph Ratzinger fu tutta una scalata accademica ed ecclesiastica, quella di Padre Pio un fiume di veleni, rapporti tempestosi con il Sant’Uffizio, testimonianze tra loro contrastanti. I dicasteri vaticani sono stati inondati per ottant’anni di «carte compromettenti» sul suo conto. Nel florilegio di accuse (rivelatesi poi false) non manca nessuno dei sette vizi capitali: «si permette di accarezzare giovani donne; fa pagare giornalisti per la propaganda a suo favore; si procura profumi costosi, stoffe di lusso, stivaletti di cuoio finissimi. Ha preteso poltrone, letto a molle, pavimenti e finestre nuove; esige cibo speciale». Una montagna di sospetti, diffamazioni, registrazioni di conversazioni, ricatti e rivelazioni, a partire da quelle che i suoi nemici mandarono al Sant’Uffizio all’inizio degli anni Venti. Joseph Ratzinger, chiamato, nel 1981, da Giovanni Paolo II alla guida dell’ex Sant’Uffizio, comprese presto come stavano davvero le cose.

Modello sacerdotale

Il Pontefice indicò modelli di spiritualità prossimi alla dedizione totale a Padre Pio. «Nel suo breve pontificato, Benedetto XVI indisse un Anno sacerdotale (19 giugno 2009 – 11 giugno 2010) e un Anno della fede (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013) – osserva Campanella– Il primo Anno fu fatto coincidere con il 150° anniversario del dies natalis di Giovanni Maria Vianney, il Santo Patrono di tutti i parroci del mondo» con l’obiettivo di «contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte e incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi». E di «suscitare nell’animo di ogni presbitero un generoso rilancio di quegli ideali di totale donazione a Cristo e alla Chiesa che ispirarono il pensiero e l’azione del Santo Curato d’Ars». Non per caso, appena due giorni dopo l’inizio di questo tempo di grazia, Papa Ratzinger fece un «pellegrinaggio» a San Giovanni Rotondo per pregare dinanzi all’insigne reliquia del corpo di un altro santo Sacerdote: Padre Pio.

Giacomo Galeazzi: