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Padre La Manna a Interris.it: “In Italia si agisce solo perché spinti dall’emergenza”. Il monito della pandemia

Intervista di Interris.it sulla crisi educativa e la pandemia a padre Giovanni La Manna, rettore dell'Istituto Massimo a Roma, per 11 anni responsabile del Centro Astalli (il Servizio dei gesuiti per i rifugiati)

“La pandemia è una situazione che ha messo alla prova tutti. E’ un’esperienza triste, ha obbligato molti a fermarsi, a interrompere il proprio vivere frenetico“, afferma a Interris.it padre Giovanni La Manna, rettore dell’Istituto Massimo a Roma, per 11 anni responsabile del Centro Astalli (il Servizio dei gesuiti per i rifugiati).

Formazione in tempo di pandemia

Francesco chiede ai cattolici di pensare al futuro della nostra Casa Comune: “Che tipo di mondo vogliamo lasciare a quelli che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”. E lancia il suo appello urgente a “rispondere alla crisi ecologica, il grido della terra e il grido dei poveri non possono più aspettare. Prendiamoci cura del creato, dono del nostro buon Dio Creatore“. Una sollecitudine resa ancora più stringente in tempo di pandemia.

Cura personale

“In questa grave emergenza sanitaria molti hanno riscoperto la fragilità della propria natura umana– sottolinea padre La Manna-. Proprio il doversi fermare, ha offerto a ciascuno di riscoprire ciò che è essenziale nella propria vita”. L’Istituto Massimo, diretto da padre Giovanni La Manna, è una prestigiosa scuola cattolica appartenente alla Rete Gesuiti Educazione.

Carità e pedagogia

“Poniamo al centro della nostra azione educativa e formativa i nostri alunni e i loro bisogni, con una cura personale”, spiega il gesuita che ha unito nel proprio ministero il servizio agli ultimi (prima a Genova all’associazione San Marcellino e poi al Centro Astalli di Roma) e la formazione delle nuove generazioni. Con lo sguardo universale che caratterizza da sempre la Compagnia di Gesù. La pandemia ci aiuta a riscoprire il valore sociale della formazione?

“La pandemia ha aperto all’opportunità di valorizzare la formazione. All’importanza di aiutare soprattutto i nostri ragazzi a vivere il desiderio di scoprire la bellezza. E il gusto di fare scelte libere. Capaci di essere fondate sul vero bene di ciascuno”.Come si affronta l’attuale crisi educativa?

“La formazione dovrebbe avere l’obiettivo di formare uomini e donne capaci di scelte libere, oneste. Che tengano al centro il bene proprio e della Comunità di cui si appartiene.  Educare, formare, un’arte. Attraverso la crescita culturale, umana e spirituale delle persone, può trasformare il nostro mondo per migliorarlo.Per tanti anni di istruzione si è parlato quasi soltanto in termini di tagli e ridimensionamenti. L’emergenza Covid fa riscoprire la centralità della ricerca e della formazione?

“E’ vero che per molti anni una politica economica cieca e una povertà culturale ha portato tagli. Alla Cultura, alla Scuola, alla Ricerca, alla Sanità, al Welfare. Ambiti fondamentali per i Paesi civili. Si è messo al centro l’economia e non il bene delle persone. Si poteva avere uno sguardo un po’ più attento. Per riconoscere che eravamo in contro tendenza rispetto a quanto avveniva in molti altri Paesi dell’Europa”.

Papa Francesco incontra i Gesuiti de La Havana, Cuba, settembre 2015 – Foto © Servizio Fotografico L’Osservatore Romano

A cosa si riferisce?

“La formazione, la scuola, sono ambiti che indicano il livello culturale e di sviluppo di un Paese. Il Covid ha evidenziato ancora una volta che nel nostro Paese, purtroppo, si agisce non per capacità di visione strategica. Ma si agisce solo perché spinti dall’emergenza. Questo rappresenta una grande povertà e un grande rischio. Perché quando si agisce per emergenza esiste il pericolo di vanificare le risorse. O di limitarle alla durata dell’emergenza stessa”.Il Presidente della Repubblica e il Papa hanno più volte richiamato in questi mesi la necessaria salvaguardia del bene comune. Serve un salto di qualità nel modo di considerare l’istruzione?

“Sia Mattarella, sia Papa Francesco, nell’esperienza del Covid, si sono confermate persone di riferimento. Figure credibili e autorevoli, per molti di noi. Papa Francesco più volte ha parlato e parla del bene comune. Di rispetto per la casa comune. Continuamente richiama l’attenzione a questo che ognuno di noi è chiamato a testimoniare”.Qual è l’obiettivo della formazione?

L’istruzione è la strada che può aiutare tutti i nostri ragazzi, a crescere.  Non solo culturalmente, ma anche umanamente e spiritualmente”.

Scuola – Istruzione. Studenti Liceo Prati AgF Bernardinatti Foto

Può farci un esempio?

“L’istruzione è impegnativa. Perché richiede persone capaci di testimoniare concretamente ciò che sono chiamati ad insegnare. L’istruzione dovrebbe aiutare i ragazzi a riconoscere il bene comune. Strettamente legato al bene di ognuno. E questo gli va testimoniato. Il bene comune, riconosciuto come valore, va scelto. In un mondo che espone all’indifferenza e all’egoismo”.Con quali conseguenze?

“L’impoverimento culturale non aiuta a pensare. Con libertà e in maniera onesta. Ma porta a reagire emotivamente. L’istruzione è chiamata ad aiutare i nostri ragazzi e ragazze a porsi domande. Ad avere curiosità nel capire e a ricercare. Per essere protagonisti della loro crescita culturale”.Quale lezione sanitaria e sociale è possibile trarre dalla pandemia?

Il settore sanitario e sociale non possono essere governati perché spinti dalle continue emergenze. Bisogna diventare capaci di operare onestamente. E preoccupati del vero bene comune delle persone. Perché questi settori hanno bisogno di politiche lungimiranti”.Cosa occorre fare?

“Chi governa non può pensare di governare la salute e il sociale con la sola preoccupazione economica. Abbiamo bisogno di più persone libere da ideologie. Competenti e preoccupate del bene comune. Per migliorare e far crescere la cura. E il futuro di un sistema sanitario e sociale del nostro Paese”.

 

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