Rimini, 10 anni di rosari in piazza per la pace

Dal 2014 ci si raduna ogni 20 del mese, non solo nella “capitale del turismo” ma anche in altre città d’Italia. Le ragioni di una iniziativa “sui generis”, nata dal basso, libera e senza data di scadenza per i cristiani perseguitati in Medio Oriente e nel mondo

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Foto di ev su Unsplash

Decennale delle preghiere in piazza per la pace. Nei dieci anni appena trascorsi l’iniziativa Nazarat di Rimini ha raccolto diverse decine di migliaia di euro di aiuti. Le risorse sono state impiegate anzitutto dal St. Ephrem Patriarchal Development Committee. Per il sostegno a centinaia di famiglie individuate fra quelle più vulnerabili. Per la ristrutturazione delle case. Per le operazioni chirurgiche e i trattamenti medici. Per i vestiti a famiglie di persone disabili (campagna “Adotta una famiglia cristiana in Siria” di Orizzonti onlus). Sono stati attivati progetti di aiuto non solo materiale, ma anche culturale, come nel caso di un centro culturale a Damasco. Gli aiuti sono stati indirizzati anche all’Associazione Pro Terra Sancta, per il sostegno alla presenza francescana a Damasco e Aleppo e per i cristiani a Mosul. Una presenza, quella cristiana in Medio Oriente e in altri paesi africani e asiatici, che, spiegano i promotori di Nazarat, “pur essendo minoritaria può dare un contributo insostituibile alla convivenza civile“. Estate 2014: dopo poche settimane dalla proclamazione del Califfato, l’Isis prende il controllo di un ampio territorio fra Siria e Iraq. Nella piana di Ninive, nella notte fra il 6 e il 7 agosto 125mila cristiani d’Iraq sono costretti ad abbandonare le loro terre e abitazioni dirigendosi verso il Kurdistan interno. Mentre altri 110mila restano come rifugiati nella zona di Erbil e Duhok.

I dati WWL 2024. L’Iran figura al nono posto tra le Nazioni maggiormente perseguitanti contro i cristiani. Immagini: Porte Aperte

Sostegno alla pace

Le case delle famiglie cristiane vengono segnate dai miliziani islamici con la lettera “nūn”, venticinquesima dell’alfabeto arabo: “Nūn” come l’iniziale della parola Nazarat (o Nassarah, a seconda delle traslitterazioni nei nostri caratteri), cioè Nazareno. Una persecuzione – per il tramite dell’intimidazione, della tassazione, della sottomissione – contro i seguaci del Nazareno, Gesù Cristo. Rimini, 20 agosto 2014: nella piazza centrale della città, alcune centinaia di persone si riuniscono a pregare il rosario per i cristiani perseguitati. Si canta, si prega, si ascoltano testimonianze degli avvenimenti, si raccolgono denari per aiuti. Da allora in poi, ogni 20 del mese, l’iniziativa prosegue non solo a Rimini. Ma allargandosi via via ad altre tredici città italiane e alcune estere, con il coinvolgimento, inoltre, di ventisette fra monasteri e clausure d’Italia e d’Europa. Dunque, la data del prossimo 20 agosto 2024 segnerà i dieci anni dall’inizio di un gesto “sui generis”, nato spontaneamente, non riconducibile ad alcun programma sociale o politico, libero da ”sigle” di appartenenza, e senza data di scadenza.

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Impegno per la pace

Un “appello all’umano” – come spiega il sottotitolo della manifestazione – che cerca di recuperare, con l‘intercessione della Vergine Maria, le ragioni per una convivenza, appunto, umana nel Medio Oriente percorso da divisioni etnico-religiose, violenze, guerre, oggi purtroppo ancora più gravi e apparentemente insanabili. Che c’entra Rimini con la pace? E che c’entrano le altre città in cui ogni 20 del mese si prega in piazza per i cristiani e per tutti gli altri perseguitati, e per la pace? Rimini è una città a vocazione internazionale e con proiezioni anche verso Oriente; storicamente e geograficamente è un centro dell’accoglienza e dell’incontro. “Non potevamo non muoverci – spiegano i promotori di Nazarat – nell’assistere alla tragedia delle popolazioni che parlano la lingua stessa di Gesù Nazareno, l‘aramaico, e che vivevano in quelle terre da duemila anni, ben prima della nascita dell’Islam”.

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Foto di DDP su Unsplash

Cristiani perseguitati

Da qui l’idea di Marco Ferrini e di un gruppo di amici di gettare un ponte con la preghiera, con l’ascolto di testimonianze e lo scambio culturale, con la raccolta di aiuti per le famiglie e le comunità in maggiori difficoltà. Le persecuzioni contro i cristiani e contro altre minoranze religiose nell’ultimo decennio sono emerse, terribilmente, non solo nel Medio Oriente ma anche in altre zone dell’Asia e in Africa. Il momento di preghiera in piazza ogni mese è servito, quindi, a conoscere e a prendere coscienza delle condizioni di vita in Siria, Iraq, Nigeria, Kenia, Pakistan, Bangladesh, testimoniate da laici, sacerdoti, religiosi, vescovi, giornalisti. Nemmeno le limitazioni e le restrizioni del periodo del confinamento (2020-2021) hanno avuto ragione del rosario Nazarat che, pur adattandosi a leggi e regolamenti, da remoto o dal vivo, ha continuato a svolgersi regolarmente.