La funzione sociale degli oratori. Laboratorio Milano

bambini

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“Il posto degli oratori”. Si intitola così la ricerca della Fom sugli oratori a Milano presentata dall’Ambrosianeum. Una presenza radicata e diffusa anche nelle zone della città più svantaggiate dal punto di vista socio-economico. In particolare risulta cruciale la funzione dell’oratorio in termini di inclusione e accoglienza. Dall’indagine emerge l’identikit dell’oratorio delle “4 C”. E cioè comunità. Convivialità. Condivisione. Co-protagonismo. Si è svolta, quindi, all’Ambrosianeum di Milano la presentazione de “Il posto degli oratori”. Una mappa delle proposte educative e ricreative per gli adolescenti di Milano”. Lo qualitativo e quantitativo che offre una panoramica sulle proposte educative e ricreative offerte dai 146 oratori presenti nei 12 decanati in cui è suddivisa la città. La ricerca è stata promossa dalla FOM (Fondazione Oratori Milanesi) e dalla Fondazione Ambrosianeum. Spiega Fabio Pizzul, presidente dell’Ambrosianeum: “La collaborazione tra Fondazione Ambrosianeum e Fondazione Oratori Milanesi è un segnale importante. Esprime come ci si possa mettere in ascolto e a servizio della città e delle sue esigenze. Il fatto, poi, che al centro dell’attenzione ci siano gli oratori, rende ancora più prezioso il lavoro fatto. Si tratta di realtà educative, aggregative e spirituali molto significative. Per far sì che i giovani trovino punti di riferimento e relazioni positive in una città sempre più frammentata”.

Ruolo degli oratori

L’inchiesta è stata realizzata tra maggio 2022 e gennaio 2023. Anche attraverso la somministrazione di questionari online, da docenti e ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. E del Politecnico. Sono intervenuti Lara Magoni, delegata Sport e Giovani della Regione Lombardia, Anna Scavuzzo, vicesindaco e assessore all’Istruzione del comune di Milano. Don Giuseppe Como, vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della fede e per la Pastorale scolastica, oltreché presidente della stessa Fom. Don Stefano Guidi, direttore della Fom. I dati della ricerca sono stati illustrati da Rosangela Lodigiani. Docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore. E da Veronica Riniolo, ricercatrice di Sociologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’analisi socio-demografica ha messo in luce la grande eterogeneità della popolazione residente nei 12 decanati del capoluogo lombardo. Per esempio con riferimento alla distribuzione per età e alla composizione dei nuclei familiari. Una varietà a cui, secondo Veronica Riniolo, corrisponde “una certa disomogeneità”. Nell’offerta educativa e ricreativa proveniente dal settore pubblico e da quello privato.

La tavola rotonda “I diritti dei più fragili” presso l’oratorio Carlo Acutis di Fabriano

Territori

Alcuni territori, perlopiù quelli maggiormente svantaggiati dal punto di vista socio-economico, risultano più scoperti rispetto ad altri. Fanno registrare, infatti, poche proposte rivolte ai più giovani. In particolare, rischiano di rimanere esclusi dall’offerta educativa e ricreativa alcuni quartieri di recente sviluppo (anche molto popolosi come Cascina Merlata). E i nuovi complessi residenziali (come quelli del Figino nel decanato Baggio). Dallo studio emerge invece la distribuzione fitta e capillare degli oratori all’interno del comune di Milano. Capace di offrire un servizio di prossimità, accessibile a piedi in 5-10 minuti in ogni quartiere. Gli oratori, quindi, sono in grado di garantire potenzialmente una copertura estesa e diffusa del territorio milanese. Rappresentando, soprattutto in alcune aree della città, uno dei pochi centri di aggregazione giovanile e un punto di riferimento e inclusione sociale. Una parte importante dello studio ha cercato di delineare l’identikit di chi frequenta l’oratorio. E di individuare le motivazioni di tale scelta. I bambini e i preadolescenti coinvolti nell’iniziazione cristiana sono i destinatari della pastorale giovanile “classica”. Si osserva, inoltre, che, con l’aumentare dell’età, la presenza in oratorio diventa una presenza “ingaggiata”. Ovvero impegnata a frequentare in modo attivo le proposte. Meno presenti dei bambini in termini numerici, i più grandi hanno però una presenza più attiva.

L’arcivescovo Francesco Massara con i bambini dell’oratorio

Presenza

Si tratta di una presenza sempre più “mista” in termini multiculturali e multietnici. L’indagine, sottolinea Rosangela Lodigiani, “fa emergere una apertura all’accoglienza e all’integrazione che nei fatti si realizza negli spazi aperti e nelle attività informali dell’oratorio. Nelle attività educative e ricreative più strutturate. E persino, anche se più raramente, nei percorsi di educazione alla fede, con soluzioni di inclusione anche molto diversificate tra loro. Soluzioni che riflettono la capacità ma anche la creatività di alcuni responsabili di oratorio. Coadiutori, laici impegnati come catechisti o educatori. In grado di rendere inclusive le proposte”. La capacità degli oratori di accogliere e valorizzare le diversità è interpellata anche su altri fronti. Ad esempio quello riferito a ragazzi e ragazze con bisogni educativi speciali o portatori di disabilità. Una parte della ricerca è dedicata a esplorare i segni lasciati dalla pandemia anche nei preadolescenti e adolescenti che frequentano l’oratorio e le conseguenze sulla proposta educativa. Si osserva che l’emergenza sanitaria ha spinto a sviluppare nuovi linguaggi. Consentendo di innovare non tanto i contenuti ma il metodo delle proposte educative e ricreative. Instaurando rapporti più diretti con gli educatori, gli animatori e i volontari. È risultato così più facile entrare in contatto con le fragilità nascoste o meno visibili.

Don Buonaiuto, il cardinale Lojudice e l’arciivescovo Massara all’oratorio Carlo Acutis

4 C

Rosangela Lodigiani propone la formula dell’“oratorio delle 4 C”: comunità, convivialità, condivisione, co-protagonismo, Un oratorio che “annuncia il Vangelo entrando nella storia concreta dei ragazzi. Offrendo la possibilità di incontrarlo nei volti delle persone. Attraverso relazioni e spazi di incontro informale, non necessariamente strutturato, che valorizzi i giovani come primi annunciatori del Vangelo ad altri giovani”. Osserva Lara Magoni: “La rete degli oratori risulta un presidio indispensabile per l’accoglienza e l’inclusività delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Un luogo sicuro e aperto, che favorisce l’incontro tra adolescenti. Offrendo proposte educative, progetti di aggregazione e confronto, con grande attenzione alle situazioni di maggiore fragilità“. Secondo Anna Scavuzzo “occorre condividere la responsabilità educativa con gli attori della città. Gli oratori si confermano luogo di confronto e relazioni, di incontro e di crescita. Assumono un valore ancora maggiore in questo tempo dopo la pandemia. L’indagine ci restituisce la necessità di promuovere sempre più collaborazione. Per affrontare insieme le sfide educative che richiedono un passo avanti da parte di noi tutti. Per guardare a una nuova gioventù che porta con sé novità e profezia. E insieme chiede impegno, attenzione e fiducia”.

 

Giacomo Galeazzi: