In questāepoca connotata da cambiamenti sociali ed economici profondi, nella quale ci sono la pandemia da Covid ā 19 e la guerra, lāeducazione e la socialitĆ dei giovani, spesso in difficoltĆ , assumono una valenza ancora piĆ¹ importante ed in questo il compito degli oratori ĆØ fondamentale.
La storia dellāoratorio
Lāoratorio, nel senso moderno del termine, nasce nel 1550, grazie allāopera di San Filippo Neri, il quale ha riunito intorno a lui una comunitĆ composta da religiosi e laici uniti dal vincolo della caritĆ , con le finalitĆ della preghiera e dellāeducazione dei giovani. NellāetĆ contemporanea si annovera San Giovanni Bosco che, nel 1841, coinvolge alcuni giovani nella chiesa di San Francesco dāAssisi a Torino per una serie di incontri. Il fulcro della sua azione era connotato dalla passione educativa nei riguardi dei piĆ¹ giovani, tra cui San Domenico Savio. Il fondamento risiedeva nellāesperienza educativa e lavorativa vissuta nello spirito del cristianesimo sociale. Nel ā900 invece, a partire dagli anni ā60, bisogna ricordare la grande opera del Servo di Dio don Oreste Benzi che, in qualitĆ di vice assistente della GioventĆ¹ Cattolica di Rimini, comincia a realizzare una serie di attivitĆ rivolte agli adolescenti per realizzare ciĆ² che lui definiva āun simpatico incontro con Cristoā. In seguito, con grande impegno, riesce a comprare, grazie ad una serie di āspedizioniā negli Stati Uniti, una casa-albergo ad Alba di Canazei, in provincia di Trento, dedicata ai soggiorni montani degli adolescenti che chiamerĆ āMadonna delle Vetteā.
Lāesperienza di Torino
Nella parrocchia di Santa Giulia presso Torino, per venire incontro alle nuove esigenze educative dei piĆ¹ giovani e incentivare il loro processo di inclusione e vicinanza, sono stati fatti dei lavori di ristrutturazione che hanno messo a disposizione dellāintera comunitĆ una nuova palestra in cui gli stessi potranno svolgere innumerevoli attivitĆ sportive. Lāopera di restauro ĆØ stata sostenuta dallā8×1000 della Cei, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione Magnetto e Fondazione CRT. Interris.it, in merito a questāopera e alle nuove necessitĆ di inclusione dei giovani, ha intervistato don Gianluca Attanasio, parroco a Torino presso la parrocchia di Santa Giulia. In precedenza, a partire dal 1991 ĆØ entrato nel seminario della FraternitĆ San Carlo a Roma, dove ĆØ stato ordinato sacerdote nel 1995. Da allora ha ricoperto vari incarichi nella casa madre della FraternitĆ : segretario particolare del superiore, segretario generale, vicerettore, rettore della casa di formazione, vicario generale. Nel settembre 2012 ha aperto una nuova missione della FraternitĆ nel quartiere SanitĆ a Napoli.
Lāintervista
Com’ĆØ nata e che obiettivi si pone l’idea di ampliamento del vostro oratorio?
āĆ stata una ristrutturazione della palestra non un ampliamento. Noi siamo giunti qui otto anni fa, siamo sacerdoti della FraternitĆ San Carlo ed abbiamo appunto preso questa parrocchia in quel periodo. L’oratorio aveva vari elementi da ristrutturare, delle quali una era la palestra con gli spogliatoi. La stessa, quindi, rientra in un programma che abbiamo portato avanti in questi anni di rifacimento dell’oratorio, con la decisione da parte mia e dei sacerdoti che collaborano con me, di investire sullo stesso in quanto ĆØ la parte giovane della parrocchia. Vediamo che la popolazione che frequenta le parrocchie invecchia, perciĆ² bisogna assolutamente investire sui giovani e l’oratorio ĆØ quindi un luogo di accoglienza dove insegnare e vivere insieme ai ragazzi. Noi ci rifacciamo a ciĆ² che ha fatto Don Bosco, bisogna vivere, giocare e studiare insieme ai ragazzi, educarli alla caritĆ . Gli stessi partecipano anche all’attivitĆ della Caritas della parrocchia, li si educa a prendersi cura dei piĆ¹ giovani ĆØ piĆ¹ in generale vivere in un’ambiente dove ci sono le famiglie perchĆ©, uno dei problemi piĆ¹ grandi della societĆ di oggi, ĆØ la non comunicazione tra le varie generazioni. L’oratorio ĆØ appunto un luogo di incontro, educazione alla fede che va a toccare la vita concreta di tutti i giorni e permette un’esistenza comune tra tutte le persone. Questo ĆØ particolarmente importante per i giovani di oggi perchĆ© molti, con la transizione tecnologica , hanno pochissimi amici, altri non ne hanno ed alcuni non escono di casa. Avere un luogo dove loro si possano incontrare e relazionarsi ha un significato enorme, sia per la comunitĆ ecclesiale che in generale per la societĆ ā.
In che modo la societĆ puĆ² incentivare ulteriormente l’inclusione dei ragazzi piĆ¹ giovani in questo frangente storico?
āSecondo me, l’unica cosa che si puĆ² fare, ĆØ aiutare quei luoghi dove ci sia un’educazione dei giovani. Educazione al lavoro, alla fede, agli ideali e alla caritĆ perchĆ©, mi sembra di capire che, le teorie funzionano poco. Certo, ci sono gli aiuti psicologici, ma se i giovani non hanno posti dove possono fare un’esperienza di vita comune e anche di lavoro, per quanto incipiente, che li educhi a un rapporto con la realtĆ . Noi abbiamo dei giovani impauriti, che hanno paura del futuro, non trovano il loro posto nella societĆ e poi abbiamo il paradosso che ci sono i direttori delle aziende, dei ristoranti e dei bar che non trovano chi va a lavorare con loro. La crisi dell’educazione, la quale ormai va avanti da molti anni in Italia, nonchĆ© delle istituzioni educative, ha fatto emergere la necessitĆ di investire su questo. Innanzitutto, la Chiesa deve guardare al futuro, prendersi carico dei giovani e favorire la creazione di luoghi in cui gli stessi possano crescere in maniera sanaā.
Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo chi lo desidera puĆ² aiutare la vostra opera?
āI miei auspici per il futuro su questa tematica dei giovani ĆØ che si cerchi di ascoltarli e di aiutarli a vedere quale grande risorsa possano essere per la Chiesa, la societĆ e il mondo. Trovino degli adulti i quali si prendano il rischio di educarli e puntare su di loro, anche lasciando loro spazio e dandogli delle responsabilitĆ . Oggi, in Italia, i giovani, prima che ricoprano delle responsabilitĆ , passa un tempo infinito e ciĆ² rappresenta un disastro per la loro autostima ma anche per l’evolvere positivo delle realtĆ sociali, le quali sono governate troppo spesso da persone anziane che non lasciano spazio ai piĆ¹ giovani. Chi lo desidera puĆ² sostenerci e venire a fare volontariato in quest’opera dell’oratorio in cui ci sono tante attivitĆ alle quali si puĆ² partecipare, come ad esempio la Caritas, cucinare per i ragazzi quando si trovano e molto altro.