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Fame nel mondo: appello al vertice Onu sul cibo che inizia domani a Roma

Al governo italiano viene richiesto di "assumere una coraggiosa leadership della politica alimentare globale". All'Onu di "non cedere alle sirene dell'agribusiness". E di "mettere in agenda l'agroecologia"

Ad appellarsi all’Onu è “Azione contro la Fame”. Organizzazione umanitaria internazionale specializzata nella lotta contro le cause e le conseguenze della fame.
Da 40 anni, in circa 50 Paesi, salva la vita di bambini malnutriti. Assicura alle famiglie acqua potabile. Cibo. Cure mediche. E formazione. Consentendo a intere comunità di vivere libere dalla fame. Domani a Roma si apre il pre-summit dell’Onu. Al governo italiano viene richiesto di “assumere una coraggiosa leadership della politica alimentare globale“. All’Onu di “non cedere alle sirene dell’agribusiness”. E di “mettere in agenda l’agroecologia“.Onu

Onu in prima linea

Il prevertice Onu sui sistemi alimentari si terrà a Roma dal 26 al 28 luglio. Alla vigilia dell’incontro “Azione contro la Fame” esprime la sua preoccupazione. Sulla direzione intrapresa dalla comunità internazionale. La Fao e molte ricerche hanno dimostrato il ruolo essenziale dell’agroecologia. Per rispondere alle sfide sociali, alimentari e ambientali contemporanee. “Ma gli organizzatori del summit stanno virando su una forma di ‘agricoltura high-tech’. Incentrata su soluzioni dipinte come rivoluzionarie. Ma che, in realtà, sono fintamente ‘verdi’. Incapaci di contrastare il fenomeno dilagante della fame nel mondo”, afferma Simone Garroni. Direttore generale dell’organizzazione umanitaria contro la fame e la malnutrizione infantile nel mondo.Onu

Illusione

Prosegue Garroni: ’L’influenza dei grandi gruppi agroalimentari e tecnologici ha dato l’illusione dell’efficacia di alcune loro proposte. E cioè Ogm. Digitalizzazione dell’agricoltura. Carne in vitro. Droni spray. Agricoltura di precisione. E ‘climate-smart’. In realtà queste soluzioni hanno già dimostrato la loro inefficacia. A scapito del diritto al cibo e dell’autosufficienza dei piccoli produttori. Estendendo la presa delle multinazionali su terra. Acqua. Semi. Generi alimentari e vegetali”. Al contrario, l’agroecologia contadina ha dimostrato il suo valore. Contribuendo in modo significativo alla riduzione della fame e della malnutrizione. E sulla capacità di generare autonomia. “Nelle fattorie familiari- osserva Garroni- le comunità locali producono più del 70% del cibo consumato nel mondo. Utilizzando meno del 20% delle risorse produttive. Le pratiche miste coltura-allevamento sono molto più efficienti dal punto di vista energetico. Rispetto alle monocolture industriali. E  agli allevamenti intensivi.

Sos pesticidi

Pesticidi e fertilizzanti chimici devastano il suolo e la biodiversità. Invece l’agroecologia mira a trovare una simbiosi con l’ambiente. Oltre all’assenza di prodotti fitosanitari. All’uso del compost. E alla ricerca della complementarità tra le specie. Secondo  parametri di gestione ecologica. Come l’uso parsimonioso dell’acqua e dello spazio coltivato. La riforestazione. E la lotta all’erosione. E’ ormai dimostrato che l’insicurezza alimentare nel mondo non è più legata alla mancanza di produzione. Bensì alle crescenti disuguaglianze. Quindi “le scelte politiche operate a livello internazionale sono, oggi, più che mai decisive. Per guidare l’agricoltura. E i sistemi alimentari”.Onu

Agribusiness

“Le ‘innovazioni tecnologiche’ delle multinazionali agricole e alimentari e le realtà dell’agribusiness ricevono centinaia di miliardi di sostegno pubblico– precisa Garroni-. Al contrario, l’agroecologia è sottofinanziata. Come nutrire in modo sano le popolazioni di tutti i Paesi? Dovremmo tutti puntare a una più equa gestione delle risorse agricole e ittiche. Promuovendo la ‘sovranità alimentare’. Ossia la capacità di ogni Paese di decidere democraticamente. Come, e da chi, il cibo sia prodotto ed elaborato. Le politiche agricole e alimentari non devono essere dettate da una regola, considerata onnipotente. Quella del libero scambio, che penalizza i più vulnerabili. L’obiettivo deve essere l’eliminazione della piaga della fame nel mondo. Per creare una società più equa”.

Italia e Onu

L’Italia quest’anno ospita importanti consessi internazionali. Dal pre-summit che inizia domani a Roma fino al G20 di ottobre. Perciò il governo italiano può giocare un ruolo di primo piano. Per invertire la tendenza. E proporre soluzioni alla fame adatte alle popolazioni vulnerabili. Affinché la comunità internazionale “non ceda ancora alle sirene dell’agribusiness. Puntualizza Garroni: “La partita della lotta alla fame non rappresenta un campionato inferiore rispetto agli Europei di calcio. Ma una finale da vincere a tutti i costi per il benessere dell’umanità“. Dunque “chiediamo al governo Draghi di mettere sul tavolo proposte. Capaci di incidere, nel lungo termine, sulla resilienza delle popolazioni più vulnerabili. Puntando sulla valorizzazione di sistemi innovativi e di successo. Come appunto l’agroecologia. E sulla valorizzazione dei sistemi alimentari locali. Per una trasformazione sostenibile ed equa”.

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