Emergenza Onu
Sos del capo del vertice in programma a novembre a Glasgow, in Scozia. Il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) mostra che il mondo è sull’orlo di un disastro sempre più imminente. “Il peggio deve ancora venire. E a pagarne il prezzo saranno i nostri figli e nipoti. Più che noi stessi”, avvertono gli scienziati. La ricetta per riportare il termometro in equilibrio esiste. E consiste nel dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030. E portarle a uno zero netto entro il 2050. Se non si inverte la rotta, evidenzia l’Onu, nel 2030 potremmo arrivare a +3 gradi. E nel 2.100 fino a 4.
Accordo di Parigi
“E’ uno dei più importanti rapporti scientifici mai pubblicati”, osserva la climatologa Corinne Le Quéré. Il rapporto Onu arriva a tre mesi dalla conferenza di Glasgow. Ritenuta cruciale per il futuro dell’umanità. Una delle questioni centrali sarà la capacità del mondo di limitare il riscaldamento globale a +1,5 gradi rispetto all’era preindustriale. Obiettivo ideale dell’Accordo di Parigi. Anche papa Francesco ha ribadito la necessità di un’economia circolare. Cioè un modello di produzione e consumo che implica condivisione. Prestito. Riutilizzo. Riparazione. Ricondizionamento. Riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti. Contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. E una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione? I materiali di cui è composto vengono reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare. All’interno del ciclo produttivo. Generando ulteriore valore.
Economia circolare
L’economia circolare rappresenta il superamento del modello di sviluppo lineare. Cioè produzione-consumo-smaltimento. Basato sulla produzione e sul consumo ad alta intensità di energia e di risorse naturali. In cui i prodotti, al termine del loro ciclo di vita, diventano rifiuti. Il modello economico tradizionale dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali ed energia. Facilmente reperibili e a basso prezzo. La transizione verso un’economia circolare è necessaria. Soprattutto di fronte a un aumento della domanda di materie prime. E allo stesso tempo a una scarsità delle risorse. Ad essere limitate sono molte delle materie prime. Oltre alle risorse essenziali per l’economia. Ma la popolazione mondiale continua a crescere. E di conseguenza aumenta anche la richiesta di tali risorse finite.
Impatto sul clima
L’impatto sul clima è colossale. I processi di estrazione e utilizzo delle materie prime producono gravi conseguenze sull’ambiente. E fanno salire il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica (CO2). Un uso più razionale delle materie prime contribuisce a diminuire le emissioni di CO2. L’evoluzione verso un modello di economia circolare è un’opportunità di cambiamento. Salvaguardando il capitale naturale. Così si persegue uno sviluppo sostenibile verso un’economia “low carbon”. Capace di adattarsi. E di rispondere adeguatamente a un contesto socio-economico-ambientale sempre più complesso.
Vantaggi
I vantaggi dell’economia circolare sono numerosi. La riduzione della pressione sull’ambiente. Più sicurezza circa la disponibilità di materie prime. Aumento della competitività. Impulso all’innovazione e alla crescita economica. Incremento dell’occupazione. L’economia circolare in Italia (dati Confartigianato) realizza un fatturato di 55,8 miliardi di euro. E un valore aggiunto di 18 miliardi. Pari all’1,1% del Pil. Le attività di riciclo, riuso e riparazione sviluppano 2,2 miliardi di euro di investimenti. E un’occupazione di oltre mezzo milione di addetti. Su questo fronte l’Italia è al primo posto tra i maggiori paesi europei. Per quota di occupati nell’economia circolare. Pari al 2,1% degli occupati di tutti i settori. E superiore all’1,7% della media Ue. La quota dell’Italia si colloca davanti al 2% della Spagna. All’1,6% del Regno Unito. All’1,5% della Francia e della Germania.