Dopo due anni e mezzo dall’invasione della Russia in Ucraina (o dell'”Operazione Militare Speciale”, come la chiamano a Mosca) iniziata ufficialmente il 24 febbraio del 2022, non si percepiscono all’orizzonte spiragli di pace. La situazione complessiva, al contrario, sembra essere peggiorata. La stanchezza dovuta al conflitto sta mettendo sotto pressione il blocco euro-atlantico; situazione peggiorata dallo scoppio della crisi in Medio Oriente, dalle incertezze economiche globali e dalla combattuta campagna elettorale statunitense. Con lo spettro della rielezione di Trump all’orizzonte. La Russia ha intanto conquistato la quasi totalità dell’Ucraina sud-orientale, in particolare l’oblast (o “regione”) di Lugansk e gran parte delle oblast di Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. Nonché il controllo di una piccola parte orientale dell’oblast di Kharkiv. A queste regioni si aggiunge la Crimea, già entrata in orbita russa nel 2014.
Il cambio di strategia ucraino
L’Ucraina ha risposto attaccando una parte del territorio russo. Lunedì scorso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che le forze di Kiev hanno compiuto “piccole avanzate da uno 1 a 3 chilometri” nella regione russa di Kursk, più di due settimane dopo aver lanciato l’incursione a sorpresa. E che “sono in corso azioni attive in altri insediamenti”. A seguito della recente avanzata ucraina in territorio russo, Interris.it ha intervistato il professor Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I) e consigliere per le Politiche di Sicurezza e di Contrasto al Terrorismo del Ministro della Difesa, per approfondire gli sviluppi recenti del conflitto tra Ucraina e Russia. Il prof. Margelletti ci offre un’analisi degli obiettivi strategici di Kiev, della risposta russa e delle conseguenti implicazioni globali, analizzando anche il ruolo del supporto internazionale all’Ucraina e le possibili conseguenze per la sicurezza nucleare.
L’intervista al presidente del Cesi Andrea Margelletti
Quali sono gli obiettivi strategici dell’Ucraina con l’avanzata in Russia?
“Sicuramente ci sono due obiettivi. Il primo dal punto di vista politico: quello di mostrare al mondo che l’Ucraina non è finita, che è in grado anzi di mordere con efficacia ‘l’orso rosso’. Il secondo è tattico: quello di provare ad alleggerire la linea del fronte in Ucraina facendo sì che Putin debba ritirare un po’ di truppe dal fronte ucraino per consolidare le linee di difesa in casa propria”.
Qual è la risposta militare e politica della Russia all’attacco ucraino?
“La distruzione totale e lanciare il maggior numero di missili a disposizione per fare quanti più danni possibile. È bene sottolienare una cosa…”
Quale?
“Che la Russia non fa alcuna distinzione tra obiettivi civili e militari, lo ha dimostrato chiaramente in questi due anni e mezzo di guerra”.
C’è un’escalation in atto da quando l’Ucraina è entrata in territorio russo?
“No, direi di no: la la guerra non è una questione di piccoli gradi. I russi sin dall’inizio hanno cercato di distruggere l’Ucraina facendo tutti i danni possibili. Forse adesso c’è più ‘rabbia’ rispetto a prima; ma dal punto di vista delle risorse militari non si utilizzano novità. Usavano tutto l’arsenale sin dall’inizio. Salvo lo strumento nucleare naturalmente e tutto quello che ha”.
Sembrerebbe una ritorsione…
“La Russia, considerando l’Ucraina una parte di se stessa, considera gli ucraini come dei ribelli. Quindi, sin dall’inizio del conflitto, ha assunto un atteggiamento punitivo nei confronti di questo popolo”.
L’Ucraina ha ricevuto supporto logistico e militare per questa avanzata e da chi?
“L’Ucraina resiste da due anni e mezzo grazie ai supporti militari che una vasta coalizione internazionale le ha dato. Anche nella scelta di entrare in territorio russo, ha usato le armi che ha ricevuto. Non c’è un kit per la difesa dell’Ucraina e un kit per l’ingresso in Russia. Nel corso degli anni abbiamo dato migliaia di armamenti agli ucraini, ed è naturale che ora usino tutto quello che hanno”.
Ci sono, a suo dire, implicazioni per la sicurezza nucleare?
“Direi di no, a meno che i russi non decidano di alzare il livello dello scontro. Ma questa mi pare un’ipotesi estremamente remota in questo momento”.
Come analizza in conclusione questa fase offensiva?
“La situazione complessiva del conflitto russo-ucraino continua a peggiorare e purtroppo non si vede minimamente da parte russa il desiderio di giungere a una tregua e a degli accordi. Neanche a un dialogo costruttivo tra le parti. Gli accordi si fanno con il dialogo; se manca questo, non c’è possibilità di pace”.