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Il nuovo paradigma dell’inclusione delle persone con disabilità

L'intervista di Interris.it al dottor Gaetano Santonocito, presidente di Aias Monza, in merito alle azioni svolte per favorire l'inclusione

L’Associazione Italiana Assistenza Spastici è stata fondata nel 1954 a Roma con l’obiettivo di promuovere e tutelare i diritti, nonché – in alcuni casi – fornire assistenza sanitaria e sociale alle persone con disabilità secondo quanto previsto dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Gli ultimi due anni – profondamente segnati dalla pandemia da Covid – 19 – hanno reso ancora più fondamentali ed inderogabili le risposte da dare in termini sanitari e sociali alle persone con disabilità e alle loro famiglie. In questo – la sezione Aias di Monza – sta svolgendo un ruolo importante in merito all’innovazione dei paradigmi dell’assistenza alle stesse. Interris.it ha intervistato in merito a questi temi il dottor Gaetano Santonocito, Presidente di Aias Monza, Presidente del Comitato Regionale Lombardo di Aias, membro di tutti i tavoli di confronto in materia di disabilità e Terzo Settore presso Regione Lombardia, membro del Consiglio Nazionale delle Aias, dell’Osservatorio Nazionale sulla disabilità costituito presso il Ministero della Disabilità e facente parte dei gruppi di lavoro concernenti le A.p.S. e lo sport all’interno del Forum del Terzo Settore. Mentre – al livello internazionale – è membro del consiglio di amministrazione di Coface Disability Confederation of Family Organisations in the European Union – un’organizzazione europea che si occupa del tema della disabilità nelle famiglie.

Il dottor Gaetano Santonocito

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone Aias di Monza?

“Aias di Monza nasce come tutte le Aias in qualità di associazione genitoriale, ossia da genitori che avendo in casa una persona con spasticità – nel caso di Monza cinquant’anni fa – si sono dovuti organizzare per dare delle soluzioni ai propri figli. Quindi, riesce ad avere il centro di riabilitazione accreditato con la Regione Lombardia e, da lì, dà prestazioni a un numero notevole di persone con disabilità di tutto il territorio dell’Ats Brianza, che è molto vasto. Lo scorso anno abbiamo avuto 1050 pazienti per un totale di circa 50 mila prestazioni annue erogate. L’obiettivo è quello di raggiungere quelli che sono i dettami della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità che impone alle nazioni di curare non solo l’aspetto sanitario delle persone con disabilità ma anche ciò che riguarda l’inclusione scolastica, lavorativa e di socializzazione. Per raggiungere tale obiettivo otto anni fa abbiamo costituito uno Sfa – ossia un Servizio di Formazione all’Autonomia – e attivato da tre anni una società sportiva dilettantistica per le persone con disabilità”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro riguardo all’inclusione delle persone con disabilità?

“Credo che il futuro per le persone con disabilità sarà più roseo rispetto al passato perché c’è sempre più attenzione alle stesse, prova ne sia che oggi sono nella scuola e nel mondo del lavoro, un elemento che – anche solo venti o trent’anni fa – non era per nulla scontato. L’attenzione rispetto a questi temi è sempre migliore. Per quanto riguarda l’Aias in particolare cerchiamo – non solo di dare una risposta – ma, di dare una risposta qualitativamente superiore, formando il nostro personale anche per quanto riguarda le tecniche più innovative. Non è un caso che, da qui a qualche mese, avremo in attività una specifica aula – rivolta anche ai ragazzi con autismo – la quale, utilizzando un sistema denominato “Nirvana”, consentirà di fare della psicomotricità in modo più gradevole nonché aggiornato secondo le tecnologie in uso”.

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