Nigeria, allarme per il gigante africano dai piedi di argilla

Nigeria

Foto di Peggy und Marco Lachmann-Anke da Pixabay

Allarme Nigeria. Il paese più popoloso dell’Africa è attraversato da una raffica di proteste contro il carovita e per le gravi difficoltà economiche. A poco sono serviti l’intervento militare e l’apertura al dialogo da parte del presidente Bola Tinubu. “Le proteste, a tratti violente sono scoppiate in tutto il paese per via della crescita del costo della vita – osserva l’Ispi-. Le politiche economiche del presidente, tra cui i tagli ai sussidi e minori controlli sulla valuta, hanno fatto accelerare l’inflazione in Nigeria che a giugno ha toccato quasi il 35%, ai massimi dal 1996. Addirittura, nell’ultimo anno il prezzo di alcuni beni alimentari come pane e fagioli è esploso, aumentando relativamente del 117% e del 252%”. Tinubu è convinto che il suo piano economico sia necessario per rilanciare l’economia nigeriana, troppo dipendente dalle risorse naturali. Non è detto che il popolo avrà la pazienza di aspettare i risultati. Intanto sono stati arrestati un centinaio di manifestanti che sventolavano bandiere russe. Il portavoce della polizia, Olumuyiwa Adejobi e quello del servizio di intelligence interna (Dss) riferiscono di aver “arrestato alcuni sarti dello stato di Kano responsabili della produzione delle bandiere russe distribuite nella regione”. Un’indagine è stata aperta per chiarire le responsabilità e le dinamiche dell’accaduto.

Militari del contingente Onu in Nigeria (© Keystone)

Emergenza Nigeria

“Lo sviluppo e i progressi dell’Africa devono di necessità passare, in non poca misura, dalla Nigeria. È qui che vive quasi un africano su cinque- sottolinea Giovanni Carbone, Head Programma Africa Ispi- Si è attesa invano una inversione di rotta, dopo anni di crescita esigua e di dilagante insicurezza“. Manca il rilancio dei principi democratici nella regione, in risposta al recente ripresentarsi dei colpi di stato e alle spinte contrarie appoggiate da grandi potenze autoritarie. La presenza nella folla di manifestanti con bandiere russe è un gesto fortemente condannato dal capo dell’esercito nigeriano. “Alcuni individui addestrano altre persone a portare bandiere russe in Nigeria. La sovranità della Nigeria è attraversare la linea rossa e non lo accetteremo”, avverte il capo di stato maggiore dell’esercito. Il generale Christopher Musa è intervenuto a un briefing ad Abuja. La Nigeria settentrionale condivide stretti legami culturali, religiosi e socioeconomici con i Paesi vicini della regione del Sahel. Queste nazioni hanno recentemente subito una serie di colpi di stato guidati da militari alleati con la Russia. La giunta militare al potere in Mali, per esempio, ha rotto le relazioni diplomatiche con l’Ucraina dopo la conferma del ruolo di Kiev in una pesante sconfitta. Si tratta dei combattimenti tra l’esercito maliano (sostenuto dal gruppo paramilitare russo Wagner) e i separatisti e i jihadisti al confine con l’Algeria.

Foto di Mili K. su Unsplash

Instabilità

Nell’instabile regione del Sahel e in altre nazioni del continente, tra cui il Centrafrica, sono operativi da tempo i mercenari della ormai ex Wagner, confluita in una nuova struttura militare chiamata Africa Corps, che opera sotto il ministero della Difesa di Mosca. Frustrati dalle crescenti difficoltà economiche, i nigeriani stanno organizzando proteste a livello nazionale contro la peggiore crisi del costo della vita del Paese da una generazione a questa parte. Con l’impennata della mobilitazione sui social media, le autorità temono una replica delle manifestazioni del 2020 contro la brutalità della polizia in questa nazione dell’Africa occidentale. O un’ondata di violenza simile alle proteste del mese scorso in Kenya, dove un aumento delle tasse ha portato al caos nella capitale Nairobi. Il governo del presidente nigeriano Bola Tinubu si dice determinato a prevenire un simile scenario in un Paese che è stato a lungo uno dei principali produttori di petrolio in Africa. Ma i cui cittadini sono tra i più poveri al mondo. Le forze di sicurezza sono state dispiegate sulle strade principali delle città, tra cui la capitale Abuja e la più grande del Paese, Lagos. Le autorità hanno sottolineato gli aspetti positivi della situazione odierna, invitando gli organizzatori ad accantonare i piani di protesta. “È una protesta il catalizzatore del progresso di cui abbiamo bisogno ora? Sono fermamente convinto che non lo sia. Al contrario, potrebbe annullare i modesti guadagni che abbiamo ottenuto”, dichiara il governatore di Lagos Babajide Sanwo-Olu.

Foto: Aiuto alla Chiesa che Soffre

Proteste

I politici e i legislatori nigeriani, spesso accusati di corruzione, sono tra i meglio pagati in Africa. Persino la moglie del presidente – la cui carica non è prevista dalla Costituzione – ha diritto a suv e altri lussi finanziati dai contribuenti. La popolazione nigeriana è composta da oltre 210 milioni di persone – la più numerosa del continente – è anche tra le più affamate del mondo. Il governo della Nigeria fatica a creare posti di lavoro. Le difficoltà economiche sono cresciute sotto la guida di Tinubu, che ha promesso una “rinnovata speranza” quando ha prestato giuramento nel maggio 2023. E sono imputate all’aumento dell’inflazione, che ha raggiunto i massimi dal 1996. E alle politiche economiche del governo che hanno spinto la valuta locale ai minimi storici rispetto al dollaro. I media locali hanno riferito che gli organizzatori delle proteste hanno rifiutato la proposta della polizia nigeriana di tenere le manifestazioni in spazi ristretti, facilmente controllabili dalle forze di sicurezza. “Tante persone stanno lottando per sopravvivere”, ha detto il reverendo Peter Odogwu durante il suo sermone in una chiesa della capitale nigeriana, Abuja. “Ci sono così tante difficoltà ed è per questo che collettivamente le persone vogliono parlare”, ha detto il sacerdote cattolico. “Ma c’è tanta opposizione da parte del governo che cerca di scoraggiare le persone dall’uscire”, aggiunge. La frustrazione è diffusa, anche se è peggiore nel nord-est della Nigeria. Dove la guerra più lunga del mondo contro la militanza ha lasciato 4,8 milioni di persone con un disperato bisogno di cibo, secondo l’agenzia alimentare delle Nazioni Unite. In tutto il Paese, almeno 32 milioni di nigeriani soffrono la fame acuta, pari al 10% del carico globale, secondo il Programma alimentare mondiale.

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Nigeria malnutrita

Il Programma alimentare mondiale (Pam) è la più grande organizzazione umanitaria impegnata nella lotta per sradicare la fame e la malnutrizione nel mondo.  “I tassi di malnutrizione e di insicurezza alimentare nei tre Stati del nord-est non sono mai stati così gravi come quest’anno, ma non sono mai stati così gravi nemmeno in tutto il Paese”, afferma David Stevenson, direttore nazionale del Pam in Nigeria. Il governo ha cercato di difendere i suoi successi e i suoi sforzi per alleviare le difficoltà. Citando i convogli di camion di cibo inviati negli Stati più colpiti, il sostegno in denaro alle famiglie e alle imprese. E una nuova legge che ha più che raddoppiato il salario minimo dei lavoratori statali. Ma il nuovo salario minimo mensile di 43 dollari è sei volte inferiore a quello di cui i sindacati hanno dichiarato di aver bisogno per coprire la perdita di valore della naira, la valuta nigeriana. Gli avversari del presidente nigeriano affermano che ha ottenuto risultati inferiori alle aspettative che lo hanno catapultato al potere 14 anni fa. I critici sottolineano le micidiali crisi di sicurezza nel nord della Nigeria, devastato dal conflitto. E un’economia in difficoltà, che una volta era classificata come la più grande dell’Africa, ma che quest’anno è destinata a scivolare al quarto posto, secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale.

Un fiume nigeriano (© Stefania Buletti da Pixabay)

Riforme mancate

Tra le riforme economiche del governo, la sospensione dei decennali e costosi sussidi per il gas e le misure adottate dalla banca centrale del Paese. E cioè le svalutazioni monetarie per fermare la distorsione del tasso di cambio. Tutto ciò avrebbero dovuto far risparmiare il governo e sostenere gli investimenti esteri in calo. Ma non è stato così. La loro scarsa applicazione, infatti, ha avuto un effetto a catena sul prezzo di quasi tutto il resto, dicono gli analisti, che sottolineano soprattutto l’assenza di programmi di sostegno adeguati e tempestivi. La sospensione dei sussidi per il gas ha più che raddoppiato il prezzo della benzina. In un Paese in cui milioni di persone hanno poca o nessuna elettricità, questo ha significato più soldi spesi per il carburante dei generatori e un numero crescente di persone che si recano al lavoro a piedi a causa dell’aumento dei costi di trasporto. Sempre più persone sono costrette a fare più lavori. “I lavori che non si facevano prima, quando è arrivato Tinubu, tutti noi abbiamo iniziato a farli”, racconta James Ayuba, un operaio che vive ad Abuja. La sua famiglia ha dovuto trasferirsi dal centro della città alla periferia, dove la vita è più economica e i costi sono più bassi. Ha anche trovato un secondo lavoro, ma la sua famiglia fa ancora fatica a comprare cibo e altre necessità di base. “In Nigeria è tutto sottosopra”, ha detto il padre di tre figli.

 

Giacomo Galeazzi: