Naufragio Crotone, Ramonda: “Una tragedia che non ci può lasciare indifferenti”

E’ un’ingiustizia somma, una ferita contro l’umanità, contro la dignità dell’essere umano. Queste tragedie, i migranti che muoiono in mare o sulle rotte balcaniche, non riguardano solo l’Italia o l’Europa, ma deve interpellare il mondo intero”. E’ quanto ha dichiarato il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, intervistato da Interris.it riguardo alla tragedia sul litorale di “Steccato” di Cutro, sulle coste calabresi, dove un caicco si è spezzato in due facendo cadere in mare le persone che trasportava: al momento le vittime accertate sono 62, tra cui anche due gemellini di pochi anni e un bimbo di alcuni mesi. Nel naufragio, secondo alcune stime, sarebbero morti una ventina di bambini.

Cosa ci insegna questa ennesima tragedia del mare?

“Questa tragedia immane ci sconvolge perché dobbiamo pensare a questi bambini, uomini e donne, come se fossero i nostri figli, i nostri fratelli e sorelle. Una tragedia che non ci può più lasciare indifferenti, non possiamo più fare solo riflessioni”.

Come affrontare il problema dei flussi migratori? 

“L’Italia deve diventare una forza trainante, andare contro corrente affinché si smuovano anche le coscienze delle grandi potenze. E’ arrivato il momento di comprendere che il problema delle migrazioni è inarrestabile e globale. E’ inammissibile lasciare in balia del mare le persone. Bisogna accoglierli, andare a ‘raccoglierli’, prevenire queste tragedie. Inoltre, tutti i Paesi europei dovrebbero impegnarsi affinché ci sia un’equa redistribuzione dei migranti, non possono farsene carico solo i Paesi di arrivo. Sarebbe necessario, inoltre, impegnarsi in campagne di investimenti nei Paesi di partenza dei profughi, affinché si creino le giuste condizioni di sviluppo e crescita: nessuno deve essere costretto a lasciare la propria terra a causa della mancanza di lavoro o della miseria”.

Vuole fare un appello affinché non si debba assistere più a queste tragedie?

“L’Italia, culla della cristianità, deve avere un sussulto di coscienza, al di là del colore politico di chi la governa, deve dare una risposta evangelica, nel senso più umano del termine. Oltre a chiedere all’Europa di impegnarsi a fare la sua parte, l’Italia dia una risposta di accoglienza a 360 gradi, senza sé e senza ma”.

Manuela Petrini: