Osvaldo Napoli, parlamentare di lungo corso di Forza Italia e presidente dell’Anci (tra i mandati dei dem Sergio Chiamparino e Graziano Del Rio) è lo storico sindaco di Giaveno (17 mila abitanti nella piemontese Val Sangone) e per l’Associazione nazionale dei comuni italiani si è sempre occupato in particolare dei disagi della popolazione che vive nei piccoli centri. A Interris.it spiega in che modo, nelle aree periferiche e di montagna, “la pandemia fa scontare agli anziani delle aree periferiche e di montagna 15 anni di strategie sanitarie sbagliate”.
In che modo l’emergenza Covid-19 grava sui piccoli comuni?
“C’è molta differenza tra la teoria e la pratica. Sulla carta, l’emergenza sanitaria è interamente coperta dalle aree metrolitane attraverso il sindaco del capoluogo e i diversi consorzi socio-assistenziali. Sono questi consorzi a farsi carico dei piccoli centri che ne fanno parte”.
Perché specifica che ciò accade “sulla carta”?
“L’organizzazione prevede che i piccoli comuni vengano raggiunti e assistiti attraverso i consorzi, ma nello tsunami epidemico provocato dal coronavirus la copertura risulta tragicamente insufficiente”.
E’ una carenza di fondi?
“Il governo ha stanziato una cifra palesemente inadeguata ad una pandemia. Ad un comune come il mio che ha quasi 18 mila abitanti viene destinata una somma di 140 mila euro per il primo intervento, quello che serve a fornire generi alimentari ai più bisognosi. Anche qui in teoria, capire a chi destinare queste risorse così limitate sembra facile perché i consorzi socio-assistenziali hanno già le liste delle persone in situazioni di disagio economico. Però la realtà è ben diversa e davanti agli uffici del comune ci saranno lunghissime file di cittadini che chiedono un sostegno. Fare i sindaci in queste condizioni è difficilissimo dal punto di vista umano e anche sotto il profilo operativo”.
Può farci un esempio?
“Poco fa mi ha fermato un uomo convinto di aver diritto a un aiuto ecobomico pubblico per l’emergenza coronavirus, ma ha 15 mila euro annuo certificati dall’Isee. Tutti vengono a chiedere e ancor più accadrà nei prossimi giorni. Mi dicono: “Io con 600 euro al mese non arrivo a fine mese” e hanno ragione ma per la legge se hanno un immobile intestato a loro non rientrano nei requisiti per il sussidio statale. E’ una situzione insostenibile. Conosco anziani che con 400 euro al mese di pensione non possono far fronte alle più basilari necessità.
Perché l’Italia paga un prezzo così alto alla pandemia?
“Negli ultimi quindici anni, con i governi di ogni colore politico, sono stati inesorabilmente chiusi tutti gli ospedali dei mantagna e i piccoli comuni sono stati letteralmente martoriati. E oggi, in piena pandemia, queste strutture che ormai cadono a pezzi sarebbero state utilissime se non fossero state falcidiate dai tagli sanitari. Quasi tutte sono state azzerate, alcune sono diventati presidi di primo intervento dove in genere si va per farsi un’iniezione. Già prima della spaventosa emergenza provocata dal Covid-19 la chiusura di queste strutture avevano creato gravi problemi agli anziani che abitato in zone di montagna difficilmente raggiungibili”.
Cosa accadrà adesso?
“Si stanno attrezzando in tutta fretta reparti di rianimazione in edifici moderni che poi, passata tra due anni l’ondata epidemica, non avremo i soldi per mantenere in funzione. I più penalizzati sono gli anziani che vivono in zone periferiche e di montagna. Il mio comune ha 110 frazioni, una settantina delle quali sono abitate solo da persone molto avanti con gli anni. Per arrivare in comune impiegano mezz’ora, quaranta minuti e per raggiungere il primo ospedale, quelli di Rivoli, occorrono 50 minuti. Che senso ha aver chiuso tutte le strutture sanitarie periferiche?”