All’emergenza freddo a Napoli risponde la Chiesa. Prima della diocesi partenopea a far proprio l’appello del Papa a sostegno dei clochard erano state le Caritas di Matera-Irsina, Gorizia, Bari-Bitonto. La Comunità Papa Giovanni XIII. La Capanna di Betlemme a Chieti e Casa Manuela a Vasto. Il Vicariato di Roma nella “Fraterna Domus” di Sacrofano con i Frati Minori della Provincia romana. Sos maltempo, dunque. E la Curia di Napoli prepara i letti ai clochard nell’archivio diocesano. Il volontariato, cattolico e non, “assicura la necessaria collaborazione, provvedendo alla distribuzione di derrate alimentari”, spiegano i promotori dell’iniziativa caritativa. Si tratta di un “intervento di emergenza“, puntualizza l’arcivescovo di Napoli, monsignor Mimmo Battaglia. Di fronte a “una situazione che mette a grave rischio la vita stessa di quanti sono costretti a vivere per strada”.
A Napoli senza dimora
Dunque l’archivio della Curia di Napoli diventa un ricovero per senza tetto in questi giorni di gelo nel capoluogo campano. Lo ha deciso l’arcivescovo Mimmo Battaglia, che, in una nota, illustra il progetto di soccorso contro il freddo killer. “Le basse temperature di questi giorni hanno provocato un grave disagio per i fratelli senza dimora– evidenzia il presule-. L’Ufficio Confraternite della Curia, quindi, ha trasferito in una sede provvisoria i materiali dell’Archivio, custoditi fino a oggi in Via Duomo 8″. Caritas di Napoli e Comunità di Sant’Egidio, poi, hanno provveduto a ripulire e organizzare i locali. “Per disporre di un maggior numero di posti per l’accoglienza notturna“. precisa l’arcivescovo Battaglia. In pandemia quella dei senza fissa dimora è un’emergenza nell’emergenza.
L’appello di Francesco
Papa Francesco ha rivolto più volte il suo pensiero ai clochard. La loro condizione di pericolo a causa del freddo killer, ricostruisce Vita.it, è questione considerata dal Pontefice di primaria importanza. Jorge Mario Bergoglio ha destinato l’uso di Palazzo Migliori, a due passi dal colonnato di San Pietro, a centro di accoglienza per i senzatetto. In precedenza aveva ospitato una congregazione religiosa femminile. Ora è una struttura di quattro piani e duemila metri quadri. Affidata all’Elemosineria apostolica e gestita dalla comunità di Sant’Egidio. In precedenza Francesco aveva provveduto a opere di carità a loro riservate. Come l’attivazione di un presidio sanitario. L’erogazione di servizi docce, lavanderia, barberia e distribuzione di generi di prima necessità.
Condizione di fragilità
“Sul giornale- ha fatto notare Francesco, durante una meditazione mattutina–, c’è una foto che colpisce il cuore: tanti senzatetto di una città sdraiati in un parcheggio. Preghiamo per coloro che sono senza fissa dimora. Perché uomini e donne in ogni società si accorgano di questa realtà e aiutino. E la Chiesa li accolga”. È ritornato sul punto, inoltre, nel messaggio Urbi et orbi di Pasqua: “Non è questo il tempo dell’indifferenza– ha affermato –, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia. Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senzatetto. Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. Non facciamo loro mancare i beni di prima necessità, come pure le medicine e, soprattutto, la possibilità di adeguata assistenza sanitaria“.
Senso della vicinanza
Il Pontefice richiama la gravità e l’impellenza della questione-clochard. Reclamando la dignità di coloro che non hanno una casa in cui stare. Cercando di sradicare la cultura dello scarto. Continuando ad invocare l’aiuto di Dio. Chiedendo ancora una volta a Madre Teresa di Calcutta “che risvegli in noi il senso della vicinanza a tante persone che nella società, nella vita normale, vivono nascoste ma, come i senzatetto, nel momento della crisi, si evidenziano così”.