Nanni (Caritas): “Aiutare le famiglie a superare i momenti di difficoltà”

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Foto di Taylor Flowe su Unsplash

In Italia, le famiglie con minori in stato di povertà sono tante e, proprio tra i bambini e le bambine nella fascia tra 0 e 3 anni, si registra l’incidenza più alta di povertà assoluta. Quest’ultima si attesta attorno al 14,7% e, di conseguenza, quasi un infante su sei tra 0 e 3 anni, vive al di sotto della soglia minima in grado di garantire il soddisfacimento delle necessità di base.

Lo studio

L’emersione di nuove fragilità sociali che lambiscono maggiormente l’infanzia e la correlata volontà di lenirle promuovendo la fruizione dei diritti, ha spinto Caritas Italiana e Save the Children all’approfondimento di questi temi con la stesura della ricerca intitolata “Povertà minorile e aspirazioni: uno sguardo sull’Italia”. Interris.it, in merito ai dati emersi da quest’opera, ha intervistato il dott. Walter Nanni, sociologo, responsabile dell’ufficio Studi di Caritas Italiana e Focal Point per Caritas Europa sui temi della ricerca e della promozione degli Osservatori Caritas sulla Povertà.

Infanzia (© 👀 Mabel Amber, who will one day da Pixabay)

L’intervista

Dottor Nanni, quali sono gli aspetti principali emersi dalla ricerca pubblicata da Caritas e Save the Children sulla povertà infantile?

“È emerso che, le famiglie più povere, molto spesso, sono quelle che hanno dei bambini. Molti nuclei familiari in cui ci sono figli nella fascia d’età 0 – 3 anni, sono utenti della Caritas. Circa 14 mila famiglie si trovano a vivere tale situazione e, questo dato, ci pone di fronte ad un grave allarme. Queste persone dovrebbero essere assistite dai servizi sociali, considerata la presenza di soggetti in condizioni di estrema fragilità come i bambini. Inoltre, gran parte di queste, intorno al 70%, sono famiglie di stranieri ed hanno un unico figlio”.

Quali sono le maggiori difficoltà delle famiglie con minori a carico?

“Approfondendo le loro difficoltà abbiamo visto che sussiste un problema legato all’acquisto delle medicine, dei pannolini e degli alimenti per neonati. C’è però una certa sorpresa perché, anche questi, dovrebbero essere dei beni forniti in modo gratuito dalle amministrazioni pubbliche ma, invece, per quanto riguarda determinati aspetti e situazioni, si fa ancora fatica ad avere una presa in carico sufficiente. Oltre a ciò, chiedendo alle mamme quali sono le loro principali rinunce, è emerso che c’è un numero considerevole di loro, circa il 14%, che non riesce ad avere la possibilità di portare il proprio bambino dal pediatra. Questo è un aspetto molto negativo in quanto, tale specialista, consente di avere una programmazione delle attività sanitarie e, conseguentemente, la situazione descritta implica che, alcuni, non conoscano questo diritto oppure che, il pediatra, si trova lontano dal loro domicilio o è inaccessibile”.

In che modo, le condizioni di povertà, gravano sulle loro aspettative per il futuro?

“In riguardo alle aspettative per il futuro, quando abbiamo chiesto ai genitori cosa si aspettano per l’avvenire dei loro figli, è emerso un atteggiamento di speranza e questo costituisce un elemento positivo. Molte mamme auspicano che, le proprie figlie si possano laurearare e trovare lavoro in futuro. Quindi, anche di fronte alle difficoltà di genitori con bambini molto piccoli, ovvero nella fascia 0 – 3 anni, sperano che la loro situazione possa cambiare e, di conseguenza, che i loro figli possano stare meglio. In loro, quindi, prevale la fiducia”.

Com’è impegnata Caritas nel supporto ai bambini e agli adolescenti in difficoltà?

“La Caritas, nel 70% dei casi, eroga un aiuto di tipo materiale, soprattutto cibo, vestiti, alimenti per bambini e giocattoli. Tutto ciò viene fatto sia attraverso la formula tradizionale del pacco viveri ma, nel caso di famiglie con minori, è sempre più frequente il ricorso agli empori della solidarietà a cui vengono indirizzate in via prioritaria. In questo modo, i nuclei familiari con bambini, possono scegliere gli alimenti più giusti in funzione delle esigenze alimentari specifiche dei più piccoli. Oltre a questo, vengono svolte anche delle azioni di mediazione di comunità, ovvero si mettono in contatto le famiglie in condizioni di fragilità con la rete del territorio e dei volontari, al fine di favorire un inserimento ed un’integrazione sociale per aiutarle a superare i momenti di difficoltà”.

Christian Cabello: