“Accessibilità vocale”: la parola a chi non parla. Oltre il mutismo

Logo Interris - "DISTURBA GLI OSPITI". BIMBO AUTISTICO ESCLUSO DA UN B&B

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: "DISTURBA GLI OSPITI". BIMBO AUTISTICO ESCLUSO DA UN B&B

Oltre il mutismo. La disabilità del linguaggio è una forma di disabilità che impedisce a una persona di produrre o articolare le parole pronunciate. Questa incapacità va dalla difficoltà di pronunciare le sillabe con scioltezza alla completa perdita della voce. E persino all’alterazione di qualsiasi voce riconoscibile. Il pericolo del mutismo angoscia i genitori. Quando il bambino non parla dopo i primi anni di vita scatta l’allarme. Secondo le ultime stime, l’incidenza del mutismo selettivo sulla popolazione riguarda 7 bambini su 1000. Il disturbo interessa maggiormente le femmine rispetto ai maschi. La comparsa del mutismo avviene intorno ai quattro anni. Ossia quando i bambini iniziano ad avere i primi contatti con il mondo esterno alla famiglia. Soprattutto attraverso la scuola materna. Il mutismo selettivo colpisce bambini con differenti capacità cognitive. Nei bambini con mutismo Selettivo possono essere presenti ulteriori difficoltà di linguaggio. Si tratta di un single più frequente in bambini che vivono in famiglie socialmente isolate. In nuclei bilingui. O che appartengono a minoranze etniche. O con altri componenti della famiglia ansiosi, timidi. O che presentino difficoltà nelle relazioni sociali.

Oltre il mutismo

L’Università dell’Illinois recluterà volontari. Pagati per contribuire con campioni vocali a creare un set di dati “privato, non identificato“. Che potrà essere utilizzato per addestrare modelli di apprendimento automatico. Il gruppo si concentrerà all’inizio sull’inglese americano. E punta a estendersi in futuro ad altre lingue. Il progetto è sostenuto anche dalla Davis Phinney Foundation e dal Team Gleason. “Le interfacce vocali dovrebbero essere disponibili per tutti. Comprese le persone con disabilità“, afferma Mark Hasegawa Johnson. Prosegue il docente dell’Università dell’Illinois: “Questo compito è difficile. Perché richiede molte infrastrutture. Proprio quelle che possono essere supportate dalle principali società tecnologiche”. Quindi, sottolinea, “abbiamo creato un team interdisciplinare unico. Con esperienza in linguistica, parlato, intelligenza artificiale, sicurezza e privacy“. Non è il primo progetto dei big della tecnologia in chiave inclusione.

Accessibilità

Un’iniziativa sulla scia dell’istituzione della giornata mondiale. Cioè il “Global Accessibility Awareness Day” che ricorre il 19 maggio. Microsoft ha inaugurato un Inclusive Tech Lab per nuove funzionalità software e mettere a punto una serie di accessori. Meta, la casa madre di Facebook, usa l’intelligenza artificiale per creare descrizioni delle foto per le persone non vedenti. Google ha portato la titolazione automatica su Chrome, il programma per navigare su Internet. VoiceOver di Apple descrive con esattezza quello che appare sul display del telefono. Infine la chiavetta per la tv di Amazon supporta lo streaming audio per gli apparecchi acustici. Quindi aumenta l’impegno della tecnologia in chiave accessibilità. Come dimostra il caso più recente dell’attore Val Kilmer. A cui l’intelligenza artificiale ha restituito la voce per il film “Top Gun“. Dopo una tracheotomia per un cancro alla gola.

Speech Accessibility

I big della Silicon Valley, da Apple a Meta, da Google a Microsoft ad Amazon, sono coinvolti con i ricercatori dell’Università dell’Illinois in un progetto che si chiama “Speech Accessibility”. L’obiettivo è migliorare il riconoscimento vocale per le persone affette da patologie che colpiscono il linguaggio come la malattia di Lou Gehrig. Il Parkinson. La paralisi cerebrale. La sindrome di Down. Solo per citarne alcune. Le società tecnologiche nell’ultimo decennio hanno lanciato vari strumenti. Pe esempio Siri, Alexa, Google Assistant. Sistemi che aiutano quotidianamente a svolgere tante funzioni senza l’uso delle mani. Attivandole solo con la voce.

Riconoscimento vocale

Il riconoscimento vocale alla base di questi software non è così scontato. Soprattutto per persone affette da patologie che colpiscono il linguaggio. Patologie che solo negli Stati Uniti, secondo il National Institutes of Health, colpiscono decine di milioni di persone. Spesso lo spettro vocale di questi pazienti non è infatti riconosciuto dagli algoritmi di intelligenza artificiale. Il progetto “Speech Accessibility” mira proprio a migliorare questo sistema. Raccoglierà campioni di discorsi da individui che rappresentano una maggiore varietà di modelli linguistici. Per “allenare” gli algoritmi.

Giacomo Galeazzi: