Violenze sulle donne in Nord Kivu. Allarme Msf

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A lanciare l’allarme è Msf. Sono 48 al giorno i casi di violenza sessuale che Medici senza frontiere cura quotidianamente nei campi per sfollati nei pressi di Goma. La città-epicentro nella Repubblica Democratica del Congo è la capitale provinciale del Nord Kivu. “Per mesi le nostre équipe hanno trattato un numero elevato di casi. Ma mai su scala catastrofica come nelle ultime settimane – afferma Jason Rizzo, coordinatore Msf per l’emergenza nel Nord Kivu-. Quasi il 60% delle vittime si presenta entro 72 ore dall’attacco. A dimostrazione che si tratta di un’emergenza medica e umanitaria continua”. Cifre scioccanti e probabilmente inferiori al numero reale. Poiché tengono conto solo delle consultazioni effettuate nei luoghi in cui Medici senza frontiere è presente. “Oltre 600 mila persone vivono in questi campi sovraffollati in condizioni estremamente disagiate. Le carenze di beni di prima necessità stanno esacerbando le vulnerabilità e i rischi. In particolare per le donne- aggiunge Jason Rizzo-. È urgente migliorare le condizioni di vita di queste persone e garantire la loro protezione“.

Allarme infanzia

Sull’infanzia i dati sono forniti dal cluster dell’istruzione nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Un gruppo di lavoro guidato da ministero dell’Istruzione, Save the Children e Unicef. Sono state attaccate oltre 150 scuole su un totale di circa 6.800 nella provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. 18 scuole sono attualmente occupate da gruppi armati. E 113 sono utilizzate come rifugio temporaneo per gli sfollati interni. Gli attacchi alle scuole nella Repubblica Democratica del Congo stanno avendo un impatto devastante sull’istruzione dei bambini, con circa il 4% delle scuole occupate o rese inutilizzabili. Il Nord Kivu è una delle province del Paese più colpite dal conflitto. Nell’ultimo anno, quasi un milione di persone sono rimaste sfollate a causa di violenti scontri.

Distruzione

Il conflitto imperversa in alcune zone del Paese da quasi tre decenni. E i bambini ne stanno pagando il prezzo più alto. I gruppi armati hanno preso di mira le scuole, bruciando spesso banchi e sedie e privando i bambini di uno spazio sicuro in cui apprendere. Alphonsine, 13 anni, di Nyiragongo, ha lasciato il suo villaggio sei mesi fa e ora vive in un campo per sfollati. La sua scuola è attualmente occupata da gruppi armati. “Un giorno ho incontrato il preside della nostra scuola e due miei amici nel campo. Il preside ha detto che la nostra scuola è stata distrutta dalle bombe”, racconta. “Le persone armate che la occupano hanno portato via le porte e le finestre. Il preside ci ha detto che riprenderemo la scuola solo quando la guerra cesserà”. Migliaia di bambine e bambini in tutto il Paese non possono frequentare la scuola, perché fuggono dalla violenza. E vivono in campi o in strutture di fortuna.

Allarme Msf

Oltre 670 vittime di violenza sessuale sono state curate in due settimane dalle équipe di Medici Senza Frontiere. Più della metà delle vittime, 360 persone, sono state assistite a Rusayo, tra gli insediamenti più grandi e sorti più di recente. Le altre nei campi a Bulengo, Lushagala, Kanyaruchinya, Eloime e Munigi. Msf garantisce cure mediche e supporto psicologico gratuitamente a tutte le vittime di violenza sessuale nei principali campi per sfollati nei dintorni di Goma. Per evitare complicazioni mediche legate alla violenza sessuale, è fondamentale che le vittime si rechino in una struttura sanitaria entro 72 ore per ricevere adeguato supporto. A partire da maggio 2022, i team di Msf lavorano nei campi per rifugiati nei dintorni di Goma. Fornendo cure mediche gratuite e rifornimenti di acqua potabile. Oltreché costruendo latrine e docce dove c’è più urgenza.  Medici senza frontiere ha inoltre risposto alle epidemie di colera e morbillo in alcuni campi. E organizzando campagne vaccinali. Le équipe di Msf lavorano inoltre a Sake e Kanya, nella provincia del Nord Kivu, e a Minocva, nel Sud Kivu, per migliorare l’accesso alle cure. In queste aree dove decine di migliaia di sfollati hanno trovato rifugio.

Scontri

Nel Nord Kivu, Msf continua a garantire l’accesso gratuito alle cure mediche di base a Rutshuru, Kibirizi, Bambo, Binza, Mweso, Masisi and Walikale. Quasi tutte le vittime curate da MSF sono donne. E la maggior parte racconta di essere stata aggredita mentre cercava cibo o legna fuori dai campi per sfollati. A Rusayo, Bulengo e Kanyaruchinya, più della metà ha riferito di essere stata assalita da uomini armati. Questi numeri scioccanti riflettono l’estrema vulnerabilità e il rischio di violenza cui sono esposti gli sfollati nell’area. Si tratta inoltre di numeri parziali poiché tengono conto solo delle consultazioni effettuate dalle équipe di Msf nei campi in cui l’organizzazione è presente. Gli scontri nel Nord Kivu tra l’esercito congolese e diversi gruppi armati, tra cui l’M23, hanno costretto più di un milione di persone a fuggire dalle loro case dal marzo 2022. Oltre 600.000 hanno trovato rifugio nei campi alla periferia della città di Goma. Dove le condizioni sono spesso sovraffollate e insalubri.

Rifugi

“Dopo essere arrivati qui, uno dei miei bambini ha cominciato a mostrare segni di malnutrizione. Non potevo rimanere a guardare senza fare nulla. Ho deciso di andare nella foresta per raccogliere della legna che poi avrei venduto per comprare del cibo. In quel momento ho incontrato dei banditi che mi hanno aggredita” racconta una delle donne che vive nel campo di Rusayo. Nonostante diverse organizzazioni umanitarie nelle ultime settimane abbiano incrementato la loro attività, le condizioni di vita dei campi nei dintorni di Goma restano disastrose. Le persone vivono senza poter soddisfare i bisogni di base, non hanno cibo, latrine e rifugi. La carenza di assistenza umanitaria aumenta la vulnerabilità delle persone ed esaspera il rischio delle violenze a cui potrebbero essere soggette. “È urgente migliorare le condizioni di vita delle persone nei campi. I bisogni primari, come l’accesso al cibo, all’acqua e ai servizi igienici devono essere garantiti. Così come adeguate misure di protezione nei confronti delle donne” conclude Rizzo di Msf.

 

Giacomo Galeazzi: