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Mons. Massara: “Ora la carità ha bisogno di gesti concreti”

L'arcivescovo della diocesi di Camerino-San Severino lancia un concorso per i più piccoli: "Senza solidarietà, annunciamo un Vangelo vuoto"

Un arcobaleno con le mani al cielo e una scritta “Andrà tutto bene”. È il primo disegno che mons. Francesco Massara ha ricevuto per posta da una bambina di sei anni. L’arcivescovo della diocesi di Camerino-San Severino ha lanciato un’iniziativa: si chiama Coronart ed è un vero e proprio concorso rivolto ai più piccoli della diocesi a cui viene chiesto di superare questo periodo difficile attraverso l’arte: un’idea che vuole stimolare un percorso di consapevolezza, perché l’incertezza del futuro può essere peggiore del virus stesso. Lo sa bene mons. Massara, pastore di un gregge che porta ancora su di sé le ferite del terremoto dell’Italia Centrale. Tempi difficili che l’emergenza nazionale sembra rinnovare in modo inaspettato. Ecco l’iniziativa di mons. Massara: fare memoria della Bellezza è un antidoto alla tentazione della sconfitta.

Eccellenza, come sta vivendo questo momento?
“Umanamente siamo tutti molto preoccupati. Ci troviamo di fronte a un secondo terremoto che tocca la salute, la mente, la serenità e le abitudini delle persone. Per questo, ci affidiamo con fede a Dio e alla Madonna, per ritornare alla vita di prima e meglio di prima, scoprendo il valore di darci un abbraccio e un saluto, che spesso dimentichiamo”.

Com’è nata la sua iniziativa Coronart?
“È stata un’idea nata pensando ai ragazzi. Loro non sono abituati a vivere questa sofferenza e lo vivono come un evento angoscioso. Ma il coronavirus puà diventare coronart, perché l’arte è il momento che esprime la bellezza. In fondo, i bambini trasmettono gioia e saranno loro a rendere migliore il mondo”.

Un’iniziativa di positività…
“Sì, c’era un bisogno di aiutare i bambini ad esprimere la loro positività. Nel momento del terremoto, la nostra diocesi ha ricevuto tanta solidarietà. Ora noi dobbiamo dare segni concreti e in nostri operatori devono essere sostenuti. Questo gesto serve a rappresentare una vicinanza come chiesa, perché eroi sono i medici che salvano vite umane. Dobbiamo dare gesti di solidarietà. Se non lo facciamo gesti di carità rischiamo di annunciare un Vangelo vuoto”.

A chi va la sua gratitudine?
“Sicuramente a tutti gli operatori che stanno dando un esempio di dedizione, servizio e sacrificio nei malati e nelle loro famiglie. A loro e alle forze dell’ordine dobbiamo un grande grazie”.

Come si vive l’emergenza in una città segnata già dal dramma del terremoto?
“La città sta soffrendo perché la ricostruzione non è ancora partita. La gente subisce una situazione di grande angoscia. Questo secondo evento ha aumentato lo stato ansioso. Le Chiese sono aperte, ma la celebrazione si fa privatamente. Tuttavia, non è un qualcosa di privato, perché ogni sacerdote mette la sua comunità nella celebrazione della Santa Messa. Attraverso la preghiera, noi camminiamo con le  comunità, entriamo nelle loro sofferenze, e infondiamo speranze, col desiderio di ritornare a un momento di gioia”.

Lei ha anche donato 30mila euro all’ospedale di Camerino…
“Sì, credo sia doveroso ricambiare con la solidarietà visto che, tempo addietro, anche noi ne abbiamo ricevuta. Nella nostra quotidianità di solito ci incrociamo per le strade, ma facciamo difficoltà a incontrarci davvero. Ciò che sta succedendo ci porterà a incontrarci l’uno per l’altro ad accorgerci di persone che hanno bisogno di un saluto o un gesto d’amore fraterno. Rinascerà il desiderio dell’ascolto, l’incontro e l’ascolto, che è ben più di un sentire e un incrociarci”.

Qual è il suo auspicio?
“Questo momento passa, e passerà in grazia d Dio. Allora, ritorneremo alla gioia a volerci più bene di prima e il Signore ci darà la forza della fede”.

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