Sotto il profilo geopolitico il mondo attuale va decifrato. A cercare di farlo è il saggio “Realpolitik” dell’ambasciatore Giampiero Massolo. Presidente dell’Ispi. Già coordinatore dei Servizi segreti italiani e segretario generale della Farnesina. Nel libro, edito da Solferino, Massolo ripercorre insieme al giornalista del Messaggero Francesco Bechis gli scenari di crisi. E le guerre che plasmano la politica internazionale. Passando in rassegna le nuove minacce alla sicurezza che rivoluzionano l’intelligence. Dagli hacker alle ultime frontiere dello spionaggio russo e cinese. Giampiero Massolo è presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale – Ispi (dal 2017) e presidente di Mundys (2022). L’ambasciatore Massolo, diplomatico di carriera, ha svolto funzioni di direttore generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza presso la presidenza del Consiglio (2012-2016). Di sherpa del Presidente del Consiglio dei Ministri per i Vertici G8 e G20 (2008-2009). Di segretario generale del Ministero degli Affari Esteri (2007-2012). È inoltre titolare di un corso sui temi della Sicurezza Nazionale presso la School of Government dell’Università Luiss di Roma. Oltre a collaborare con vari su temi internazionali e securitari.
Mondo in cambiamento
Sarà guerra fra Israele e Iran? Putin ha vinto in Ucraina? E quanto manca prima che Cina e Stati Uniti, le due superpotenze del mondo, si scontrino nelle acque che bagnano Taiwan? In un ordine mondiale che sembra scivolare nel caos, tra crisi che si moltiplicano, il terrorismo jihadista che torna a scuotere l’Europa, un’America di nuovo sospesa tra Donald Trump e Joe Biden, c’è una sola certezza. E’ l’interesse nazionale degli Stati il motore che muove il mondo. In una parola, realpolitik. Ispi è l’unico istituto italiano – e fra i pochissimi in Europa – ad affiancare all’attività di ricerca un significativo impegno nella formazione, nella convegnistica e nelle attività di analisi e orientamento sui rischi e sulle opportunità a livello mondiale per le imprese e le Istituzioni. Tutta l’attività è caratterizzata da un approccio che coniuga l’analisi geopolitica con quella geoeconomica e da una estesa collaborazione con i principali think tank di tutto il mondo. Quella offerta dall’ambasciatore Massolo è una lettura controcorrente del grande gioco geopolitico che si cela dietro agli sconvolgimenti di questi anni. Come la pandemia e la guerra russa in Ucraina o ancora il massacro di Hamas del 7 ottobre che ha incendiato il Medio Oriente. Un gioco quasi sempre dettato da uno scontro, anche violento, di interessi nazionali in lotta fra loro.
Realpolitik
La realpolitik diventa la lente per leggere il mondo in cui viviamo e allargare la visuale. L’America, superpotenza egemone, si farà trascinare di nuovo in una guerra ai confini dell’Europa con la Russia o in Medio Oriente con l’Iran? O finirà per concentrare tutti i suoi sforzi nella sfida militare ed economica alla Cina, l’unica superpotenza in grado di mettere a rischio la sua egemonia? E ancora, quanto a lungo l’Occidente potrà ignorare il “Sud Globale”, il fronte di Stati guidato dall’India di Modi e dai Paesi africani che non vuole schierarsi né ad Est né ad Ovest e reclama un posto al tavolo della comunità internazionale? Sono domande che non possono più essere rinviate. L’attività di ricerca dell’Ispi è volta all’analisi rigorosa e imparziale delle dinamiche geopolitiche, strategiche ed economiche del sistema internazionale, anche con l’obiettivo di avanzare proposte di policy. I principali risultati della ricerca vengono raccolti in Rapporti e Policy Papers destinati al grande pubblico (con particolare attenzione ai giovani), ma anche al mondo delle imprese, a quello delle istituzioni e a quello scientifico. L’offerta dell’Ispi è completata da Dossier, Focus, Fact Checking, Global Watch geoeconomici, Commentaries e Longread che seguono, analizzano e interpretano quotidianamente i principali temi e trend dell’attualità internazionale. Ciò è reso possibile grazie al costante impegno degli oltre 50 analisti Ispi e al suo ampio network internazionale che conta circa 80 think tank, università e centri di ricerca di tutto il mondo. Un impegno che permette anche un’ampia presenza di Ispi sui media e sui social network.
Tra est e ovest
Soprattutto in un Paese come il nostro, l’Italia, che ha sempre voluto pensarsi “terza forza“, sospeso tra Oriente e Occidente e poco incline ad assumersi le responsabilità di una scelta di campo. Ha funzionato durante la Guerra Fredda, quando il campo di gioco era ben delimitato. Oggi, in uno scenario internazionale sempre più imprevedibile e caotico, segnato dalla grande incognita delle elezioni presidenziali americane di novembre, quelle certezze non ci sono più. Per navigare in un mare in tempesta, anche l’Italia – questa la tesi – deve fare dell’interesse nazionale la stella polare della sua bussola. L’attività dell’Ispi venne avviata ufficialmente il 27 marzo 1934 da un gruppo di giovani studiosi delle università di Milano e di Pavia che, anche in considerazione della forte presenza internazionale che caratterizzava il nostro paese in quegli anni, si proponevano di dotare l’Italia fascista di un centro di studio focalizzato sulla politica estera. Ispirandosi al modello del Royal Institute of International Affairs di Londra e della Foreign Policy Association di New York. Già nel primo anno di vita l’Ispi lanciò l’attività editoriale (con la rivista “Relazioni Internazionali”, insieme a molte altre testate periodiche e pubblicazioni destinate all’informazione internazionale), creò un ufficio studi e aprì una biblioteca specializzata, imponendosi come punto di riferimento in Italia per tutti coloro che si interessavano alle relazioni internazionali.
Attraverso i decenni
Uno sviluppo rapido, dunque, per sostenere il quale fu subito necessario cercare più cospicue fonti di finanziamento. Da qui l’incontro nel febbraio 1935 con Alberto Pirelli, secondogenito del fondatore dell’impresa omonima, che segnò il destino dell’Ispi, perché garantì all’Istituto non solo le risorse economiche necessarie a finanziarne i sempre più ambiziosi progetti, ma anche un forte legame con il mondo dell’imprenditoria e, parallelamente, una certa autonomia rispetto al regime. Lo dimostra ad esempio il fatto che l’Ispi, sebbene non esonerato dal rispetto delle regole imposte dalla propaganda di regime, potesse comunque contare sulla collaborazione di personaggi di spicco della cultura e della politica italiana dell’epoca (incluse figure ostili al fascismo). E su un’ampia disponibilità di documentazione estera. Ad Alberto Pirelli si deve poi lo sforzo per ottenere in concessione da Mussolini la sede di Palazzo Clerici, decisamente più prestigiosa rispetto a quella iniziale di Via Borghetto, che si concretizzò, dopo tre anni di trattative, il 25 luglio 1940, grazie a una convenzione che prevedeva un uso del Palazzo da parte dell’Ispi per 29 anni dietro corresponsione di un canone di dieci lire e l’obbligo di provvedere al restauro. Nel dicembre del 1940 il progetto di recupero fu sottoposto all’approvazione personale di Mussolini che, anche in considerazione del difficile contesto dovuto alla guerra, volle accelerare gli eventi e trasformare l’operazione in una manovra politica, estendendo la durata della convenzione a 50 anni e stanziando 2.800.000 lire per i lavori.
Diplomazia
Realizzati prevalentemente nel 1941, gli interventi di recupero – nonostante i lavori si collocassero in un’economia di guerra – furono caratterizzati da un’elevata ricercatezza dei materiali e cura esecutiva. Quasi a confermare la forte volontà rappresentativa voluta da Mussolini e la qualificazione del progetto tra le attività di natura “morale” condotte da un regime in crisi. Dopo un’inevitabile interruzione dovuta all’occupazione e alle incertezze seguite alla liberazione, l’Ispi poté riprendere la propria attività nel 1949. Assai più attivo che in passato si fece l’impegno dell’Ispi sul piano dell’organizzazione culturale. A partire dagli anni ’50 l’Istituto organizzò ogni anno un Seminario di perfezionamento post-laurea per giovani destinati ad avviarsi alla carriera diplomatica o a operare nell’ambito della politica e dell’economia internazionale, che poteva vantare tra i propri docenti alcune delle maggiori personalità della vita accademica italiana. A partire dal 1969 l’Ispi venne anche scelto dall’Istituto diplomatico del ministero degli Affari Esteri come uno dei centri autorizzati a tenere corsi preparatori ai concorsi per l’ingresso in carriera diplomatica.
Storia dell’Istituto
Un forte impulso nel dopoguerra fu dato anche all’attività di convegnistica. Accanto agli incontri di carattere più strettamente scientifico, si moltiplicarono le iniziative rivolte al pubblico più ampio organizzate d’intesa sia con il ministero degli Affari Esteri sia con altri istituti internazionalistici in Italia e all’estero. I primi anni ’70 segnarono l’inizio di una fase di cambiamenti notevoli nella vita dell’Ispi, accompagnati da crescenti difficoltà finanziarie e da una crisi organizzativa che si acuì agli inizi degli anni ’80. Il risanamento dell’Istituto richiese alcuni anni di lavoro e solo nel 1986 le attività poterono riprendere sotto la guida del nuovo presidente, l’ambasciatore Egidio Ortona. Il rilancio dell’Ispi è stato poi completato dall’ambasciatore Boris Biancheri (Presidente dal 1997 al 2011) dall’ambasciatore Giancarlo Aragona (dal 2012 al giugno 2016). E ha visto una ripresa e ampliamento di tutte le attività dell’Ispi, dalla convegnistica – con le conferenze internazionale quali ad esempio MED Dialogues, i fori di dialogo bilaterali con alcuni paesi di importanza strategica quali ad esempio Francia e Germania – alle iniziative per le imprese – con la conferenza scenari che si tiene all’inizio di ogni anno, i lunch talk e brief ad hoc – alle pubblicazioni diffuse sempre di più in modalità digitale alle attività della ISPI School che, oltre al tradizionale Master in preparazione al concorso per la carriera diplomatica, ha ampliato la propria offerta proponendo il Master in International Cooperation e corsi più brevi (Winter e Summer School). Per avvicinarsi al mondo delle relazioni internazionali e della geopolitica.