La moda apre la porta ai rifugiati. Nazioni Unite e Camera nazionale della moda italiana (Cnmi) si alleano per offrire un’opportunità a giovani migranti. Il progetto si chiama “Fashion Deserves the World”. E ha ottenuto il patrocinio dell’Ethical Fashion Initiative. L’iniziativa dell’Onu sulla moda etica. E si inserisce nel programma intrapreso dalla Camera nazionale della moda italiana. Per promuovere l’inclusività. E la valorizzazione della diversità nella moda. “Insieme- spiega Christian Richmond Nzi, fondatore e amministratore delegato di ‘Mygrants’- continueremo a fare cose folli. Rendendole normali”.
Moda solidale
Il bando è rivolto a migranti, rifugiati e apolidi. Con una buona conoscenza della lingua italiana. E un forte desiderio di lavorare nel settore della moda. Le candidature vanno inviate sul sito di Mygrants, verranno vagliate dalla start up. E sottoposte a Cnmi. I 15 finalisti seguiranno degli incontri di formazione. Per poi intraprendere dei percorsi lavorativi. Nelle varie aziende associate alla Camera della moda.
Opportunità
Dare un’opportunità è l’obiettivo del progetto “Fashion Deserves the World”. Destinato a 15 giovani rifugiati e migranti. Che desiderano trovare lavoro nella moda. I vincitori del concorso potranno formarsi. Per essere poi inseriti in varie aziende della moda. Il programma è stato presentato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. E delle passerelle di Milano Uomo. A promuovere “Fashion Deserves the World” è la Camera Nazionale della Moda Italiana (Cnmi). Il progetto si inserisce nel calendario dell’UNHCR. Per portarlo avanti, la Camera della Moda si avvale delle competenze di Mygrants. Startup e società benefit fondata e guidata da Christian Richmond Nzi. Per offrire a rifugiati e migranti programmi di micro-learning. In tre lingue. Per consolidare le loro competenze. Facilitando l’ingresso nel mondo del lavoro.
Posti vacanti
“Fashion Deserves the World” non è solo un’opportunità per i rifugiati. Ma anche e soprattutto per le aziende italiane. “Nei prossimi 3-4 anni con i pensionamenti ci saranno 40 mila posti vacanti“. evidenzia il presidente della Camera nazionale del fashion. Aggiunge Carlo Capasa: “Per formare nuove competenze servono due anni. Sarebbe un disastro perdere la qualità del nostro artigianato. Di chi lascia il lavoro senza eredi propri. Il nostro obiettivo è trovarne. E in questo senso migranti e rifugiati sono dei patrimoni. Iniziamo con questo piccolo progetto. Che speriamo diventi presto grande“. Ed è un “sasso nello stagno”, sottolinea Capasa. Per il quale “anche a livello governativo bisognerebbe trovare dei percorsi formativi ad hoc”.
Sasso nello stagno
“Questa è un’operazione in cui vincono tutti– sostiene Laura Iucci (Unchr Italia)-. Le aziende hanno necessità di un ricambio. Con persone preparate e motivate. Secondo gli ultimi studi macroeconomici, le diversità portate dai migranti sono un valore aggiunto. In questo la Camera della moda sta svolgendo il ruolo di apripista”.