Cento anni fa un’enorme commozione unì l’Italia, segnata da una guerra finita tre anni prima e che aveva spezzato le vite di oltre seicentomila militari, sul fronte. Tra il 29 ottobre e il 2 novembre del 1921 la carrozza ferroviaria che trasportava la salma del Milite ignoto, il caduto che simboleggiava tutti i caduti della nazione nella Grande guerra, attraversò il Paese lungo la linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma.
Il convoglio viaggiava a velocità moderata e a ogni fermata, lungo quei circa 700 chilometri di tragitto, migliaia di persone si assieparono per rendere omaggio a quel corpo, posto sull’affusto di un cannone, dall’identità sconosciuta che in sé finiva per sommare l’identità nazionale. Insignito della medaglia d’oro al valore militare, il 4 novembre – Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate – la salma venne tumulata sotto l’Altare della Patria, a Piazza Venezia. Un milione di persone parteciparò a quell’evento, che fu insieme un’elaborazione collettiva del lutto e un momento unificante. “Questa vicenda ha dato una risposta a quell’Italia unita dal dolore della perdita e dall’impossibilità, per tanti, di avere un luogo dove piangere il proprio caro”, ha commentato con Interris lo storico e professore ordinario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore Agostino Giovagnoli.
Nel 2021, in occasione delle Celebrazioni per il centesimo anniversario della tumulazione, un Treno della memoria ripercorrerà le stesse tappe. E tra le altre iniziative in programma dal 1 giugno, inizio delle Celebrazioni, fino al 4 novembre, la partecipazione alla corsa automobilistica “Mille miglia” di un mezzo militare con il logo del centenario, la coniazione di una moneta da 5 euro, un francobollo celebrativo ed un concorso nazionale per le scuole, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione.
Guerini
“Quest’anno rivivremo senza alcuna retorica quel momento importante della nostra storia in cui il Paese si ritrovò unito. Abbiamo bisogno di riconnettere i fili dopo l’esperienza drammatica della pandemia. L’auspicio è che il cammino del Treno sia condiviso da tanti italiani come avvenne cento anni fa”, ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, alla presentazione delle celebrazioni per il centenario del Milite Ignoto, svoltasi nella Sala delle Bandiere dell’Altare della Patria.
Presente anche la pronipote di Maria Bergamas, madre di Antonio – disertore dell’esercito austriaco e volontario nelle file italiane durante la seconda Guerra Mondiale, morto in combattimento senza che il suo corpo fosse ritrovato – che fu chiamata a scegliere tra undici identiche bare di legno in cui erano state poste le spoglie di altrettanti caduti non identificati della Grande Guerra quella che poi sarebbe stata tumulata al Vittoriano. L’attrice Sonia Bergamasco ha letto una missiva spedita dal giovane soldato alla madre.
Come avvenne
Come già fatto in precedenza da Inghilterra e Francia, dopo la Prima guerra mondiale anche in Italia si decise di celebrare tutti quei caduti in battaglia rimasti senza un nome, senza un’identità. In Italia l’idea l’ebbe il generale Giulio Dohuet, nel 1920, e l’anno dopo fu presentato un disegno di legge alla Camera.
Una commissione, istituita da Ministero della Guerra, scelse undici salme dai luoghi delle battaglie, a partire da Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, fin a Castegnavizza al mare. Le salme furono trasportate nella basilica di Aquileia il 28 ottobre 1921, dove si procedette alla scelta di quella che rappresentasse il sacrificio di 600mila italiani. Si procedette a rendere il Milite ignoto non riconoscibile e non dentificabile, in modo tale che, non appartenendo a nessuno, potesse essere di tutti.
Incaricata di scegliere quale delle undici salme spedire a Roma fu Maria Bergamas di Gradisca d’Isonzo, il cui figlio Antonio, suddito austro-ungarico arruolatosi sotto falso nome nell’esercito italiano, caduto in combattimento nel 1916, era stato dichiarato giuridicamente disperso dopo che l’area dove era stato sepolto venne colpita dall’artiglieria nemica.
“Per evitare qualsiasi possibilità di riconoscimento, scambiarono le bare fino all’ultimo momento utile. Maria Bergamas, passandole in rassegna, quando arrivò alla decima svenne“, spiega ancora il professor Giovagnoli.
Per la scorta d’onore e il trasporto a spalla in Piazza Venezia venne impiegato un gruppo di decorati con la medaglia d’oro al valor militare. “Lì, gli insigniti con quel riconoscimento ebbero modo di conoscersi e alcuni dopo”, nel 1923, “venne fondato il Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia” che in seguito fu costituito come ente morale nel 1927 con un regio decreto, racconta a InTerris presidente del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia, il generale dei carabinieri in congedo, Rosario Aiosa.
Sacrificio di solidarietà
Dal punto di vista storico, in Europa la figura del milite ignoto è stata concepita dopo la Prima guerra mondiale, la prima guerra moderna di massa, spiega lo storico Giovagnoli: “Si è sentito il bisogno di onorare queste figure che hanno fatto la guerra”.
Secondo il professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’evento fu una collettiva elaborazione del lutto: “Tanti corpi erano dispersi in guerra e questo era terribile per chi avrebbe voluto un luogo dove piangere il proprio caro”. Il quel momento furono tante e diverse le emozioni provate dagli italiani, spiega Giovagnoli: “Dolore, restituzione di una dignità a tanti che avevano combattuto senza veder riconosciuto il proprio sacrificio ed elaborazione di un lutto, di un dramma individuale che diventa collettivo”.
Attualizzando il significato del simbolo del Milite ignoto, “che rappresenta l’individuo che dà la sua vita per la collettività, il sacrificio di solidarietà” – anche se le sue origini sono legate alla guerra – “possiamo anche reinterpretare in contesti diversi, oggi si potrebbe pensare ai tanti sanitari che hanno perso la vita nella lotta al Covid. Loro hanno un nome e un cognome ma possono rappresentare a loro volta chi si sacrifica per la collettività”.
Milite ignoto cittadino d’Italia
Chi ha cominciato a spendersi attivamente per celebrare un simbolo nazionale come il Milite ignoto è il Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia, il cui presidente è il generale dei carabinieri in congedo, Rosario Aiosa. Nel 2020 l’ente ha avviato in collaborazione con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) l’iniziativa “Milite ignoto, Cittadino d’Italia”.
“La nostra idea è che, in concomitanza con l’evento storico coincide (la traslazione e tumulazione della salma, ndR), durante il viaggio nasce l’identificazione da parte delle famiglie che avevano avuto un lutto e il Milite ignoto diventa subito simbolo nazionale. A cent’anni di distanza noi chiudiamo il cerchio quel cittadino che è stato voluto di nessuno diventi cittadino di tutti i comuni italiani”, spiega Aiosa.
Il presidente del Gruppo illustra il progetto: “Si tratta del conferimento della cittadinanza onoraria al Milite ignoto da parte dei comuni italiani”. Ad oggi, illustra Aiosa, al Gruppo sono noti 1.200 conferimenti da altrettanti comuni, tra gli oltre 7900 comuni italiani. “Moltissime delle delibere sono state approvate all’unanimità“, aggiunge il presidente.
“I tre significati attuali del Milite ignoto”, dichiara Aiosa, “venuto meno il bisogno di elaborazione del lutto, si possono riassumere in sacrificio, in quanto è un soldato morto in guerra, unità e pace“.