Quattro milioni di microimprese ma i mestieri sono a rischio estinzione

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Sos mestieri. Ecco come cambia il lavoro. E quali sono i pericoli per la tenuta occupazionale del sistema Paese. Artigianato, falegnameria, idraulica, sartoria ed enogastronomia. Sono questi i settori più esposti alla minaccia della successione da genitore a figli. Secondo Unimpresa, le micro imprese in totale sono quasi 4 milioni. E generano valore aggiunto per 221 miliardi: il 27% del totale. Ma mestieri e attività sono a rischio estinzione. Il pericolo arriva anche dagli assalti stranieri su interi comparti. E’ un quadro in rapida evoluzione quello descritto da un’indagine del Centro studi di Unimpresa. L’Unione nazionale di imprese è una confederazione generale delle imprese che operano nei diversi settori dell’attività primaria, secondaria e terziaria. Unimpresa ha come obiettivo principale quello di rappresentare le imprese. Partecipando attivamente alla politica economica del Paese. Confrontandosi con tutte le istituzioni pubbliche e governative. E con le altre organizzazioni datoriali e sindacali. Per rendere le imprese più competitive sul mercato economico e del lavoro. Impegnandosi ad avere come “focus” l’interesse e il benessere dell’impresa e del lavoratore.

Mestieri in evoluzione

La maggior parte dei mestieri in più rapido declino sono ruoli impiegatizi o legati alle attività di segreteria. Un dossier del Corriere fa riferimento in particolare ai bancari allo sportello, agli impiegati delle poste, ai cassieri e ai bigliettai oltre ai ruoli di segreteria. Saranno poi sempre meno richiesti i dipendenti assunti per svolgere mansioni di inserimento dei dati e tutte le attività legate alla burocrazia. Operazioni che saranno presumibilmente automatizzate nei prossimi anni. Le organizzazioni intervistate dal Wef (Forum economico mondiale) prevedono 26 milioni di posti di lavoro in meno entro il 2027 in queste divisioni. Ci sono poi competenze trasversali oggi richiestissime dalle aziende. Nel report il World Economic forum le elenca in sequenza. Il pensiero analitico e il pensiero creativo rimangono le competenze più importanti nel 2023. Segue l’alfabetizzazione tecnologica e la combinazione resilienza-flessibilità-agilità. Senza dimenticare la motivazione e la consapevolezza di sé. Tra le capacità citate le aziende segnalano anche la curiosità e l’apprendimento continuo. L’attenzione ai dettagli si posiziona nella top 20 con due attitudini relative al lavoro con gli altri. Empatia-ascolto attivo-leadership-controllo della qualità.

Riflessi occupazionali

L’analisi del Wef riporta anche l’evoluzione degli annunci di lavoro su Linkedin. Dal 2018 le posizioni per Talent Acquisition Associate (ovvero gli esperti di selezione del personale) sono cresciute del 50%. Si pubblicano poi più annunci per Analisti della sostenibilità (+45%), per Rappresentanti di vendite (+45%) e per trovare Customer Success Analyst (+43%), ovvero lo specialista che monitora il livello di soddisfazione del servizio erogato dall’azienda. Gli analisti del Wef prevedono una crescita occupazionale su larga scala anche per settori tradizionali come istruzione e agricoltura oltre all’ e-commerce. Per scuole e università, nel dettaglio, si prevede una crescita di circa il 10% della forza lavoro. Il che porterà a 3 milioni di posti di lavoro in più per insegnanti e docenti universitari. In aumento anche i posti di lavoro per i professionisti del settore agricolo, soprattutto gli operatori di macchine agricole. Si prevede un aumento di circa il 30% della domanda, che porterà ad un aumento di 3 milioni di posti di lavoro. Cresceranno di 4 milioni anche i lavori abilitati al digitale, come gli specialisti di ecommerce o gli esperti di marketing e strategia digitale.

Attività in trasformazione

Nella corsa all’occupazione vincono i lavoratori tech ovvero con competenze verticali rispetto a determinate tecnologie in grande espansione sul mercato. Secondo il Wef al 2027, la maggior parte dei ruoli in crescita, in termini di richiesta, saranno legati all’intelligenza artificiale (AI) e al Machine Learning. Seguono gli specialisti della sostenibilità, gli analisti di business intelligence ed esperti di Cybersecurity. Tra i più richiesti anche gli ingegneri esperti di energie rinnovabili. E gli ingegneri specializzati nell’installazione di impianti fotovoltaici. Basti pensare che secondo una recente indagine dell’Università della Pennsylvania almeno metà delle attività svolte dal 20% della forza lavoro potrebbe essere portata a termine molto più velocemente grazie alla tecnologia. Con l’80% degli impieghi in evoluzione attraverso l’Intelligenza artificiale.

Analisi Wef

“Quali saranno i lavori del futuro?”. “Quali lavori scompariranno?”. Ruota attorno a queste due domande il report del World economic forum 2023 dedicato al mercato del lavoro e alle sue evoluzioni. Con professioni che diventano indispensabili per le aziende. E altre che perdono invece appetibilità sul mercato al punto da diventare mestieri-fantasma. Scrivono i ricercatori: “La nostra analisi suggerisce che 69 milioni di posti di lavoro saranno creati e 83 milioni di posti di lavoro saranno distrutti, il che porterà a una contrazione pari a 14 milioni di posti di lavoro nei prossimi cinque anni“. Se i ruoli in più rapida crescita in termini di richieste sono già oggi legati a tecnologia, digitalizzazione e sostenibilità, spariranno quelli più facilmente automatizzabili, in competizione con l’intelligenza artificiale. Dai cassieri agli operatori di telemarketing fino alle segretarie, solo per fare qualche esempio. L’indagine del Wef ha quindi coinvolto 803 organizzazioni che impiegano oltre 11,3 milioni di persone nel mondo individuando i principali trend del mercato di domani.
Giacomo Galeazzi: