In Siria, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, in 11 anni di guerra sono mezzo milione le persone uccise e identificate. “Se si contano anche le persone non identificate il numero delle vittime sale a 610 mila. Più di 160 mila sono civili. Il direttore dell’associazione “Pro Terra Sancta“, Tommaso Saltini è appena tornato da una missione in Siria. Con lui il responsabile dell’Ufficio progetti, Giacomo Gentile. Nel martoriato paese mediorientale i danni sociali sono devastanti. Nella parrocchia di San Francesco è attiva una mensa per i poveri di Aleppo. La piaga della malnutrizione in Siria è in peggioramento.
Siria senza pace
Drammatiche le storie riferite dai volontari alla mensa di Aleppo. L’aiuto è costante, ma le esigenze aumentano di continuo. “Da quasi un anno sosteniamo l’impegnativo progetto della mensa nella parrocchia siriana di San Francesco diretta da fra Bahjat Karakah– racconta Saltini-. A undici anni dallo scoppio della guerra civile, il popolo siriano non trova pace. Più di nove milioni di persone vivono in una condizione di insicurezza alimentare. A marzo di tre anni fa il sedicente Stato Islamico (Isis) è stato “sconfitto”. Con la caduta dell’ultima roccaforte di Baghuz. Eppure la condizione della popolazione siriana continua a mietere vittime. Dove i kalashnikov non arrivano più, oggi ci pensa la fame. Pro Terra Sancta opera in Siria da ancor prima dello scoppio della guerra civile. Coltivando una presenza solida attraverso progetti umanitari. Educativi. E di conservazione del patrimonio. Per far fronte alla sfida della fame e della malnutrizione, a fine 2021 l’associazione ha preso una decisione. E ha deciso di sostenere la mensa della parrocchia di San Francesco ad Aleppo.
Pasto caldo quotidiano
La mensa è diretta da fra Bahjat Elia Karakah. Il religioso francescano ha recentemente sostituito fra Ibrahim Alsabagh. La struttura offre un pasto caldo quotidiano a più di mille persone bisognose nello spirito della gratuità. Ogni mattina 50 collaboratori e volontari preparano e distribuiscono migliaia di porzioni di cibo. Riso, carne, verdura, frutta, pane. Ognuno riceve cibo sufficiente per sé e per la sua famiglia. Sono le persone più povere e vulnerabili ad accedere a questo servizio di carità. Anziani, disabili, malati. Vedove, orfani e le famiglie più povere dei quartieri circostanti.
Insicurezza alimentare
Ad Aleppo sono numerosi gli anziani soli che faticano a uscire di casa. Per questo motivo i volontari si dividono in piccoli gruppi. E portano i pasti direttamente a casa di anziani e malati. Il 90% della popolazione siriana vive al di sotto della soglia di povertà. L’insicurezza alimentare dilaga in ogni città. Intere famiglie sono finite sul lastrico. In seguito alla svalutazione della moneta nazionale del 70%. “I genitori non sanno se i loro figli mangeranno domani– racconta Gentile-. In tutti i 14 governatorati della Siria i prezzi dei generi alimentari sono aumentati dell’800% negli ultimi due anni. Migliaia le famiglie che hanno rinunciato a un pasto al giorno. Perché non riescono a comprare abbastanza cibo. Il solo prezzo del paniere è cresciuto mediamente del 107% rispetto all’anno scorso. E’ vero che le bombe non cadono più su Aleppo. Ma il dramma dei siriani pare inarrestabile.
Senza lavoro
La disoccupazione giovanile si attesta al 78%. E oggi anche chi ha un lavoro non è in grado di sfamare la famiglia per tutto il mese. Oltre alla fame, anche il freddo che avanza fa paura. L’inverno è alle porte e moltissime famiglie vivono senza riscaldamento. Perché il generatore elettrico va a benzina, che ha costi insostenibili. Il prezzo del gasolio è altissimo. A causa delle sanzioni all’Iran e alla Siria. E ogni giorno la coda dal benzinaio supera i 5 chilometri. In una giornata l’elettricità è presente nelle case non più di tre ore. Nella capitale Damasco, per esempio, l’elettricità è garantita dalle 9 alle 10 di mattina. Dalle 12 alle 13. E all’una di notte.
Aiuto prezioso
Alla la mensa della parrocchia di San Francesco di Aleppo i volontari hanno conosciuto Boutros Kahla. Tassista settantunenne. Con la moglie si prende cura della figlia Samar, affetta da un grave disturbo mentale. Samar necessita di cure particolari molto costose. A cui si aggiungono le spese ormai insostenibili di cibo, acqua, bollette e medicine. Il pasto caldo quotidiano offre alla famiglia Kahla un prezioso aiuto per alleviare almeno le spese alimentari. E per avere le forze di andare avanti. Sophia Jabas è una signora di 61 anni che sta combattendo contro un cancro al seno da cinque anni. Non è sposata ed abita da sola ad Aleppo. La malattia le impedisce di lavorare. E gran parte delle cure per la chemioterapia le ha dovute sostenere lei. Gli ospedali statali, infatti, non coprono tutte le spese mediche. E a queste si aggiungono quelle per il cibo e le bollette. Costi insostenibili già per chi ha due lavori. A causa della malattia fa molta fatica a uscire. Così, ogni giorno, due o tre volontari della mensa di Aleppo le portano il pasto caldo direttamente a casa. La mensa è frequentata anche dalla famiglia di Bassil Syoufi. La cui disabilità fisica alle mani e ai piedi gli impedisce di trovare un lavoro. Vicino a casa e che non contempli sforzi fisici. Sua moglie cura le due figlie piccole a casa e la mensa è l’unico luogo che garantisce loro il pasto quotidiano.