È una storia che ha tutte le caratteristiche di un incubo quella di Valentina Pitzalis, giovane cagliaritana spiacevolmente nota per ciò che le è accaduto, oggi simbolo di resilienza a un’inaccettabile ferocia. Nella notte tra il 16 ed il 17 aprile 2011 il suo ex marito Manuel Piredda, con la scusa di doverle chiedere alcuni documenti, la condusse presso il suo appartamento mettendo in atto un premeditato gesto di odio: l’uomo le gettò addosso della benzina e le diede fuoco. Manuel prese fuoco a sua volta, mentre lei, dopo essere rimasta nel rogo per venti minuti, venne soccorsa e salvata dai pompieri.
I segni indelebili del dolore nell’anima di Valentina e del fuoco sul volto sono tuttora presenti, ma sotto le ferite non è di certo mancata la sua voglia di combattere ed aiutare altre donne in difficoltà.
Nei giorni scorsi è stata presentata “Mariposas”, una borsa a sostegno delle donneValentina Pitzalis, ambassador della Onlus Fare X Bene, promuove una raccolta fondi per prevenire ogni forma di violenza di genere vittime di violenza: è un progetto comune di Valentina Pitzalis testimonial della Onlus Fare X Bene, ma soprattutto della politica aziendale di Milanesa Bag, da sempre rivolta al sociale, grazie al buon animo della sua ideatrice Cinzia Macchi.
Mariposas è una borsa di tela con la scritta “Ho scelto di lasciar correre, non di correre dietro” con applicate tre farfalle, che simboleggiano le tre sorelle Mirabal, soprannominate Mariposas (appunto, farfalle) nome in codice da loro utilizzato per combattere il regime di Rafael Trujillo, nell’isola di Santo Domingo, e trucidate dalle milizie del dittatore.
Il ricavato della vendita di questa borsa, disponibile in negozio e sul sito de “La Milanesa”, aiuterà la Onlus Fare X Bene a finanziare importanti percorsi di prevenzione contro ogni forma di violenza di genere.
“Cinzia Macchi è una persona splendida, un’imprenditrice tanto attenta alle problematiche della società. Da un incontro abbiamo iniziato a fare diverse attività insieme” racconta Valentina. “Questa nuova iniziativa è un altro tassello del lavoro della Onlus di cui sono ambassador, grazie alla quale posso portare la mia testimonianza nelle scuole e in tutti gli eventi di sensibilizzazione che facciamo per contrastare la violenza di genere, il bullismo e il cyberbullismo. Abbiamo capito che agire in emergenza non è sicuramente la scelta migliore. Bisogna fare un passo indietro e fare prevenzione. Partire con le scuole conducendo un’educazione all’affettività, imparare a rispettare l’altro nei propri sentimenti, gestire un no ricevuto, questo è lo scopo di Fare x Bene. La mia presenza che fisicamente è molto forte mostra l’azione di una barbarie terribile che ha lasciato segni visibili a tutti“.
Si parla di violenza contro le donne in Tv, sui giornali, spesso anche sui social. Rimane però un dato: a oggi sono più di 50 in Italia le donne morte per mano di un uomo. Come si spiega?
“Un grande obiettivo che abbiamo raggiunto è proprio quello: adesso se ne parla molto di più. I numeri ci dicono che troppe donne muoiono per mano di coloro che dicevano di amarle, abbiamo un dato certo: la violenza solitamente ha le chiavi di casa, sono veramente poche quelle che vengono aggredite dagli sconosciuti, c’è quasi sempre un legame sentimentale. Dal mio modesto punto di vista la società è ancora troppo patriarcale e maschilista, ci sono alcune convinzioni dure a morire. Tantissimi uomini non accettano di avere una donna che ha delle amiche, che vuole il suo tempo libero. È una questione di mentalità che va sradicata e cambiata iniziando dalle scuole”.
Il problema più grande è la vergogna nel raccontare la situazione alla famiglia o la paura di ritorsioni da parte dell’uomo?
“Entrambi i motivi, ma ce ne sono molti di più, tra i quali il fatto che tantissime donne non hanno un’indipendenza economica. Quando una donna dipende tutto e per tutto dal marito non ha neppure la possibilità economica di prendere la decisione di andarsene. In molte situazioni, poi, ci sono dei figli di mezzo. Molte donne si sacrificano e decidono di sopportare per i figli, non capendo forse che invece così, purtroppo, mettono quasi in pericolo anche loro. Io capisco che ci sia paura perché non sempre siamo tutelate come dovrebbe essere. Le istituzioni fanno tanto ma dovrebbero fare ancora di più. Si deve collaborare tutti insieme e agire tutti in un’unica direzione”.
Quali sono i segnali d’allarme?
“Parlando del mio caso, posso dire che non ho riconosciuto il tipo di violenza che mi veniva fatta, non avevo il senso di paura, non avrei mai immaginato che dalle parole si sarebbe arrivati i fatti. Non ho riconosciuto i campanelli d’allarme, ero convinta di riuscire a gestire. Mi auguro che tutte sappiano riconoscere anche un semplice segnale come una frase: ‘Tu con le amiche non esci più’. Da non sottovalutare”.
C’è un consiglio che si sente di dare non solo alle donne che stanno vivendo un momento difficile, ma più in generale a tutte le donne?
“Non sminuitevi mai. Non bisogna credere di non riuscire a vivere senza un uomo, non bisogna credere mai a chi nel nome dell’amore ti annulla, ti spezza le ali, uccide i tuoi sogni invece di aiutarti a realizzarli. Consiglio a tutte di amarsi di più, solo in questo modo riusciamo ad amare in maniera corretta e a farci amare in maniera corretta”.
Pubblicato sul settimanale Visto