Marelli: “L’importanza di cogliere le fragilità per prevenire il bullismo”

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In base ai più recenti dati Istat in merito, la metà degli studenti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni è stata vittima di bullismo da parte dei propri coetanei con offese verbali, derisione per l’aspetto fisico o il modo di parlare, esclusione dal gruppo a causa del proprio credo o delle proprie opinioni, fino alla violenza fisica. Un fenomeno più aspro quando si entra nell’ambito del cyber bullismo, che nasce da una dinamica di gruppo, dove i soggetti coinvolti si sostengono reciprocamente e gli attori principali non sono solo il ‘bullo’ e la ‘vittima’, ma l’intero gruppo classe, insegnanti inclusi.

Gli studenti con disabilità

In questo quadro, il fenomeno del bullismo nei confronti degli studenti con disabilità è ancora poco indagato. Ciò ha fatto si che, diverse realtà, sotto il coordinamento di Ledha, hanno dato vita all’indagine esplorativa denominata “Inclusi. Dalla scuola alla vita, andata e ritorno”, la quale si pone la finalità di promuovere una scuola e un territorio equi e accessibili a tutti, neutralizzando così ogni forma di discriminazione. Interris.it, in merito a questa attività, ha intervistato la dott.ssa Valeria Marelli, responsabile dell’area educativa di Apriti Sesamo, realtà facente parte del progetto “Inclusi”.

© stevepb da Pixabay

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha l’indagine esplorativa denominata “Inclusi. Dalla scuola alla vita. Andata e ritorno”?

“Questo progetto è finanziato dalla fondazione ‘Con i Bambini’ e prevede diverse azioni con lo scopo di sostenere i ragazzi con disabilità in tutti gli aspetti della loro vita. In particolare, nel corso di questa progettualità, abbiamo deciso indagare sul tema del bullismo in correlazione alla disabilità. Lo scopo è quello di comprendere meglio tale fenomeno, coinvolgendo direttamente i ragazzi e chiedendo il loro punto di vista. Abbiamo svolto prima un’indagine preliminare e, ci siamo resi conto che, in merito al tema trattato, la bibliografia era molto ridotta. Ciò ci ha portato a parlare direttamente con i più giovani per instaurare uno spazio di dialogo con loro che, ad oggi, a volte, manca”.

Cosa ci dicono i dati emersi rispetto al bullismo nei confronti delle persone con disabilità? Che attività educative avete proposto per prevenire il fenomeno?

“Abbiamo pensato ad uno specifico questionario che potesse introdurre il tema ai ragazzi, appositamente centrato sulle dinamiche del bullismo, chiedendo la loro opinione in merito. In seguito, ci siamo recati nelle classi per stare direttamente a contatto con i giovani, per favorire una discussione non narrativa, affinché ci descrivessero il loro punto di vista e le dinamiche attinenti al tema. Questo ci ha permesso di avere delle informazioni molto interessanti: ci è stato detto che, molto spesso, si verificano delle dinamiche riconducibili al bullismo e il fatto che, a volte, si sentono un po’ soli nell’affrontarle. Il gruppo, per loro, è un fattore protettivo e, un leader all’interno della classe, aiuta a dirimere questa fattispecie di dinamiche. La figura adulta viene vista come un fattore preventivo ma, al momento, viene vista con una certa distanza. In realtà ci stanno chiedendo un coinvolgimento degli adulti per sensibilizzare le persone all’interno del contesto scolastico e comprendere le possibili azioni preventive. Possiamo operare sul piano della relazione affinché l’adulto sia all’interno di queste, al fine di accorciare le distanze e prevenire il fenomeno del bullismo e le difficoltà correlate. È importante cogliere gli aspetti di fragilità che, in qualche caso, possono favorire delle dinamiche disfunzionali. Le relazioni sono un elemento su cui lavorare per ridurre il rischio e avvicinare l’adulto può essere una soluzione”.

Quali sono i vostri auspici in merito alla prevenzione del fenomeno del bullismo e all’evoluzione delle attività progettuali?

“Il nostro scopo era ed è quello di mettere al centro la voce dei ragazzi, per fare il modo che arrivi al mondo degli adulti in generale. L’obiettivo è la sensibilizzazione a 360 gradi in merito a temi che, in realtà, riguardano tutti. L’auspicio è che, l’attuale progetto, possa costituire un seme per far partire una riflessione diversa in grado di coinvolgere ognuno di noi nell’ambito di una rete complessa di relazioni che possa prevenire questo fenomeno.”

Christian Cabello: