Papa Francesco auspica che il Mediterraneo diventi un mare di pace. A Lampedusa Jorge Mario Bergoglio ha iniziato i suoi viaggi. Dal “mare nostrum” il bollettino delle tragedie è quotidiano. “Non si può lavorare col rischio di essere sequestrati. O di essere attaccati da motovedette libiche. I pescatori siciliani vanno tutelati“, afferma il segretario generale della Fai Cisl Sicilia, Pierluigi Manca. Si riferisce all’attacco subito giovedì da un peschereccio di Mazara del Vallo. Aggiunge Manca: “I lavoratori del comparto pesca si ritrovano al centro di vicende geopolitiche complesse. Va avviata una governance europea sul tema della pesca nel Mediterraneo. Occorre stabilire una linea precisa che sia di unico indirizzo. Rispetto all’interlocuzione col governo libico”.
Mare da riconciliare
Monsignor Francesco Savino è il vescovo di Cassano allo Jonio. Inoltre è membro della commissione Cei per il servizio della carità e la salute E delegato della conferenza episcopale calabra per la pastorale giovanile e della salute. “Ho provato un profondo dolore nel vedere, nei giorni scorsi, le immagini di corpi morti galleggiare al largo del Mediterraneo. Dove 130 tra uomini e donne e
bambini hanno trovato la morte nel loro viaggio della speranza“, racconta il presule. Che mette in guardia dal “nichilismo sprezzante di un’umanità che tace. Anche di fronte all’ingiusta sorte di questi innocenti”. Con i quali “siamo annegati tutti nel Mediterraneo. Ognuno di noi. In ogni parte del mondo. Nel comodo divano delle nostre case. O sul posto di lavoro”.
Corresponsabilità
“Siamo i corresponsabili delle continue tragedie dis-umanitarie al largo della Libia– avverte monsignor Savino-. L’umanità non si può ridurre ad essere l’insieme
di uomini e donne. Ma è un sentire. Un atteggiamento. Una dote. Un dono. E invece
sembra essere affogata. Nella richiesta inascoltata di aiuto. Di chi oggi giace sul
fondo del mare. Quello stesso mare che “tratteggia l’orizzonte. Alimenta il desiderio della terra“.
Disinteresse
“A interrogare la miseria del nostro disinteresse sono madri, padri, figli, uomini e donne. Mossi dal coraggio della disperazione. Hanno sfidato il mare sognando un futuro di riscatto che non vedranno mai più- sottolinea il vescovo di Cassano allo Jonio. Ignorandoli abbiamo ingannato il più grande insegnamento di Gesù: la fraternità. E lo abbiamo fatto proprio mentre il Covid-19 ci stava dimostrando quanto siamo uguali. Nel dolore. Nella sofferenza. Nella morte. Anche nella morte si può essere diseguali. E non perché a qualcuno tocchi morire di più. Ma perché, col nostro tacere, la morte di alcuni è più ingiusta ed intollerabile. Sono annegato anche io. In questa crocifissione di massa nel mare dell’indifferenza. E mi resta solo la consolazione della preghiera che possa arrivare sul fondale di quel mare. Lambendo la sofferenza senza fine di sogni infranti“.