Mare senza barriere. Le spiagge accessibili alle persone con disabilità non sono omogeneamente distribuite sul territorio italiano. Non si tratta solo di numeri, la differenza consiste anche nel livello di qualità. Che si raggiunge attraverso progetti, promossi da alcuni comuni, per rendere più confortevole la permanenza sulle spiagge. Un esempio è Bibione, in Veneto, che si impegna a diventare la prima località balneare italiana in grado di offrire un’ospitalità accessibile al 100%. Guidando passo dopo passo tutte le attività del processo di potenziamento dell’accessibilità, dalla formazione del personale al monitoraggio delle strutture ricettive. In Italia esistono 650 spiagge per persone con disabilità. Queste spiagge hanno accessibili l’ingresso, i bagni, lo spogliatoio e le docce. E sono dotate di passerelle e di piazzuole. Un altro requisito importante di accessibilità è la presenza di sedie create appositamente per muoversi più agevolmente sulla sabbia e fare il bagno per chi è in carrozzina. Tre i modelli principali in commercio. La sedia job (acronimo della napoletanissima espressione Jamm O’ Bagn), la sedia Sand&Sea (a tre ruote) e il lettino da spiaggia Tiralo. La prima è quella che si trova molto più frequentemente. A questi requisiti si aggiungono ora anche i pavimenti tattili o le passerelle trasversali fino agli ombrelloni e le mappe in braille dello stabilimento. Tutti accorgimenti per le persone cieche installati in particolare nelle spiagge di Rimini. Altra novità, riferisce Corriere.it, è la decisione del comune di Pietrasanta, in Toscana, di rendere accessibili tutte gli stabilimenti del suo litorale grazie anche alla presenza di 40 nuove sedie Job.
Collaborare in mare
Dalla spiaggia al mare aperto. Parte da Civitavecchia e prosegue verso il porto sardo di La Maddalena la rotta solidale di Nave Italia che, nell’ambito della campagna “Cambio di rotta” 2024, porterà a bordo dal 9 al 27 luglio tre dei 21 progetti che quest’anno il brigantino di Fondazione Tender to Nave Italia accompagnerà in circa 6 mesi, verso 9 porti italiani e uno estero. A beneficiare del metodo Nave Italia, coadiuvati dall’equipaggio della Marina militare e dallo staff scientifico della fondazione, saranno associazioni ed enti no profit del Terzo settore provenienti da tutta Italia e una dal Sudafrica. Si parte da Civitavecchia il 9 luglio, direzione La Maddalena, con “S.E.I. in mare”, il progetto rivolto a ragazzi e ragazze con disabilità tra i 18 e i 25 anni della Gulliver Società Cooperativa Sociale Onlus di Modena. Fino al 13 luglio, grazie alla vita di bordo, 9 ragazzi e ragazze della cooperativa avranno l’occasione di valorizzare le competenze acquisite durante l’anno, sviluppare lo spirito di collaborazione e lavorare sulle modalità di relazione con figure differenti – educatori, membri dell’equipaggio, compagni – che li aiuteranno ad aumentare ulteriormente le proprie consapevolezze e a imparare a gestire le proprie reazioni in seguito alla riuscita o meno dei propri compiti.
Mare solidale
“Nave Italia – commenta il direttore scientifico Paolo Cornaglia Ferraris – è una nave scuola dedicata alla disabilità. Strumento unico al mondo, grazie al quale un metodo riabilitativo collaudato da 18 anni di esperienza, si è dimostrato di straordinaria efficacia. Il brigantino della Fondazione Tender to Nave Italia è il luogo dove il ‘metodo Nave Italia’ rivela la propria forza, per la capacità di porre ogni persona di fronte a un repentino ‘cambio di rotta’ della propria esistenza. Nessuno sarà più prigioniero del proprio disagio dopo essere salito a bordo. Verrà coinvolto in un’avventura emozionante, gioiosa, che lo condurrà ad una vita diversa dalla precedente, fuori dai limiti della malattia. In pochi giorni, una squadra che condivide valori fatti di gerarchia e disciplina militare, prossimità, inclusione, valorizzazione di ciascuno, offre una cura di libertà. Ogni anno, almeno 300 persone suddivise in decine di progetti, in piena sicurezza, aprono le porte della prigione nella quale la disabilità li aveva rinchiusi. Valori educativi e riabilitativi condivisi da gente che crede che ogni fragilità possa essere superata dalla forza del gruppo. Spiegando grandi vele che diventano metafora di orizzonti nuovi ed entusiasmanti”.
Dal mare alla montagna
Tornini, Garbia, Fagianelli, Baton, Matale, non sono solo nomi. Sono gli alpeggi adagiati sul versante dell’Appennino bagnonese, testimoni delle fatiche e delle solitudini dei pastori che vi si ricoveravano in estate con il bestiame, e oggi alpeggi di montagna per escursionisti e fungaioli. A inaugurarli la vicepresidente della Toscana e assessora regionale all’agricoltura e alle aree interne Stefania Saccardi che ha partecipato a una cerimonia di taglio del nastro collettivo che si è svolta al bivacco di Tornini. Insieme a lei, il sindaco di Bagnone (Ms), Giovanni Guastalli, e il presidente del Parco Appennino Tosco Emiliano, Fausto Giovannelli. Il presidente del Cai sezione Bagnone, Federico Santini, il presidente del Sigeric, Pierangelo Caponi e il presidente del Gruppo alpini di Bagnone, Edamo Barbieri. L’alpeggio Tornini sarà un’area di montagna con un plus molto speciale, grazie al contributo del Cai, essendo stata pensata per essere accessibile a tutti. Sia a persone con disabilità, sia a coloro che per varie ragioni hanno patologie che non consentono loro di affrontare sentieri più impegnativi.
Risorse
“Questi alpeggi – precisa Saccardi – ci raccontano storie in cui affonda le radici gran parte della popolazione toscana”, testimoni della vita dei pastori: “Con l’abbandono delle aree montane dell’Appennino“, si sta però “perdendo la memoria dei luoghi e delle persone che hanno contribuito a caratterizzare le tradizioni, la cultura e le produzioni della montagna, oltre a vedere la riduzione della biodiversità naturale nelle sue componenti vegetale ed animale. Per questo motivo abbiamo ritenuto di rivolgere l’attenzione verso questi sistemi territoriali che svolgono importanti funzioni ambientali, paesaggistiche, storico-culturali e turistiche. Rtenendo strategico investire risorse nel recupero di alpeggi, bivacchi e sentieri di montagna. Sono convinta che l’assoluta straordinarietà di questi luoghi possa trasformarsi in una opportunità per lo sviluppo di un diffuso sistema turistico rurale sostenibile ed accessibile a tutti. Innescando un processo di rivitalizzazione di queste aree e delle loro comunità che svolgono un prezioso ruolo di presidio e preservazione del territorio montano”.