Lo sport rappresenta un fattore fondamentale di sviluppo sociale in contesti o territori svantaggiati nonché di inclusione sociale per i minori che, per diversi motivi, si trovano in condizioni di fragilità sociale ed economica. In particolare, secondo gli ultimi dati diffusi in merito, in Italia, i bambini e i ragazzi in condizione di povertà, sono un milione e mezzo.
L’azione di “Sport Senza Frontiere”
Il perseguimento dell’inclusione dei ragazzi con fragilità provenienti da paesi e contesti particolarmente difficili costituisce la missione fondativa di “Sport Senza Frontiere”, una Onlus che, nel 2009, attraverso un progetto pilota, ha accolto e fatto praticare sport a cinque bambini segnalati dalla Comunità di Sant’Egidio, i quali sono stati inseriti nei corsi di Pentatlhon Moderno dell’Atlhion Roma. Oggi l’associazione segue oltre 600 minori in otto città italiane. Tra i progetti avviati da questa Onlus c’è “Sport Power”, che introduce svariate azioni per il contrasto alla povertà educativa e sociale. Interris.it, in merito a queste attività progettuale di inclusione, ha intervistato la dott.ssa Alessia Mantovani, psicologa e responsabile area programmi di “Sport Senza Frontiere”.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha il progetto “Sport Power”?
“Il titolo completo del progetto è “Sport Power: sportivi di oggi, leader di domani”. È una progettualità di “Sport Senza Frontiere” selezionata da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, incentrato sui concetti di leadership positiva e di protagonismo giovanile e sostenuto da Enel Cuore Onlus di Enel Group. Esso si prefigge gli obiettivi propri di “Sport senza Frontiere”, ossia il contrasto alle povertà educativa e alle disuguaglianze dei minori che si trovano in condizioni di fragilità, la creazione di situazioni sociali di crescita e di sviluppo, la garanzia dell’accesso allo sport come diritto fondamentale a bambini che, in altro modo, non avrebbero la possibilità di praticarlo e rafforzare l’alleanza con le comunità educanti territoriali per raggiungere una presa in carico globale dei minori coinvolti.”
Come si sviluppa il progetto “Sport Power”?
“Il progetto, oltre all’azione core di “Sport Senza Frontiere”, ossia il garantire l’accesso all’attività sportiva di 125 minori di età compresa tra i 6 e i 17 anni, con il monitoraggio sul campo dei nostri educatori, nelle società sportive di quattro diverse città, ossia Roma, Napoli, Bari e Domusnovas in provincia di Cagliari. Ciò significa lavorare in sinergia con le altre figure educanti di riferimento, ossia la famiglia ed i tecnici sportivi, affinché, l’attività sportiva, possa garantire un processo di inclusione sociale e il miglioramento in una serie di competenze individuali. Le stesse sono, innanzitutto, quelle della relazione con i propri pari e con le figure adulte di riferimento nonché l’incremento di una serie di competenze trasversali, in altre parole le cosiddette “life skills”, che lo sport va ad accelerare e consentono ai bambini di diventare consapevoli di essere capaci.”
Quali sono i vostri desideri per il futuro in merito al prosieguo del progetto?
“Il nostro auspicio per il futuro è quello di creare una rete con gli enti segnalatori e con le società sportive, in modo che si possa dividere il carico del processo educativo e farlo come si deve per un numero sempre più grande di bambini che si trovano in condizione di fragilità socio economica”.