Il diritto di nascere sani. Medicus Mundi Italia al fianco delle mamme sieropositive in Mozambico

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Al servizio delle mamme: la cura della maternità come vocazione missionaria. Oltre 40 anni fa, nella storica conferenza di Alma Ata, le Nazioni Unite promuovevano la salute pubblica come obiettivo condiviso dalla comunità internazionale. Pre-condizione necessaria non solo all’eliminazione di malattie bensì all’intero processo di sviluppo dei popoli. Inteso come miglioramento delle condizioni di vita. La vera novità che da Alma Ata in poi gli attori della cooperazione avrebbero dovuto valorizzare sta nella strategia indicata per raggiungere tali obiettivi. E cioè l’integrazione e il rafforzamento dei sistemi sanitari nel loro complesso. “Chiaro da dichiarare, difficile da realizzare“, afferma a In Terris il dottor Carlo Cerini. Già Coordinatore del progetto Mozambico di Medicus Mundi Italia.

Aiuto alle mamme

“Il rafforzamento della prevenzione dell’infezione da HIV da mamma a bambino esprime in modo eccellente questo concetto- evidenzia il dottor Carlo Cerini-. Evitare che nascano neonati affetti da HIV è un intervento giusto, desiderabile e possibile. E tuttavia, nonostante il numero di nuove infezioni infantili evitate sia aumentato progressivamente negli ultimi 20 anni. Permettendo che globalmente il tasso di trasmissione verticale diminuisse drasticamente (dal 24% del 2010 al 12% del 2021). A partire dal 2019 in alcuni contesti il trend appare in inversione. Abbiamo scalato la montagna. Ma l’ultimo passo per arrivare alla vetta lo stiamo facendo nelle sabbie mobili. Sprofondando invece che avanzare nella salita. Chiediamoci perché“.

Fattori locali

“E’ assodato che per ridurre il numero dei bambini che nascono con HIV non basta limitarsi a distribuire la terapia antiretrovirale alle donne sieropositive durante la gravidanza (strumento comunque fondamentale) – spiega il dottor Carlo Cerini-. E’ necessario assicurare le precondizioni. Ossia progettare un intervento esteso, che tenga in considerazione i diversi fattori locali che contribuiscono al fallimento di questa strategia. Come l’accesso delle donne gravide ai servizi di assistenza prenatale. O anche meglio, l’accesso delle donne in età fertile ai servizi di pianificazione familiare”. Soprattutto, aggiunge il coordinatore del progetto Mozambico di Medicus Mundi Italia, è “necessario concentrare i nostri sforzi sulle donne e sulle famiglie più svantaggiate. Più più in difficoltà. Cioè quelle che abitano in zone rurali periferiche. Che hanno più bambini. Che non hanno partner stabili. Che non hanno un lavoro formale. Che vivono in condizioni di povertà estrema“.

Cambiamento radicale

“Per fare ciò dobbiamo invertire il nostro approccio ed affrontare i problemi cronici dei sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo, invece di pensare di “tappare un buco” limitandoci a fornire i farmaci che mancano – aggiunge il medico missionario-. Si tratta di un mutamento radicale dell’approccio alla salute globale, un cambiamento culturale, dopo che a lungo i donatori hanno insistito su programmi ‘verticali’, cioè strettamente mirati a specifiche patologie. E’ il caso della cura dell’HIV, ovvero su aspetti ancor più ristretti quali la profilassi pre-esposizione (PreP) dell’HIV, più agevoli poiché, per inciso, includono anche benefici per le grandi aziende farmaceutiche. Inoltre, alcune strategie sono state spesso ideate senza tenere presenti le reali priorità dei paesi riceventi, proponendo linee guida magari non condivise. Ed eventualmente distraendo risorse e personale, allo scopo di raggiungere gli obiettivi prefissati in termini di indicatori numerici, in tempi brevi, senza considerare gli effetti di tali scelte, nel lungo termine“. Racconta Cerini: “Calare programmi di questo tipo in sistemi sanitari inefficienti e poco accessibili non può dare risultati duraturi. Su questo in teoria pare si sia finalmente tutti d’accordo. Nel caso dell’infezione da HIV l’emergenza dura ormai da oltre trent’anni. La malattia, se curata, diventa cronica. Quindi l’approccio deve essere sostenibile, non episodico o straordinario”.

Salute globale

Prosegue l’ex coordinatore del progetto Mozambico di Medicus Mundi Italia: “Il modello di approccio è certamente quello della Primary Health Care. Secondo cui la strategia più efficace per affrontare i problemi della salute globale è basata su alcuni semplici principi. Facilità di accesso ai servizi sanitari. Partecipazione delle comunità alle decisioni riguardanti la salute, enfasi su prevenzione e promozione della salute. Integrazione dei diversi servizi sanitari tra loro e con i servizi di altri settori come scuola e trasporti“. Sostenibilità degli interventi nel medio e lungo termine. Il Global Fund against AIDS, Tuberculosis and Malaria (GFATM) è uno dei maggiori finanziatori della salute globale. Nato appunto con l’obiettivo di combattere specificatamente HIV, tubercolosi e malaria tradizionalmente tramite un approccio “verticale”. Anche il GFATM conviene ormai sulla necessità di integrare e rafforzare i sistemi sanitari nel loro complesso.

Mamme sotto tutela

“E’ in questo filone che nascono i progetti di Medicus Mundi Italia (MMI) in Mozambico, rivolti in particolare a migliorare la situazione sanitaria delle popolazioni più svantaggiate, quelle che vivono a grande distanza dai Centri di Salute– riferisce il dottor Carlo Cerini- Fin dal 2011 MMI sostiene i servizi sanitari distrettuali del ministero della Salute del Mozambico, nella provincia di Inhambane. Con la realizzazione delle Brigadas Móveis (BM). Queste sono cliniche mobili che raggiungono ogni giorno le popolazioni delle aree più remote per portare i provvedimenti che altrimenti avrebbero difficoltà a raggiungere. Ossia informazioni sanitarie. Vaccinazioni. Visite ai malati ma anche visite di controllo della crescita dei bambini. E visite di screening per le donne in età fertile. L’esperienza maturata nelle comunità ha offerto un’immagine sempre più dettagliata delle specifiche caratteristiche del contesto locale. E ciò ha permesso di sviluppare nuove strategie mirate. Dal 2017 è stata sviluppata l’offerta di assistenza e del trattamento dell’HIV nell’ambito delle stesse BM. Attraverso la quale le persone sieropositive possono avere una scelta aggiuntiva. Oltre a quella del Centro di Salute (CS). Per continuare con regolarità il trattamento antiretrovirale”. Conclude Cerini: “I servizi vengono offerti da personale dedicato medico e infermieristico, lo stesso dei CS. La presenza del personale di Medicus Mundi, espatriato e indigeno, garantisce un affiancamento tecnico costante, nell’ottica del “training on the job” .Rivolta al miglioramento della formazione del personale”. Negli anni il numero di comunità beneficiarie è cresciuto progressivamente. Per un totale attualmente di oltre 700 pazienti seguiti ogni mese (dati dicembre 2022). Tra questi, le persone più difficili da raggiungere e da mantenere in cura sono le mamme sieropositive. E conseguentemente i loro bimbi, che rischiano di nascere già infetti.

Giacomo Galeazzi: