La preoccupazione del Papa per la denatalità e il mandato alle mamme. Francesco ha incontrato il Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani a settant’anni dalla fondazione del Masci. In questo “tempo di drammatica denatalità”, sembra smarrito “il gusto del generare e del prendersi cura dell’altro, e forse anche il gusto di vivere“. Secondo il Pontefice “siamo prigionieri di stili di vita e comportamenti tanto egoisticamente sordi ad ogni appello di buon senso, quanto tragicamente autodistruttivi”. Jorge Mario Bergoglio ribadisce che “l’amore per la vita è sempre aperto e universale, desideroso del bene di tutti. Al di là della provenienza o di qualsiasi altra condizione”. La vocazione umana fondamentale è quella di “trasformare i doni di Dio in strumenti di bene“. Attraverso “l’impegno comune di costruire una società giusta e pacifica, dove a tutti sia data la possibilità di una vita dignitosa“. Da qui l’esortazione papale a “lavorare per la dignità della vita“.
Ruolo delle mamme
“Le mamme, con la loro cura nascosta, con la loro premura, sono spesso magnifiche cattedrali del silenzio– afferma Francesco-. Ci mettono al mondo e poi continuano a seguirci, tante volte inosservate, perché noi possiamo crescere. Ricordiamoci questo: l’amore non soffoca mai, l’amore fa spazio all’altro e lo fa crescere. Col suo silenzio e la sua umiltà, Maria è la prima cattedrale di Dio, il luogo in cui le l’uomo possono incontrarsi”. Soffermandosi sulla figura di Maria il Papa ha citato padre David Maria Turoldo: ‘Vergine, cattedrale del Silenzio / tu porti la nostra carne in paradiso / e Dio nella carne’. È un bel tratto il silenzio della Madre. Non si tratta di una semplice assenza di parole, ma di un silenzio colmo di stupore e di adorazione per le meraviglie che Dio sta operando. Maria, annota San Luca, ‘custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore‘. In tal modo ella fa spazio in sé a Colui che è nato. Nel silenzio e nell’adorazione, mette Gesù al centro e lo testimonia come Salvatore. Starà in silenzio anche sotto la croce, nell’ora più buia. E continuerà a fare spazio a lui e a generarlo per noi”.
Divario
il tema della denatalità è centrale nell’emergenza demografica in Italia. Un recente studio condotto da UniMamma, piattaforma che si pone l’obiettivo di offrire un sostegno concreto e sensibile durante tutte le tappe della gravidanza fondata da Alessandra Bellasio, svela un quadro sorprendente riguardo il divario tra aspettative e realtà della condizione genitoriale contemporanea. L’indagine dettagliata è stata condotta su un campione rappresentativo di 7620 individui, di cui più del 99% donne. Il 76.22% del campione totale rientra nell’età tra i 31 e i 40 anni, mentre il 13.62% si colloca nella fascia tra i 19 e i 30 anni. Uno dei dati più significativi emersi dalla ricerca riguarda la discrepanza tra il numero di figli desiderati in un mondo ideale e il numero di figli che si ha o si pensa di avere nella realtà attuale. I risultati del sondaggio mostrano infatti che mentre gli intervistati desiderano avere una media di 2,62 figli, nella realtà la media indagata è di soli 1,03 figli per partecipante (1,20 quella nazionale per l’anno del 2023). Questo gap evidenzia la complessità delle dinamiche sociali, economiche e personali che influenzano e modellano le decisioni familiari riguardo alla procreazione.
Famiglie
Ragionando ipoteticamente, se ogni persona in Italia avesse in media 2,6 figli anziché 1.20, ci sarebbero circa 851.667 nascite all’anno rispetto alle 393.333 rilevate dall’Istat nel 2022. Da questo dato emerge che se le famiglie fossero poste in condizioni economico-sociali idonee, probabilmente si avrebbero più figli. Andando più a fondo, si evidenzia che le motivazioni che non hanno portato coppie con almeno un figlio ad averne altri sono varie, tra cui le tre principali sono: l’inconciliabilità con il lavoro (26.19%), le difficoltà economiche (19.31%) e la mancanza di aiuto da parte della famiglia allargata (10.08%). Da questa ricerca, inoltre, emergono molti altri dati interessanti. Il 95.08% degli intervistati, infatti, lavorava prima della gravidanza, di questi però solo il 61.3% è rientrato a lavoro. Tra le motivazioni dichiarate del mancato rientro a lavoro dopo la gravidanza sono emerse: una grande difficoltà a conciliare la vita privata con quella lavorativa (41.6%), il licenziamento (20.8%) e condizioni di lavoro modificate (14.01%). Da questi dati emerge come il problema non sia soltanto la poca flessibilità che rende difficile il conciliare la vita privata con quella lavorativa. Ma anche il persistere di situazioni quali licenziamenti, mancati rinnovi di contratti a termine e mobbing.
Missione delle mamme
Questo studio fornisce dunque un’importante panoramica sulle dinamiche che influenzano le scelte familiari nella nostra società. La discrepanza tra il desiderio di una famiglia più numerosa e la realtà delle sfide quotidiane sottolinea l’importanza di politiche e interventi che favoriscano un maggiore equilibrio tra lavoro, famiglia e realizzazione personale delle donne. Commenta Alessandra Bellasio, divulgatrice scientifica e founder UniMamma: “Questa ricerca offre una prospettiva importante sulle esperienze e le aspettative delle persone riguardo alla genitorialità. È evidente che tra gli intervistati c’è la volontà di avere famiglie più numerose, ma questo desiderio è spesso limitato da una serie di fattori che influenzano le decisioni familiari. E sulle quali è necessario e urgente intervenire in modo strutturale”.