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Malattie rare: l’intervista al dottor Tartaglia del Bambino Gesù

L'intervista esclusiva al dott. Marco Tartaglia, responsabile dell'Area di ricerca "Genetica e malattie rare" dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

E’ stata recentemente scoperta una nuova sindrome del neurosviluppo causata dalla mutazione di un gene. La mutazione del suddetto gene, denominato MAPK1, è rarissima: ad oggi, infatti, è stata riscontrata in soli 7 bambini in tutto il mondo!

Le RASopatie

La patologia fa parte delle RASopatie, un gruppo di malattie rare di origine genetica caratterizzate da un quadro clinico che include bassa statura, dismorfismi facciali, deficit cognitivo variabile, un ampio spettro di difetti cardiaci, anomalie a carico dell’apparato scheletrico e anche una predisposizione all’insorgenza di neoplasie in età pediatrica.

La sindrome di Noonan

Più precisamente, le mutazioni di questo gene sono riconducibili alla sindrome di Noonan, una delle RASopatie più comuni. La sindrome di Noonan è una malattia genetica dalle caratteristiche cliniche particolarmente variabili, con un’incidenza stimata di un caso ogni 1000-2500 nati. La terapia mira, ove possibile, alla correzione o almeno al monitoraggio della progressione della stenosi polmonare che, nella maggior parte dei casi, è la causa di morte di questi pazienti.

Tumori

Ma le conseguenze della mutazione non riguardano solo le malattie rare. Ed è forse questo uno degli aspetti centrali della ricerca. L’eccessiva attivazione di queste proteine e della cascata di segnalazione RAS-MAPK, oltre a provocare i danni dello sviluppo, è tra le cause principali dell’insorgenza dei tumori, proprio per il ruolo chiave che queste proteine e l’intera via hanno nella regolazione di processi biologici quali la proliferazione e il differenziamento.

Lo studio

La scoperta di questa nuova sindrome del neurosviluppo causata dalla mutazione del gene denominato MAPK1 è stata fatta dai clinici e ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con altri centri europei e statunitensi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica American Journal of Human Genetics.

Il dott. Tartaglia

Il coordinatore dello studio che ha coinvolto diversi gruppi italiani e internazionali è il dott. Marco Tartaglia, responsabile dell’Area di ricerca “Genetica e malattie rare” dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù presso il Polo di ricerca San Paolo Fuori le Mura. Il dott. Tartaglia è un esperto di genetica molecolare e in particolare dello studio delle malattie genetiche che colpiscono lo sviluppo, come la Sindrome di Noonan. Proprio grazie ai suoi studi sono stati infatti scoperti i geni responsabili, quando mutati, della sindrome e di altre malattie dello sviluppo, coinvolti anche nell’insorgenza di alcune forme di leucemia. Il laboratorio coordinato dal dott. Tartaglia ha, nel corso degli ultimi anni, identificato più di 25 nuovi geni-malattia e ha caratterizzato numerose nuove malattie genetiche.

Il dott. Marco Tartaglia

L’intervista

La giornalista Milena Castigli lo ha intervistato in esclusiva per In Terris sull’importanza della nuova scoperta, sulle potenzialità dei nuovi studi sulle malattie rare e sui tumori.

Dott. Tartaglia, può spiegarci in parole semplici questa importante scoperta?

 

Qual é la ricaduta pratica di questa nuova scoperta?
“L’identificazione di un nuovo gene-malattia permette di arrivare a una diagnosi più velocemente. Inoltre, anche di ottimizzare la presa in carico di un paziente da parte sia del medico curante sia, eventualmente, dello specialista. Immaginiamo un bambino, o un  neonato, con una malattia rara. Capire rapidamente di quale malattia si tratta permette di iniziare subito delle cure mirate e più efficaci”.

Chi sono i pazienti ‘orfani di diagnosi’?
“Una quota molto importante delle malattie rare è rappresentato da quei quadri clinici che ancora non hanno un nome. Le malattie rare sono moltissime: quelle conosciute sono circa 8mila. Ma si stima possano essere più di 12mila. Non esiste una stima precisa perché non si conoscono tutte le conseguenze funzionali e cliniche di tutte le mutazioni che possono colpire il genoma. La difficoltà maggiore che ha un medico è proprio diagnosticare correttamente e in tempi brevi una malattia rara perché – appunto – rara. Il nuovo studio è un passo avanti in questa direzione”.

La mutazione del gene MPAK1

Tumori

Cosa c’entrano i tumori con il vostro studio?
“Questa scoperta ci avvicina sempre più a comprendere il funzionamento e il meccanismo delle cellule malate. E, in futuro, un approccio terapeutico. Nel caso delle RASopatie, i geni coinvolti codificano e modificano il funzionamento di proteine che partecipano ad una via di segnalazione intracellulare molto importante. Questa via è una delle cascate di segnalazione più studiate perché è alterata in più del 50% dei tumori”.

Dunque, non si parla solo di malattie rare o rarissime…
“No. Conoscere il meccanismo molecolare attraverso cui queste mutazioni alterano la funzione delle proteine permette di comprendere i processi cellulari coinvolti nell’oncogenesi così come i nuovi bersagli per i farmaci antitumorali. Infatti, questo studio è stato finanziato dalla Fondazione Bambino Gesù e dalla Fondazione dall’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (Fondazione AIRC)”.

Qual è il peso delle nuove tecnologie sulle nuove scoperte in campo genomico?
“Grandissimo. Il ‘Progetto Genoma Umano’ (Hgp) è iniziato nel 1990. Per fare la prima sequenza genomica completa dell’uomo ci sono voluti 13 anni: la prima bozza del genoma è stata pubblicata nel 2000 mentre quella completa si è avuta solo nel 2003. La tecnologia era completamente diversa. Oggi, per lo stesso lavoro impieghiamo 24 ore: un giorno contro i 13 anni del 1990! Questo dà un’idea precisa dei passi da gigante fatti dalla tecnologia in questi anni”.

Intelligenza artificiale

Quale il ruolo presente e futuro dell’intelligenza artificiale in ambito medico?
“Basilare. Perché oggi la ricerca ci permette di avere una mole enorme di nuove informazioni ogni giorno. Basti pensare alle centinaia di migliaia di sequenze genomiche presenti nelle banche dati. Una massa enorme di notizie, nuove scoperte, pubblicazioni scientifiche nelle sezioni più disparate del sapere medico che vanno letta, vagliate e selezionate. In questo grande lavoro di scansione, l’intelligenza artificiale avrà un ruolo sempre più centrale. E’ la prossima frontiera della ricerca”.

In conclusione, un focus sui poveri. Su chi ricade il costo della cura delle malattie rare e quanto pesano sul budget familiare?
“Le nuove scoperte fatte grazie alle moderne tecnologie hanno una ricaduta economica importante per le famiglie. In passato, ci potevano volere diversi anni per arrivare a una diagnosi. Mediamente, i pazienti aspettavano più di 5 anni. A volte, anche più di 15 anni prima di avere la diagnosi corretta. Con costi salatissimi per il sistema sanitario e le stesse famiglie che dovevano pagare (almeno in parte) analisi approfondite, visite specialistiche e ricoveri a volte lontano dal proprio domicilio”.

Cosa è cambiato oggi per le famiglie?
“Oggi il paradigma è cambiato. L’approccio dell’analisi genomica ci permette di ridurre i tempi in modo sostanziale e con essi anche i costi. Dovendo quantificare: almeno un terzo in meno a paziente di quanto mediamente spenderebbe il sistema nazionale sanitario per arrivare a diagnosi. Soldi risparmiati che poi vengono usati per sostenere la presa in carico delle famiglie. In conclusione, si tratta di un circolo virtuoso che aiuta anche la ricerca. Con un unico fine: il bene del paziente”.

 

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