La malattia non ha l’ultima parola: la campagna “Rassegnati tu!”
Un docufilm dà voce ai malati, con uno spot radiofonico e con un percorso di storie online. In molti casi l'atassia di Friedreich si manifesta nell'infanzia: al via la campagna di informazione
Si tratta di una malattia che può causare problemi cardiaci. Solitamente un’inspessimento del ventricolo sinistro e della parete che lo separa dal ventricolo destro. Con compromissione del corretto funzionamento del cuore. Le disfunzioni cardiache sono infatti la prima causa di morte nei pazienti con atassia di Friedreich. Le manifestazioni iniziali della malattia non sempre orientano in maniera diretta e specifica alla malattia e per questo il percorso diagnostico è a volte particolarmente lungo e difficile. Una caratteristica che può aiutare nell’orientamento diagnostico è la presenza di un interessamento cardiaco che si associa ai sintomi neurologici. Il decorso è debilitante e in 10-20 anni, nella maggior parte dei casi, è necessario il ricorso alla sedia a rotelle. Nell’atassia di Friedreich il sistema nervoso e altri organi, come il cuore e il pancreas, entrano in sofferenza a causa di un cattivo funzionamento del metabolismo cellulare, che determina una diminuzione nella produzione di energia e un patologico accumulo di ferro all’interno delle cellule. Gli organi danneggiati da questo processo smettono, quindi, di funzionare in modo corretto, determinando i sintomi atassici – che sono legati all’equilibrio, al movimento dei muscoli del corpo, degli occhi, e dell’articolazione della parola – e, in molti casi, insufficienza cardiaca e diabete.
Malattia e gambe “spezzate”
Con la progressione della malattia si manifestano altri sintomi quali disturbi della vista, perdita dell’udito, difficoltà nel parlare, scoliosi, diabete mellito. A oggi non esistono terapie in grado di bloccare la malattia, ma sono in fase di sviluppo e di valutazione molecole in grado di attenuare e ritardare i sintomi, che potrebbero rappresentare un’importante opportunità per i pazienti e le loro famiglie”. L’atassia, rileva l’Irccs Humanitas, è una condizione per cui è compromesso il controllo dei muscoli durante movimenti volontari come camminare o afferrare oggetti. Può coinvolgere anche il linguaggio, la deglutizione e il movimento degli occhi ed è in genere la conseguenza di un danno al cervelletto, la struttura cerebrale responsabile del coordinamento dei muscoli. Una malattia che “spezza” le gambe, ma non i sogni. Loro, i pazienti, continuano a sfidare i limiti e a guardare al futuro. “Rassegnati tu! Io ballo con Friedreich” è la prima campagna che in Italia ne racconta il coraggio. Lo fa con un docufilm che dà voce ai malati. Con uno spot radiofonico e con un percorso di storie online.
Questa malattia è causata dalla mutazione del gene FXN che, attraverso la produzione della proteina fratassina, regola i processi di utilizzo del ferro all’interno delle nostre cellule. La trasmissione del gene mutato può avvenire quando entrambi i genitori, pur essendo sani, sono portatori della mutazione. Si parla, in questo caso, di trasmissione autosomica recessiva. Le persone di sesso femminile e quelle di sesso maschile hanno la stessa probabilità di ammalarsi. Dunque, l’atassia di Friedreich (FRDA) è una malattia neurodegenerativa ereditaria, per lo più caratterizzata da atassia progressiva dell’andatura e degli arti, disartria, disfagia, disfunzione oculomotoria, perdita dei riflessi tendinei profondi, segni piramidali, scoliosi e, in alcuni casi, cardiomiopatia, diabete mellito. “In Biogen – dichiara Giuseppe Banfi, amministratore delegato dell’azienda americana in Italia – siamo impegnati sul fronte della ricerca medico-scientifica per dare risposte terapeutiche a chi affronta l’atassia di Friedreich, ma siamo convinti che il nostro impegno debba andare oltre, per favorire una piena comprensione dei molteplici bisogni di vita dei pazienti e delle loro famiglie. Da qui l’idea di questa campagna, il cui titolo nasce dall’ascolto delle testimonianze di pazienti e familiari, che è un inno alla voglia di vivere che va ben oltre la malattia. Ci auguriamo che questo progetto possa contribuire a dare voce a una comunità ancora purtroppo nascosta e per questo inascoltata”.
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