Il Sud Sudan è uno Stato senza sbocco sul mare posto nel centro-est dell’Africa, inserito nella subregione dell’Africa orientale delle Nazioni Unite. È diventato uno Stato indipendente il 9 luglio 2011, a seguito di un referendum passato con il 98,83% dei voti.
La guerra civile e la situazione sociale
Nel dicembre del 2013 in Sudan del Sud si è verificato un tentato colpo di Stato in cui, le forze leali al presidente Salva Kiir, di etnia Dinka, si sono scontrate con quelle fedeli all’ex vicepresidente Riech Machar, di etnia Nuer, esonerato a luglio a causa dei forti contrasti con Kiir. Ciò ha dato vita a una lunga scia di violenze che ha generato la più grande crisi di rifugiati dell’Africa, con almeno quattro milioni di sfollati. La situazione di forte tensione ha determinato, nel corso degli anni, il protrarsi di una insicurezza alimentare cronica favorita da un insieme di fattori concomitanti, quali conflitti e violenze, aumento dei prezzi dei generi alimentari di base, accesso umanitario complesso, difficoltà logistiche e cambiamento climatico.
Il viaggio apostolico di Papa Francesco
Il Papa, nel corso del suo ultimo viaggio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan all’inizio di febbraio, ha esortato i governanti e il popolo del Sud Sudan a deporre “le armi dell’odio e della vendetta per imbracciare la preghiera e la carità e a superare “quelle antipatie e avversioni che, nel tempo, sono diventate croniche e rischiano di contrapporre le tribù e le etnie; impariamo a mettere sulle ferite il sale del perdono, che brucia ma guarisce”. Questo viaggio ha dato un grande impulso al processo di pace.
L’operato di CBM Italia
CBM è stata la prima organizzazione a portare cure oculistiche in Sud Sudan. Il primo progetto risale al 2003, dedicato alla cura della oncocercosi. Inoltre, dal 2008 al 2014 CBM ha avviato un programma di formazione specialistica per il personale medico e sanitario del Paese. Ad oggi invece, hanno preso il via i lavori per la realizzazione del primo reparto oculistico pediatrico del Sud Sudan. Interris.it, in merito a questa nuova progettualità di CBM Italia, ha intervistato il direttore Massimo Maggio.
L’intervista
Come si connota l’operato di CBM Italia?
“CBM Italia è un organizzatore impegnata nella prevenzione e nella cura della cecità e della disabilità evitabile, nonché sul versante dell’inclusione delle persone con disabilità in Africa, Asia, America Latina e anche in Italia. In quest’ultima abbiamo cominciato con un intervento di sensibilizzazione, soprattutto nelle scuole a partire dal 2014, a cui è seguito un impegno più preciso in occasione della pandemia da Covid-19 nel 2020, la quale ha accelerato la nostra decisione di essere presenti in Italia. Nel 2021, in qualità di CBM Italia, trenta progetti in tredici paesi, raggiungendo circa un milione e trecentomila beneficiari.”
Qual è la situazione sanitaria in Sud Sudan?
“Il Sud Sudan è il paese più giovane al mondo ed è caratterizzato da indicatori socioeconomici che sono tra i più bassi al mondo, tra cui l’alta disoccupazione, gli scarsi livelli di istruzione e una povertà estrema. Si pensi che, quattro persone su cinque, vivono al di sotto della soglia di povertà, solamente il 35% ha accesso all’acqua potabile e 2,5 milioni di bambini sono esclusi dall’educazione di base. In questo paese, le persone più vulnerabili, sono quelle con disabilità. Inoltre, per le malattie visive, in Sud Sudan è dovuta alla prevalenza delle malattie che non sono diagnosticate e curate, come ad esempio la cataratta, che incide per oltre il 40% delle malattie visive. Ci sono poi quelle malattie che noi chiamiamo “malattie tropicali neglette”, ossia il tracoma, ovvero un’infezione degli occhi derivata dal fatto di non poter garantire l’igiene per la mancanza di acqua pulita. Tale infezione, che nelle sue manifestazioni iniziali può essere curata con il collirio cortisonico, se non viene trattata, porta all’ultima fase del tracoma, in cui si verifica il rovesciamento delle ciglia che viene a contatto con la cornea, la consuma e, di conseguenza, si crea una cecità irreversibile. Uno dei nostri obiettivi è appunto la sconfitta del tracoma attraverso la sua cura, nonché la salute degli occhi in generale, la quale rappresenta il nostro focus di intervento, soprattutto in questo paese.”
Quali sono gli obiettivi di CBM Italia attraverso l’apertura del primo centro oculistico pediatrico in Sud Sudan?
“Dal 2015 abbiamo letteralmente costruito il primo centro oculistico dove non c’era nulla e, attualmente, garantisce cure oculistiche alla popolazione locale e ai profughi. Mancava però la parte degli interventi attivi e, con questo progetto denominato “The Bright Sight” ossia “Una vista illuminata”, entro i prossimi tre anni, vogliamo edificare ed equipaggiare un’unità oculistica pediatrica e soprattutto formare il personale medico e sanitario. Uno dei grandi problemi del Sud Sudan è proprio la mancanza di medici di riferimento e, spesso, si ha un solo medico oculista per milioni di persone. Il progetto ci permetterà di operare molti bambini che vivono soprattutto nello stato di Juba e raggiungere i bambini che, per essere operati, dovrebbero recarsi nei paesi limitrofi, in particolare l’Uganda.”
Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione in Sud Sudan?
“Per il futuro abbiamo diversi obiettivi fondamentali: raggiungere molte più persone e visitarne almeno ventimila. Inoltre, vogliamo fare il modo che, almeno in due stati, l’Equatorian orientale e il Lakes, si possano rafforzare i servizi oculistici di base attraverso la formazione di quattordici persone di staff tecnico – oculistico, in quanto, la formazione delle persone che in futuro possono intervenire, rappresenta un punto cruciale. Vogliamo garantire poi la realizzazione di almeno 3.300 interventi di cataratta nei prossimi tre anni. Si può aiutare la nostra azione andando sul nostro sito dove sono indicate le diverse modalità possibili, ad esempio, con 180 euro si contribuisce alla formazione di un infermiere pediatrico, con 75 euro si fornisce l’attrezzatura per rendere operativo un reparto e con 30 euro si può aiutare nella costruzione dello stesso. Sono piccoli numeri che però, in collaborazione con l’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, ci permette di raggiungere i nostri obiettivi.”