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Dal male al bene: la destinazione finale dei beni confiscati alle mafie

Pulmini blindati usati dalla camorra diventano simbolo della lotta ai clan:. In provincia di Napoli l'attività di un centro per ragazzi autistici

Dalle mafie al bene comune. Ecco, nella Città Metropolitana di Napoli, la destinazione solidale degli immobili confiscati alla criminalità organizzata. Una volta terminato l’intervento di ristrutturazione finanziato con fondi comunitari Pics le strutture conterranno spazi ampi per l’attività fisica dei ragazzi con disabilità. Oltre ad aree per l’attivazione di percorsi di occupazione e di socializzazione dove fornire risposte concrete al disagio e alla fragilità. Da scheletri di cemento armato abbandonati la trasformazione in un centro destinato ai ragazzi con autismo che hanno superato i 18 anni d’età. E’ questa la trasformazione dei beni confiscati alle mafie a Casalnuovo. In un’area del comune campano dove sono attualmente in corso lavori di ristrutturazione. Attorno agli edifici  sono stati ritrovati diversi furgoncini blindati che, prima della confisca, erano in uso al clan Egizio. Per anni sono stati utilizzati per nascondere latitanti. O per mettere a segno veri e propri agguati di camorra.
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Stop alle mafie

“Questo é uno dei progetti più ambiziosi che abbiamo in cantiere – spiega Massimo Pelliccia, sindaco di Casalnuovo -. Attraverso i fondi Pics siamo riusciti già a demolire una parte di questi scheletri di cemento confiscati alla camorra, che ci sono stati consegnati allo stato grezzo. Durante i vari sopralluoghi all’interno della struttura sono stati ritrovati dei pulmini, ormai d’epoca, un tempo utilizzati dai clan. I portelloni erano interamente blindati. Per permettere ai latitanti di potersi nascondere e scappare”. Prosegue Pelliccia: “Vogliamo fortemente che questi furgoncini, restaurati, diventino un simbolo della nostra lotta alle mafie. Oggi i ragazzi sono abituati ad apprendere per immagine. E credo che questi furgoni rappresentino in pieno la violenza e la crudeltà di quegli anni”. I fruitori dei beni immobili confiscati alle mafie possono essere indifferentemente gli apparati dello Stato dedicati alla sicurezza e all’azione antimafia (forze dell’ordine, magistratura). O coloro che sul territorio operano per la prevenzione e la crescita della comunità (comuni, associazioni, cooperative).
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Interfono

I furgoncini sono dotati di interfono per comunicare con i latitanti che venivano trasportati e nascosti. All’esterno ci sono dei fori per poter inserire le armi ed utilizzarle durante gli agguati di camorra. “Si tratta di veri e propri reperti che spesso vediamo anche nei film che raccontano vicende di mafie – ha aggiunto il primo cittadino campano -. Stiamo lavorando per ripulirli e restaurarli. Vogliamo che i ragazzi possano vedere come questi furgoncini siano diventati spesso uno strumento di morte. All’interno della struttura realizzeremo uno spazio dedicato interamente alla legalità, come monito per le nuove generazioni“. La confisca è una misura definitiva, Consiste nella sottrazione di alcuni beni al proprietario, senza la previsione di una futura restituzione. Le tipologie di beni confiscati sono tre. Beni mobili (auto, moto, natanti, denaro). Beni immobili (appartamenti, ville, terreni, palazzi, box, autorimesse, capannoni). Beni aziendali (aziende, quote e partecipazioni societarie).
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Beni confiscati

I dati sono forniti dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. La radiografia è aggiornata al 25 febbraio 2023. Sono 19.790 i beni immobili confiscati e destinati. Mentre sono 24.529 quelli ancora in gestione da parte dell’Agenzia e in attesa di essere destinati. Più della metà delle realtà sociali che gestiscono beni confiscati è costituito da associazioni di diversa tipologia (525). Mentre le cooperative sociali sono 217. Sono 5 le cooperative dei lavoratori delle aziende confiscate. 26 i consorzi di cooperative. Si tratta, evidenzia Avvenire, di realtà di lavoro vero e pulito. Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 13 associazioni sportive dilettantistiche. 30 gli enti pubblici. Tra i quali aziende sanitarie, enti parco. Consorzi di comuni che offrono dei servizi di welfare sussidiario. E che sono dati in gestione a soggetti del terzo settore. 40 associazioni temporanee di scopo o reti di associazioni. 59 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas). 31 fondazioni private e di comunità. 17 gruppi dello scautismo. 30 istituti scolastici di diverso ordine e grado.

Mappa

La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 267 soggetti gestori. Segue la Campania 162. Poi la Calabria con 148. La Lombardia con 141. Ciò conferma come le mafie siano davvero ovunque. Soprattutto con gli investimenti economici. Il 40% riguarda appartamenti, abitazioni indipendenti, immobili. Il 18% ville, fabbricati su più livelli e di varia tipologia catastale, palazzine. Il 19% terreni agricoli, edificabili e di altra tipologia. Anche con pertinenze immobiliari. Il 10% locali commerciali o industriali. Capannoni. Magazzini. Locali di deposito. Negozio, bottega. Uffici. Ai beni confiscati alle mafie viene data una nuova vita. Il 57% dei soggetti gestori svolgono attività che sono direttamente legate a servizi di welfare per la comunità. Il 27% si occupano di promozione del sapere. Del turismo sostenibile e della cultura. E il 10% operano nel mondo dell’agricoltura. Ottantotto soggetti gestori hanno scelto di intitolare la loro esperienza a una vittima innocente delle mafie. 54 al Sud, 30 al Nord e 4 al Centro.

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