Madre Teresa di Calcutta è nata a Skopje il 27 agosto 1910 ed è scomparsa il 5 settembre 1997. Nel 1928 è entrata come aspirante nelle Suore di Loreto e nel 1929 è partita in qualità di missionaria per l’India, dove ha preso i voti con il nome di Maria Teresa. È stata per molti anni insegnante in un collegio di Calcutta e, dopo aver visto con i propri occhi le gravi condizioni di indigenza in cui versava buona parte della popolazione della capitale dello stato Bengala occidentale, nel 1950, ha fondato ufficialmente le “Missionarie della Carità” per prendersi cura dei più poveri tra i poveri come “una matita nelle mani di Dio“. Nel 1979, per la sua instancabile azione in favore degli ultimi, ha ricevuto il premio Nobel per Pace. Nell’ottobre 2003 è stata proclamata beata da Giovanni Paolo II e nel settembre 2016 è stata canonizzata da papa Francesco.
Il presente delle Missionarie della Carita
Oggi, a 26 anni dalla scomparsa di Madre Teresa, le Missionarie della Carità sono diffuse in oltre 760 case in ogni angolo del mondo e continuano a svolgere un’opera di instancabile vicinanza e supporto nei confronti degli ultimi. In particolare, tra i movimenti ispirati dal suo carisma, il 16 aprile 1984, sono nati i Missionari Laici della Carità che, secondo il loro statuto, sono chiamati a “crescere in santità attraverso la vita familiare, a trasformare le loro famiglie in veri santuari d’amore per mezzo della preghiera in famiglia, del dialogo, della condivisione e del servizio”. Interris.it, in merito al significato attuale degli insegnamenti di Madre Teresa di Calcutta, ha intervistato Clelia Sighinolfi, insegnante di scuola secondaria di secondo grado in quiescenza e responsabile dei Missionari Laici della Carità del gruppo di Bologna.
L’intervista
Che significato hanno, per lei, nella vita quotidiana, gli insegnamenti di Madre Teresa di Calcutta?
“Non ho visto personalmente Madre Teresa di Calcutta ma le suore ‘Missionarie della Carità’ di Bologna che ho conosciuto incarnano perfettamente il suo spirito. Fin dal primo momento in cui le ho viste mi ha colpito la loro umiltà e la gioia con la quale svolgono il loro servizio accanto agli ultimi. Dai loro occhi traspare una luce che diventa disponibilità nei confronti di tutti e, cosi facendo, dedicano al prossimo tutte loro stesse. Questa, secondo me, era la grande forza di Madre Teresa che ha saputo trasmettere a tutti. Nel momento in cui parlavano con lei, i poveri, si sentivano accolti, ascoltati e amati. La semplicità con cui le ‘Missionarie della Carità’ svolgono il loro servizio ci insegna molto e, questo modo di servire, noi lo dobbiamo utilizzare nella nostra vita di laici. Ci viene chiesto di fare piccole azioni con grande amore, iniziando dalla famiglia e dai luoghi di lavoro, avvicinando le persone con la stessa propensione all’ascolto che hanno le suore. L’insegnamento più grande che Madre Teresa ci ha donato è l’importanza che dobbiamo dare alle persone che stiamo servendo, a cui dobbiamo dare gioia.”
In che modo, secondo lei, i Missionari Laici della Carità vivono quotidianamente quello che si può definire il “carisma di Madre Teresa di Calcutta”?
“A noi, prima di tutto, viene richiesto di fare servizio nelle nostre famiglie. Madre Teresa diceva sempre che, la prima opera, inizia in casa. Le famiglie, quindi, insieme ai luoghi di lavoro, alle parrocchie e ad una particolare attenzione ai più poveri rappresentano il primo campo d’azione della nostra vocazione. Il nostro operato si rivolge a coloro che hanno più bisogno e a chi è più solo, come ad esempio i senzatetto e gli anziani, attraverso numerose attività di volontariato che si possono svolgere in tutte le parrocchie e negli altri ambienti che frequentiamo. Ci dedichiamo agli ultimi e ai più poveri, come diceva Madre Teresa di Calcutta ‘ai più poveri dei poveri’. Non è necessario andare molto lontano per trovarli e, come sottolineava lei, sono vicino a noi e, per incontrarli, occorre vedere con gli occhi di Dio attraverso la preghiera e l’Eucarestia.”