Sos maculopatia. “Il danneggiamento della retina può insorgere a qualsiasi età. Quindi è fondamentale la prevenzione”, afferma il professor Leonardo Mastropasqua. Il direttore della Clinica oftalmologica dell’università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti aggiunge che “si dovrebbe fare una visita oculista una volta all’anno tutti gli anni dopo i 40 anni“, ma nel caso dei pazienti diabetici è importantissimo ricorrere agli specialisti. Anche se non si hanno sintomi, sottoporsi a una tomografia a coerenza ottica significa esaminare la macula. Per verificare se non siano già presenti delle alterazioni in fase iniziale“.
Decorso da bloccare
L’impegno nella comunicazione e la ricerca scientifica procedono di pari passo con un obiettivo. Quello di diffondere conoscenza e consapevolezza in chi, un domani, potrebbe sviluppare questa patologia. “Solo così si possono evitare i ritardi nell’approccio della malattia”, spiegano gli esperti. L’unione di prevenzione, terapie all’avanguardia e diagnosi precoce può tracciare una nuova strada per i pazienti di oggi e domani. Consci che convivere sempre meglio con la maculopatia è possibile. La degenerazione maculare è una patologia che colpisce la macula, la zona centrale della retina. È progressiva ed irreversibile. Ma è possibile rallentarne o addirittura bloccarne il decorso se individuata per tempo.
Allarme maculopatia
Da qui l’importanza di una diagnosi precoce. Serve, infatti, “la sensibilizzazione sull’impatto della degenerazione maculare legata all’età. E dell’edema maculare diabetico”. Non solo sulla vita di chi ne viene colpito. Ma anche sulle famiglie dei pazienti. Perciò è stato promosso da Roche a Milano un media tutorial che ha guidato alla scoperta di due patologie della vista estremamente invalidanti. Così gravi da rendere difficile perfino nutrirsi. “Convivere con la maculopatia oggi” è il sottotitolo dell’iniziativa che punta a raccontare come agisce la sanità. E i caregiver che prendono in carico chi si trova ad affrontare il progressivo danneggiamento della parte centrale della retina. Quando si parla di degenerazione maculare legata all’età (AMD), però, bisogna distinguere tra due forme. La prima, definita secca, consiste nell’accumulo di scarti sotto la retina che va incontro a un lento assottigliamento. La seconda ha invece un decorso molto rapido. E per questo è considerata più grave. Si tratta della degenerazione neovascolare in cui i vasi sanguigni proliferano sotto la macula. L’effetto è un gonfiore che comporta l’insorgere di punti oscuri nella visione. L’offuscamento. E la distorsione di forme e colori.
Prevenire la maculopatia
Non si conoscono le cause specifiche che innescano questo tipo di danneggiamento. Attualmente sono noti solo i fattori di rischio. Il principale è appunto l’età. I pazienti sono per lo più over 60. In Italia la fascia più colpita è quella tra i 65 e i 69 anni. Con un altro picco di casi tra gli over 85. Anche per l’elevata presenza di comorbidità. Nello sviluppo della patologia incidono il fumo e la genetica. E’ più probabile che si ammali chi ha già familiarità con la AMD. Simile negli effetti, ma diverso per la causa, è l’edema maculare diabetico (DME). In questo caso il rapporto con il diabete è evidente. Tanto nel caso della AMD quanto in quello del DME una completa remissione della malattia al momento non è possibile. Alla base delle due patologie c’è la proliferazione dei vasi sanguigni. Le terapie disponibili, quindi, consistono in cicli di iniezioni intravitreali di farmaci che bloccano il fattore di crescita dell’endotelio vascolare. Molto spesso, però, i pazienti decidono di non sottoporsi più alla cura.
Supporto psicologico
“Da una parte c’è la paura del dolore- sottolinea Francesco Bandello, direttore dell’Unità di Oculistica del San Raffaele di Milano-. Dall’altra c’è il profondo disagio che queste persone vivono. Sia a livello psicologico sia in casa. Spesso infatti accade che il paziente dica ‘Non vengo più a farmi visitare per non gravare sui miei parenti'”. Il problema maggiore che AMD e DME provocano è proprio l’invalidità. Chi sviluppa una delle due patologie vive la progressiva perdita della visione centrale e dettagliata. Con un impatto notevole sia sulla quotidianità sia sulla psiche. “Forse il caso peggiore è quello dell’edema – puntualizza il professor Mastropasqua -. Perché non è legato all’età. E quindi colpisce anche pazienti giovani che di colpo non possono più lavorare. Certo, anche la degenerazione maculare neovascolare crea difficoltà psicologiche. Gli anziani, infatti, si trovano nella condizione non solo di non essere autonomi. Ma anche di non poter vedere i nipoti, per esempio. La sofferenza c’è ed è tanta. Perciò nei centri che prendono in carico questi pazienti diventa fondamentale il supporto psicologico“.