L’urgenza di proteggere “ora più che mai” l’infanzia, la disabilità e la fragilità

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Sos infanzia nell’emergenza sanitaria. A lanciare il grido di allarme in questa intervista a Interris.it è don Fortunato Di Noto, parroco e presidente di Meter, la onlus che si batte contro la pedofilia e a difesa dei bambini. “Con un quadro generale così deteriorato, cosa possiamo aspettarci? Si deve fare molto di più. C’è tanto da cambiare radicalmente”, afferma a Interris.it don Di Noto, da sempre in prima linea contro gli abusi sui minori.

Don Fortunato Di Noto

Infanzia e disabilità da proteggere

“E’ triste la povertà che colpisce i bambini. Aumenta sempre di più l’infanzia che versa in condizioni di indigenza- afferma a Interris.it don Di Noto-. E’ triste come vengono pensati i portatori di disabilità. Che in realtà sono una grande ricchezza e non un peso per la società e la Chiesa. E’ triste constatare l’assenza di opportunità educative e sanitarie alle quali i bambini non possono accedere. Immaginate come possono stare adesso. ‘Re-clusi in casa’ e senza un efficace collegamento al web. E il web, poi, deve essere vigilato quando è in mano ai minori. Per evitare i naufragi su territori pericolosi e dannosi per la loro vita”.

In questa fase di grave emergenza sanitaria e sociale, l’infanzia ha ancora più bisogno di essere protetta?

“‘Lasciate che i bambini vengano a me”. Ritengo che questa esortazione di Gesù esprima  tenerezza e senso di profondo amore e protezione. Sono gli stessi sentimenti con cui lo stesso Gesù, in maniera forte e senza mezzi termini, diceva: ‘Chi scandalizza uno solo di questi piccoli, è meglio per lui, una macina al collo’. I bambini vanno sempre, sempre amati, protetti, tutelati”. Può farci un esempio?

“E’ inaccettabile il fatto stesso che anche un solo bambino venga privato dei diritti fondamentali. E abbandonato, dimenticato, non accudito, non curato. Tutto questo esprime il fallimento della società dell’apparenza. Che poi manifesta ‘lacrime di coccodrillo’ e non ‘lacrime umane’. A volte, molte volte, non sappiamo più piangere sul dolore e sulle emergenze che colpiscono i più deboli. Tra questi i bambini”.A cosa si riferisce?

“Non posso non citare un detto che ricordo di aver imparato da piccolo. E che recitava: tre cose ci sono rimaste del Paradiso le stelle, i fiori e i bambini. E come ci insegna Dante Alighieri, speriamo di custodirle per già vivere il Paradiso in terra”.Durante il lockdown aumentarono gli abusi suoi minori. Quali sono i pericoli maggiori che possono arrivare dal web e dai social?

“Precisiamo che il web non è un pericolo, bensì un’opportunità. Cyberbullismo, sex extortion, sexting, grooming, child abuse, pedopornografy. Sono tutti termini inglesi il cui significato spesso i genitori faticano a comprendere. Stanno a indicare le diverse forme di pericolo a cui i ragazzi vanno incontro navigando in rete. I pedofili e i pedopornografi non si fermano. Neanche nel periodo del coronavirus. Sono aumentati con i loro adescamenti la produzione e la divulgazione di materiale”.Perché?

“L’aumento esponenziale dell’uso dello smartphone e di Internet è un fatto molto positivo in questo periodo segnato dalla necessaria forzatura di restare a casa. Ma ciò espone, se non vigilati, al rischio, soprattutto per i minori, di naufragare in chat pericolose. Dove gente senza scrupolo adesca e chiede foto e video per i loro traffici turpi e ricattatori. Approfittano della solitudine e della fragilità. Le segnalazioni (documentate) dimostrano questo pericolo. Da qui il nostro appello”.Quale?

“Utilizzate internet. Usufruite delle piattaforme social. Ma sempre con prudenza e intelligenza. Chiedete sempre aiuto senza esitazione se siete in pericolo. E’ un appello rivolto sia ai bambini sia agli adulti”.

Sono continue le scoperte di reti di utenti  collegai tra loro dal crimine della pedopornografia. Perché è così difficile debellare questa piaga?

“E’ terribile quello che viene denunciato, ininterrottamente. Un dramma che vede l’abuso a neonati, bambini in tenerissima età. Violenze inaudite, maschi e femmine, violati terribilmente nella loro intimità, anche da animali. La descrizione, della quale limitiamo la crudezza, suscita da una parte una reazione paralizzante. Dall’altra spinge a non abbassare l’attenzione contro uno dei crimini più aberranti e inumani”.In che modo si articola questa “piovra”? 

“E’ un business criminale che si è strutturato come una ‘multinazionale frammentata nel territorio del web. Nel contrasto a questo abominio la collaborazione internazionale e la cooperazione stentano. Manca ancora l’unanime consapevolezza che si tratta di un crimine contro i più piccoli e indifesi componenti dell’umanità. Non c’è la volontà chiara e inequivocabile dei colossi del web. Ed esistono ancora oggi i negazionisti dell’abuso che definiscono ‘visionari’ coloro che si occupano di abusi all’infanzia”.Cosa si può fare per mettere in sicurezza i bambini dal punto di vista legislativo e investigativo?

“Il problema non è la mancanza di leggi, almeno in Italia. Si agisce quando le forze dell’ordine ricevono una denuncia, una segnalazione. In molti casi, per quanto riguarda la pedopornografia, in tanti Stati ci sono servizi online per le segnalazioni. Meter puntualmente li segnala. Il punto, però, è se poi seguono le indagini, gli approfondimenti. Una segnalazione se presa sul serio favorirebbe l’individuazione (quando i colossi del web collaborano) dei pedopornografici. In molti casi anche dei bambini abusati (a distanza di tempo dall’abuso)”.Cosa si può fare?

“Si può risalire a congreghe e organizzazioni criminali ben strutturate che usano codici e linguaggi criptati. Ci sono loro all’origine del traffico di piccoli esseri umani a fini sessuali e di altro ancora. E’ un impegno senza sosta. Meter da 30 anni sta facendo il possibile. Bisogna muovere qualunque leva anche se è per la salvezza di un solo bambino, schiavo della pedofilia e pedopornografia. E’ un inferno che racchiude una nuova forma di schiavitù”.

Giacomo Galeazzi: